Una foto

Ho rubato una foto. Accanto a casa mia si sta costruendo una nuova villa , squadre di operai si sosseguono nel lavoro.

Li sento parlare e mi accorgo che ogni tanto cambiano le lingue .

C’è stato un periodo in cui erano tutti veneti , poi non meglio identificati slavi , adesso parlano arabo .

Le piccole squadre arrivano molto presto al mattino e se ne vanno piuttosto tardi nel pomeriggio.

Ieri sentivo le voci degli operai in attesa del pulmino che li veniva a riprendere e mi sono affacciata al mio terrazzo per vedere perché parlassero tutti insieme a voce alta.

Ma un’immagine imprevista ha attirato la mia attenzione : in basso , nella parte bassa del manufatto in costruzione c’era un operaio in preghiera , uno solo , probabilmente il più giovane del gruppo.

Calcolando l’ora solare era proprio l’ora del Muezzim e quel ragazzo solitario mi ha fatto quasi tenerezza.

Confesso che avendo il telefono in mano non ho resistito e convinta che la foto non venisse bene perchè era abbastanza in ombra ho rubato la sua immagine. 

La foto invece c’è , del ragazzo in preghiera non so niente se non che ho avuto un grande rispetto per lui che  allontanandosi dal gruppo si era rivolto al suo dio in solitudine.

In questo nostro mondo vuoto di fede , con le chiese vuote e i valori della fede in ribasso mi ha colpito quel fedele mussulmano venuto a lavorare lontano da casa .

Sarà magari anche un integralista ma io per un momento l’ho sentito, non so bene perché, una specie di fratello.

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