Si svolge in un nulla fumoso questa Pikovaya Dama di Monaco e se non fosse che l’avevo vista già recentemente alla Scala un paio d’anni fa sarei stata costretta ad andare a rileggermi il libretto .
Ricordo la mia prima Dama di Picche a Firenze , erano gli anni in cui si ambientavano le opere con le indicazioni dell’autore , per cui ricordo bene la scena del Lungo Neva quando Lisa si suicida, qualche confusione sul fatto che forse era ambientata in manicomio deve è finito il povero Hermann e la Dama entrava in scena da una porticina bassa bassa , ma forse quella è già un’altra edizione.
In questa ultima messinscena , ambientata , non si sa bene perché , in un mondo di gente di malaffare, al solito grande spreco di sipari con primi piani che non spiegano niente altro che la bravura attoriale degli interpreti ,dove al solito primeggia la Grigorian anche se Violeta Umana da uno spessore spesso sottovalutato al personaggio della Dama , bellissima la sua aria francese cantata con grande dolcezza.
Dal meraviglioso racconto di Puskin Tchaikowski ha tratto uno dei suoi capolavori e se l’Onegin resta un’opera del cuore questa Dama ha una musica talmente sconvolgente da restare sconvolti anche dopo l’ennesimo ascolto.
Infatti ho preferito ascoltare piuttosto che vedere il nulla scenico , con misteriose apparizioni corali ( come spiegare l’allegria del canto dei bambini all’inizio o l’inizio del terzo atto in caserma , qui inutilmente trasformato in bordello ( allora le trombe a cosa servono?).
I cori vanno e vengono dalla fitta nebbia senza nessun nesso logico con la vicenda narrata , davvero siamo arrivati all’assurdo di scrivere una specie di sceneggiatura parallela in modo che la musica diventi una colonna sonora adattata alla bisogna.
Ottime prestazioni di tutti gli interpreti a cominciare dal protagonista Brandon Jovanovich e dall’inossidabile Roman Burdenko , delle donne ho già detto ,direi che nell’insieme è una buona Dama da ascoltare , inutile da vedere.