Una città Altrove

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La definizione me la regala un garbato e intelligente storico dell’arte che lavora al Museo Revoltella di Trieste. E me ne regala anche un’altra : la città di carta per i tanti scrittori che ci hanno vissuto e ci vivono ancora,

Se uno ha voglia di fare un viaggio culturale vero nella mitteleuropa deve venire qui e se é fortunato come lo é stato per me questa volta il trovarci un borin abbastanza teso che ne rende i bei colori di questo magico Adriatico ,Trieste é anche piû seducente.

Città per certi versi fuori del tempo , lo sbocco al mare della Kakania felix, ma vivissima e piena di vita in una dimensione ritrovata e palpabile.

La cultura salva sempre da ogni forma di degrado anche se il tassista si lamenta che non abbiano riattivato una stupenda stazione abbandonata che portava direttamente in treno a Vienna.

Nel mio breve soggiorno triestino , oltre alla signorile ospitalità del mio anfitrione , ho apprezzato in modo particolare la passeggiata nel vento ( sempre pericoloso girare l’angolo ) per andare all’antico caffé San Marco , vivissimo tuttora con gli avventori persi nelle loro letture con la sola variante che adesso ci sono molti pc., ma regna il silenzio vero che dilata il tempo.

Le signore attempare davanti ai loro caffé al tavolino che discorrono garbate nel dialetto non ostentato , quanti caffé ci sono a Trieste!

Il pimo teatro d’opera italiano intestato a Verdi quando qui ancora non era Italia….potremmo ironicamente dire errori irredentisti del senno di poi.

Ma il modo per entrare nell’atmosfera di questa città é passare una mattinata al Museo Revoltella .

il barone Pasquale Revoltella , ricco uomo d’affari aveva molteplici e vari interesi , non ultimo quello di essere tra i finanziatori dell’apertura del Canale di Suez.IMG_0606

Amava l’arte e le belle donne . Nel suo palazzo si davano magnifiche feste , ambite anche dal gran mondo viennese. La magnificenza dei suoi ricevimenti gareggiava con quelle del principe Massimilano d’Asburgo, per i suoi banchetti i fiori venivano dalla riviera , il cuoco era francese come i garbati doni che faceva alle sue lusingatissime e selezionate ospiti , insomma andare a casa sua era un ambito privilegio . Ma il barone amava anche l’arte e nel suo palazzo aveva cominciato anche a comprare preziosi dipinti e statue.

Non solo , alla sua morte , la sua Fondazione ben dotata ha seguitato a comprare alle prime Biennali ( qui non era ancora Italia ) ed egualmente dalle grandi esposizioni di Monaco di Baviera.

Poi negli anni sessanta del secolo scorso alla preziosa dimora si é affiancato , progettato da Carlo Scarpa , l’attuale museo.

Il personale gentilissimo ci invita a partire dal sesto piano a scendere per scoprire tiutti i tesori che contiene,IMG_0615

Condivido volentieri un piccolo Morandi , poche pennellate di neve , datato 1944, un Dudovich con elegantissima signora e la sfarzosa sala da pranzo del Barone , nella parte antica del museo.

La visita , da sola , vale il viaggio nella affascinante città ” dell’Altrove”.

 

6 thoughts on “Una città Altrove

  1. L’ho vista, una ventina d’anni fa, soltanto dal treno che mi conduceva da Venezia a Budapest. Durate la sosta di un quarto d’ora ho assorbito avidamente tutto cio’ che era visible dalla finestrina Per me è la città di Joyce e di Svevo, magari Stendhal e Rilke.

  2. Come al solito,interessante articolo;Trieste scognociuta colturalmente per me.
    Bellissimo Il Dudovich.
    Tantíssime grazie.b

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