Una Butterfly neorealista

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Ad un tratto un bambino piccolo davvero , con i calzoncini corti e le calzette bianche , biondo come da copione è entrato correndo tra le braccia di una meravigliosa Cio Cio San ed io ho cominciato a piangere disperatamente .Ci voleva Maria José Siri con la sua perfetta arte scenica a farmi precipitare nell’emozione violenta di questa straordinaria Butterfly .

Era cominciata in modo normale , lo squallore del matrimonio fasullo, i marinai americani , le tante falene giapponesi che si aggiravano nella penombra dei bordelli di Nagasaki.

Tutto come sempre e il primo atto si era chiuso col duetto d’amore che guardavo poco e ascoltavo molto , il Pinkerton corpulento di   Palombi nonostante la grande voce non era proprio quel fior di yankee che si potrebbe sognare , ma già la direzione musicale , raffinata e fluida aveva impreziosito il grande duetto d’amore che chiude l’atto.

La Siri aveva gia dimostrato di avere affinato la sua sposa bambina rispetto alla rappresentazione scaligera , la sua farfalla aveva perso la fissità dei gesti da stereotipo della gheisha , era già piû vera , piu dignitosamente fiera e innocente . Il Console di Alberto Mastromarino consumato attore tratteggiva nei suoi ripetuti « badate , ella ci crede » , il controcanto realistico alla trionfalistica baldanza del cinico ufficiale americano.

 

All’apertura del secondo atto una figura triste appoggiata al proiettore di un cinema di periferia dalle povere sedie si rivelava essere la mesta Cio Cio San in poveri abiti scuri , come ugualmente poveri e scuri erano quelli della fida Suzuky priva del manierismo operistico consueto e più vicini a quelli di una pellicola realistica .

. Il contorno inquietante di ombre peccaminose e il volto triste di un fotogramma da melò di Bette Davis sullo schermo fisso completavano la sensazione di angosciosa premessa.

Poi nel canto doloroso ”  un bel di vedremo ”  passava sullo schermo una pellicola vuota e vecchia , nello sfondo accecante la figura dolente della protagonista si piegava sul proiettore nel dolore di un’attesa senza speranza .

Mai leziosa , perse le movenze un pò artificiose , con dignità e insieme candore la Siri ci ha offerto una perfetta interpretazione , forse la più straziante che abbia mai visto .

Il sogno americano sul coro a bocca chiusa mentre passano sullo schermo   le giravolte acquatiche di Ester Williams dietro la silhouette bianca nel suo abito di matrimonio della farfalla ferita é un vero colpo di genio della regia .

Ho seguito fino alla fine col cuore stretto e le lacrime che mi colavano copiose la triste storia che praticamente conoscevo a memoria ma non per questo riuscivo a fermare l’emozione .

Me l’avevano detto che era lo spettacolo più bello del festival , ma non credevo che una Butterfly mi potesse coinvolgere a quel punto .

Sarà , come mi ha detto modestamente la Siri in camerino , quando sono corsa ad abbracciarla alla fine , tutta colpa di Puccini perô è certo che questa Butterfly me la porterò nel cuore come un regalo prezioso e un ricordo straziante .

Giustamente sorridente Francesco Micheli mi ha ricordato che la rassegna era tutta un lacrimificio , ma voleva fare il cinico compiaciuto davanti alla mia emozione .

Mi sono divertita tanto signora mia! Ho pianto tanto …..certo che quel bambino era proprio da Oscar , anche nei saluti finali .

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