Se è vero come è vero che gli architetti di oggi non sanno più progettare le chiese e salvo un paio di luminose eccezioni non è che nel Novecento siano state costruite chiese nelle quali si possa cercare di pregare in raccoglimento , altrettanto direi della recente progettazione di teatri.
Pensavo a questo qualche sera fa , quando prima dell’inizio del Don Carlo a Firenze passeggiavo in quella sorta di hangar grigio che è la hall del teatro nuovo del Maggio Musicale Fiorentino.
Un lungo corridoio , vuoto di riferimenti , in fondo un bar senza logica , provare per credere a fare una fila , tutto è senza capo ne coda e grazie alla maleducazione italica per la nota allergia a mettersi in fila neppure facendo uno scontrino prima dell’inizio dell’opera sono riuscita e bere un caffè in nessuno dei due intervalli.
Gente disorientata in cerca di informazioni circa tutto : dove sono le toilettes, dove si va per sentire la presentazione dell’opera , dove lasciare un cappotto.
Un guardaroba , uno solo ! , ovviamente poco frequentato perché molti preferiscono non rischiare all’uscita cosicchè si sta in sala come in attesa nell’ambulatorio dal medico.
In sala poi con pazzeschi scalini di diverse misure e mi dicono che ogni tanto si vedono precipitare spettatori e che in galleria è peggio , anche perché il pregiato pool di architetti progettatori non ha previsto corrimano utili alla protezione dei deabulanti precari spesso non giovanissimi spettatori.
Il colore dominante è il grigio-tristezza e grande è il mio rimpianto per il vecchio Comunale nel quale passai i verdi anni della mia giovinezza.
Abbastanza pratica di teatri in giro per l’Europa posso dire che a Firenze si è raggiunto il non invidiabile primato di bruttezza unito alla scomodità.
Pare che tutto sia stato reso necessario dalla mancanza di torre scenica del vecchio teatro .
A giudicare da questo primo nuovo allestimento penso che quei soldi di tutti se li sarebbero potuti anche risparmiare.