Un caso familiare

Passa sullo schermo del Festival di Cannes  il film di Bellocchio sul tragico caso del piccolo ebreo Edgardo Mortara e tutt’a un tratto mi è venuta in mente una piccola storia di casa  ,forse  addirittura rimossa , che ebbe un risvolto molto meno drammatico di quella raccontata nel film sulla nostra vita familiare.

La storia banale riguarda la troppa solerzia di una monaca dell’ospedaletto del bambini di Ancona.

Il mio ultimo figlio , nato prematuro , era stato messo nell’omonimo reparto e  a nostra totale insaputa  la solerte sorella aveva “salvato la sua anima “ battezzandolo di nascosto.

Un mese dopo , bimbo a casa , famiglia contenta organizziamo il Battesimo in chiesa e con grande imbarazzo e stupore l’amico sacerdote ci informa che il battesimo non si può fare perché sarebbe un falso! Il bambino è già battezzato.

Rimediamo ridendo e inscenando  una deliziosa falsa cerimonia per la gioia degli amici e parenti.

Venimmo così a sapere che la missione salvifica della suora ospedaliera era prassi consolidata e tranquillamente tollerata dalla direzione.

Poi le suore infermiere scomparvero e con loro la pessima abitudine di battezzare di nascosto i bambini nati prematuri.

Credo che oggi sarebbe impossibile pensare qualcosa di simile anche perché in quello stesso ospedale nascono in percentuale molti bambini diversamente colorati , per la gioia del loro genitori e per la prospettiva anagrafica meno deprimente delle nostre percentuali sulla  italica natalità.

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