Tempi moderni

E’ stata una pazza primavera . A marzo  e aprile caldo da girare in maglietta , poi è arrivato  il freddo di nuovo con vento e piogge.

Le piante hanno reagito come pareva loro : non ci hanno capito più niente e così per la prima volta il glicine è passato dai rami secchi alle foglie senza passare dai fiori , lo stesso ha fatto la mia pianta di peonia , nessun fiore anche se ogni giorno testardamente io andassi a guardala sperando forse di convincerla a trasformare quei piccoli bottoni centrali nei fiori che tanto amo . Niente da fare .

Ma il dispetto  più grosso me l’ha fatto il mio alberello di albicocco che , dopo una promettente fioritura  alla fine mi regalerà una sola piccola albicocca , sperando inoltre che non caschi prima di arrivare a maturazione.

Finiscono così anche le certezze della vita degli anni giovanili con le stagioni che si rincorrevano monotone : non ci sono più le mezze stagioni , signora mia!

Certo che davanti al grande cambiamento epocale che significa desertificazione e cicloni catastrofici i problemi del mio piccolo giardino non interessano più di tanto gli studiosi che mettono in guardia circa la fine anticipata del quieto vivere mondiale ma è anche vero che tanta parte dell’economia mondiale vive anche di queste traversie infinitesimali : ne sanno qualcosa i venditori di piumini che restano invenduti per interi inverni o i poveri caldarrostai che una volta vendevano le loro castagne calde agli angoli delle strade.

Allora viene da pensare alla famosa farfalla che batte le ali in Brasile e fa crollare la Borsa di Wall street.

Parafrasando il saggio Gurnemanz : vedi ragazzo mio , qui il tempo non diventa spazio , diventa solo una pazza stagione senza capo ne coda.

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