Forse in traduzione non si coglieva il in senso del titolo del mio primo pezzo .
Era l’ironica provocazione di chi ha scoperto l’Aida di Verdi ascoltandola in concerto ( e che concerto!) sotto la bacchetta di Pappano a Roma con l’incanto che si è ripetuto con Mariotti a Napoli, l’estate scorsa.
In realtà le preziosità musicali della grande opera della maturità verdiana è stata sempre e comunque penalizzata dal problema delle musiche di scene , necessarie per la cultura musicale in cui vennero alla luce e per l’intento direi pubblicitario dell’evento epocale per il quale fu commissionata.
L’apertura del Canale di Suez fu opera ciclopica per l’epoca e segnò un grande cambiamento nel mondo dei commerci e non solo.
La prima di Aida al teatro dell’Opera del Cairo fu l’evento che ne divenne una sorta di coronamento culturale .
Direi quindi apprezabile l’idea di trasferirne la messinscena all’epoca della sua creazione , del resto questa è una sollecitazione abbastanza rituale con le regie di oggi.
In questo caso però la regia resta intimamente sbagliata e infelice nel risultato globale e di questo ne ho già scritto.
Ma la grande musica verdiana rinnova la voglia dell’ascolto e così confesso che già il giorno dopo della prima dato che l’opera era visibile in vari canali me la sono risentita ( e rivista tutta) tanto da coglierne alcune piccole novità di ascolto , alcune anche divertenti come un toi toi chiarissimo durante il primo atto sfuggito chiaramente da qualche microfono aperto dietro le quinte e le due defaillance canore del coté femminile del cast.
Quello che invece si è impreziosito all’ascolto /visione della “seconda volta”
è la conferma della perfetta interpretazione musicale sia di Kaufmann che di Tezier.
Il secondo e il terzo atto prendono il soppravvento suille critiche , le grandi arie fanno dimenticare le stupidaggini e addirittura senza fare più caso alle marionette ( in questo aiuta la regia televisiva ) ci si sofferma maggiormente sulla grande qualità delle voci.
Il Radames di Kaufmann va ben oltre del diminuendo Del trono vicino al sol , la sua ira nella grande aria con Amneris e la dolcezza della Fatal pietra ne fanno come al solito una punta di diamante della sua capacità tanto cara a Verdi del “recitar cantando.”
Gli viene dietro un Amonasro a tutto tondo , addirittura capace di integrarsi con i mimi che lo precedono , parte breve ma di grande spessore.
Faticosa la prova della Radvanovsky, a lei l’ingrato compito di duettare con un doppio che finisce per avere il sopravvento nel finale commovente quando Aida di pietra muore tra le braccia di un tenero Radames (, ma quanto è bravo lui! )
L’Amneris della Dudnikova sicuramente ben dotata vocalmente non centra il personaggio o forse non ci prova nemmeno , la sua è una prova di routine ben aldisotto del trio di eccellenza del cartellone.
A questo punto si rimpiange , cosa che non avevo pensato durante la prima visione in streaming , non poterla vedere davvero a teatro .
A questo proposito ricordo il ben diverso impatto che ebbe l’Otello di Monaco , visto prima in tv , quando nel tempo che fu potei davvero vederlo dal vivo.
Inutile dire che la televisione è un surrogato , per quanto piacevole e mi ritornano sempre in mente le parole tante volte da me citato ,di Patrice Chereau ,che l’opera lirica è uno spettacolo frontale e come tale va visto e valutato.
L’ho detestato, da capo al fine. JK nella prima scena sembrava scappato da una produzione del Fledermaus per dilettanti. E quelli brutti burattini di pomice, sgangherati – dov’era la nobile principessa? il re, senza gambe? Hai ragione, c’è voluto un Jonas scalzo per rimediare l’ultima scena. Salvo errore, non l’ho mai visto morire con le scarpe. E il tableau d’Iwo Jima??? Misericordia! L’ho pensato più di una volta – Aida si vede quasi meglio gli occhi chiusi. In quella musica c’è tutto.
La visione diretta è stata tragica , non sapevo se ridere o piangere …hai ragione non muore mai con le scarpe , forse è un modo molto personale di protestare la regia idiota !
Eh si, possibile! mi piace l’idea.
siamo spesso d’accordo , davvero !