Se ne è andata anche lei , piano piano mi lasciano anche gli scrittori amati nel tempo.
Ieri ho ripreso in mano La parola ebreo, un piccolo libro bellissimo che avevo molto apprezzato a suo tempo.
Poi , come spesso succede l’ho aperto e ho cominciato a rileggerlo fino a che si è fatto buio e il mio cuore si era ristretto fino a farmi male.
Parla di quella bambina che negli anni trenta del secolo scorso ( e al quale non avevo mai riflettuto abbastanza di appartenere ) vive da cattolica benestante la tragedia che le passa accanto : quei vicini ebrei che lei considerava persone uguali e tranquille che poi furono portate via dalla follia della storia.
Il suo libro , un misto di dolci ricordi ( mi ha commosso la citazione di un libro per l’infanzia che avevo amato anch’io La teleferica misteriosa) e la parte pesante di ricerca storica , evidentemente fatta a posteriori e che per me rappresenta una delle più lucide e crudeli testimonianze di quelle che in Italia furono le conseguenze delle leggi razziali.
Nata in una famiglia , larvatamente fascista , come fu anche la mia, il suo cammino di conoscenza dell’orrore si dipana tra piccole storie nella bella casa romana fino ad allargarsi alla denuncia angosciante dei tanti silenzi e tradimenti che il nostro paese fu capace di compiere nell’indifferenza di troppi.
Ho chiuso il libro che era già buio , poi ho acceso le luci cercando di non essere troppo triste .
In fondo la bellezza degli scrittori è quella di non morire quando lasciano le loro opere sui nostri scaffali .
Perché la memoria non muore e spero che passi a quelli che verranno dopo di me e non getteranno i miei libri in una discarica.