Ripensando Siegmund

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Ho capito di trovarmi in una serata eccezionale via via che la musica mi entrava nel cuore. Riflettevo e aldilà della meravigliosa performance del Met di tanti anni fa stavo realizzando che in forma scenica la Walküre  Kaufmann non l‘aveva più cantata.

C‘era stato il classico bidone a Baden Baden ma mi era stato giocoforza consolarmi. Oltretutto era in forma di concerto e poi Ghiergiev e compagnia non erano da buttare …ma…

Cosi appena ho cominciato a sentire questo Siegmund che attaccava il Winterstürm come un Lieder ho cominciato ad inabissarmi in una forma di miracolo musicale.

Il trittico: Kaufmann, Kampe, Petrenko, una miscela magica.

Perché il miracolo si è compiuto anche per la Kampe che è brava , ma così intensa non l‘avevo sentita mai. Lo stesso è avvenuto nel duetto del secondo atto con la Stemme : il dolore composto del giovane Sigmund che accomoda la coperta sotto il capo della compagna sfinita, il suo cullarla dolcemente non sono note di regia, se le inventa da solo ed è pure bravo a piegare la coperta !

Il suo gesto sicuro ( lo avevo notato tanto anni fa nella Traviata di Parigi ) lo rende di una manualità e di un realismo incredibile.

Aggiungiamo un direttore “mago” , sollecito ad accompagnare le voci senza mai coprirle e il miracolo è compiuto.

Una serata unica , forse pure irripetibile, perché Siegmund è suo, come non lo sarà mai Sigfried, come non lo è stato a suo tempo Pinkerton.

A Kaufmann piacciono i perdenti vittime affascinanti , anche per questo suscita tanto amore in tutte le donne che lo seguono nel mondo…

Foto di Christine Cerletti

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