Sfoglio la rassegna stampa di oggi e la ricerca della causa del tragico incidente sul cavalcavia di Marghera riempie i titoli di tutti i giornali.
Malore dell’autista , guasto tecnico del mezzo ,vetustà del guardrail
Sono tutte ipotesi che distolgono dal Vero : il Fato che ha messo quelle persone su quel mezzo ,non in quello prima o quello dopo , la scelta di vedere Venezia proprio quel giorno e a quell’ora .
Ogni volta che accade qualcosa di diverso dal banale cammino della nostra vita dovremmo innanzitutto pensare a quel quid di casualità che ci spinge a vivere la nostra presunta eternità , il nostro essere vivi per caso.
Le pagine dei giornali si riempiranno delle storie , quei destini incrociati in cui ancora ci sono i superstiti e le loro ferite non sappiamo ancora quanto sanabili.
La precarietà è la nostra condizione umana e c’è solo una certezza ed è quella della fine.
Ricordo il senso di compiutezza e di pace che mi dette la visita al Cimitero dei Cappuccini a Palermo: nessun senso di orrore alla vista di tutte quelle mummie tra le quali passeggiavo in silenzio.
Una giovane custode leggeva in un angolo seduta su una sedia e mi disse che lo stare lì le trasmetteva un senso di pace.
Solo una piccola mummia recente : una bambina molto ben vestita e conservata mi fece male , era una intrusione di vita nella perfezione del silenzio.-
Il senso della vita , il perché dei nostri giorni , il grande mistero .
Siamo disabituati alla morte : applaudiamo ai funerali , lanciamo palloncini inquinanti in cielo, ma siamo incapaci di tendere davvero la mano al fratello finché il nostro passaggio su questo pianeta ci possa permettere di non farne una circostanza inutile.
Su quel cavalcavia sono passata diecine di volte , forse anche più di diecine , oggi c’è la solita fila di traffico al rallentatore , la vita per chi vive continua , la stampa cerca la ragione pratica dell’incidente , io seguito a pensare a quel quid di incomprensibile che ci livella tutti nel grande gioco del Caso.