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Sul mio cassettone in camera tra le foto di famiglia e gli oggetti ricordo ce n’è uno che mi è molto caro. E’ un piccolo pezzo del Muro di Berlino. Ero capitata a Berlino Ovest per caso ,per la mostra di un caro amico famoso pittore.
Di quei giorni ho ricordi vivi, uno su tutti: il non luogo per eccellenza, la voragine vuota di Posdammerplatz. Il Muro era ancora lì incombente e per andare a Est, erano passati pochi giorni dal 9 novembre, ci aggingemmo a varcare quel Checkpoint Charlie che evocava episodi di spionaggio e fughe avventurose. L’Hotel Adler era di fronte e sembrava già il set di un film di spionaggio. Il Muro di qua, anche se già smantellato in più punti che sembravano piuttosto delle ferite era tutto un graffito, colorato, scritto, vivo.
Dall’altra parte a Est era terribilmente grigio, il cemento metteva ancora angoscia. Procedevamo da una città viva ad una città polverosa, congelata nel tempo. La metropolitana passava senza fermarsi nelle stazioni buie di Frederikestrasse, le vetrine erano vuote e in Alexanderplatz c’era l’unico negozio di dischi, Melodia, in cui valeva la pena di entrare. Ma tra le poche Trabant che circolavano c’erano già per terra delle persone che vendevano cimeli, vecchi cappelli con la stella rossa e soprattutto pezzetti di Muro.
Per pochi marchi, non mi ricordo più quanti (erano marchi dell’Est) mi comprai così un piccolo pezzetto di storia. Sono passati 25 anni e quel pezzo di cemento rosso e grigio sta ancora lì in camera mia tra i ricordi più vivi della mia vita. Si è solo un po’ scolorito, quando lo comprai lo avevo scelto perché era di un bel rosso vivo.
Domenica 9 novembre, domani sera mi collegherò al canale tedesco che trasmetterà la Nona di Beethoven dalla Porta di Brandemburgo anche se il mio amato Jonas Kaufmann non ci sarà a cantare l’Inno alla Gioia, con un occhio alla Tv e uno al mio cassettone guarderò con tenerezza il mio personale pezzo di storia.
Mia figlia aveva 5 anni il 9 novembre dell’89 ma ancora ricorda che io la tormentavo con la storia del “muro” che lei non era in grado di capire. Per una persona innamorata della Germania in tutte le sue sfaccettature: lingua, musica, letteratura, atroce storia di sofferenze e, forse, di rimorsi,quello, come tu dici, fu un momento di grandi emozioni. Cerchero’ anche questa volta di sopravvivere all’idea che il nostro Jonas non sia li’ a cantare l’inno alla gioia, ma piu’ per lui che per noi, mi dispiace.
bello il tuo ricordo , ieri sera però il tenore ..non l’abbiamo neppure sentito! Qualcuno ha fatto bene a restare a casa…
Bonjour, très joli texte … Moi aussi je me souviens de Rostro et son violoncelle assis devant
le mur et dans un autre genre … Joe Cocker !! cependant toujours pas de JONAS même si
c est raisonnable, tristesse …
Bien contente de partager mes souvenirs…hier soir c’était un peu different.Peut être que Jonas à bien fait a rester a Munchen…