Ho finalmente finito di leggere un libro lunghissimo che mi ha fatto compagnia per qualche settimana e mi ha divertito moltissimo.
Dello stesso autore avevo già letto altri libri ma Le notti della peste di Orhan Pamuk è particolarmente interessante anche se , devo ammetterlo , la inusuale lunghezza mi aveva inizialmente intimorito.
Invece questo fluviale libro- mondo si legge con leggerezza e pagina dopo pagina ci si accorge che dietro il presunto libro storico di denuncia corre una sottile e continua vena di umorismo , un disincanto totale verso tutte le storie ufficiali che tutti abbiamo letto e magari studiato durante la nostra vita .
Non inganni l’idea superficiale che sia un libro sul Covid o che sia una denuncia contro l’attuale regime turco.
In realtà nelle pagine di Pamuk c’è un po’ di tutto , ma soprattutto c’è l’intelligenza dell’autore che smettendo i panni di narratore si fa portavoce di un’autrice apocrifa e con il sistema delle scatole cinesi ci racconta un libro- nel libro- nel libro.
Cosìcchè l’inesistente isola di Mingher diventa uno specchio del mondo e ci racconta con sublime ironia tutte le inutili storie di eroismi passati , tutte le leggende storiche più o meno plausibili che hanno riempito i nostri libri di storia.
Ne consiglio la lettura agli amici che abbiano avuto un po’ di domestichezza con la Grecia , la Turchia , le isole greche e che si ricordano un po’ di storia anche del nostro passato.
Con una felicità unica ci si trova a familiarizzare con i deliziosi nomi inventati di tutti i personaggi , il gioco leggermente faticoso all’inizio si apre piano piano e la peste che invade le strade della incantevole isola , somma e compendio di tante bellissime isole sparse nel Mediterraneo ,diventa il pretesto su cui si fondano tutte le agiografiche vicende pseudo-eroiche delle nostre letture passate.