Kammeroper alle Muse

Con una bella serata in cui il filo conduttore era un omaggio a Dante e alla sua Commedia si è conclusa questa prima parte delle  celebrazioni Corelliane.

Dopo uno strano inedito Canto del Conte Ugolino , musicato da Donizetti con la bella prestazione vocale di Luca D’Amico  ( strano effetto per una pagina notissima e imparata a scuola tanti anni fa!)

siamo passati ad un capolavoro assoluto di Giacomo Puccini:

Il Gianni Schicchi qui messo in scena con felice semplicità da Marco Baliani e da una compagnia di canto di tutto rispetto .

Non sempre questa pagina perfetta viene messa in scena con il ritmo  e la verve necessarie , penso all’infelice messinscena di Woody Allen al Festival di Spoleto che aveva addirittura spostato la storia in un basso napoletano .

Qui tutto è pulito , fedele e i cantanti , tutti, sono perfetti nei rispettivi ruoli.

Cito ,per le belle pagine che Puccini ha loro regalato , Veronica Granatiero e Pietro Adaini , due presenze di nuovo gradite in questo teatro. 

La bella aria “Firenze è come un albero fiorito “ affrontata con giovanile esultanza da Adaini e il pezzo forte “o mio babbino caro” che diventa una cosa zuccherosa in concerto qui rientra perfettamente nella storia e la deliziosa Granatiero l’affronta con bella sicurezza. 

Angelo Veccia nel ruolo del titolo è padrone della scena e del  suo ruolo e come si diceva una volta ( e qui è verissimo) : bene gli altri.

Un encomio mio particolare al Buoso Donati di Lorenzo Venturini , anni e anni di teatro classico gli hanno insegnato bene ..a fare il morto! 

Va segnalata anche la pregievole esecuzione dell’Orchestra   Rossini guidata da Marco Guidarini con elegante sicurezza. 

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