Mi capita spesso , quando cerco di stare “ sul pezzo” il più rapidamente possibile di commettere anche grossolani errori ma per fortuna ho un carissimo amico , mio correttore ufficiale ,che arriva in soccorso e mi fa notare lo svarione .
Nel caso avevo scambiato la perorazione di Sigmund Wälse con quella di Sigfrido Notung, ma se ne era accorto subito solo lui!
D’altronde sui miei sbagli è velocissimo : una volta avevo addirittura scritto Donizetti con due zeta e un’altra volta avevo sbagliato il cognome di un noto baritono , ma il mio affezionato amico –correttore interviene con garbo e io corro al riparo .
Non semplicissimo perché devo correggere sul PC, sull’Ipad e sul telefono nonché sui vari siti dove diffondo le mie modeste note quando c’è di mezzo JK e di solito pasticciando parecchio.
Mentre stavo allegramente cercando di correggere mi è arrivato una misteriosa mail praticamente con soltanto un titolo e un autore .
Il mistero l’ho risolto riconoscendo l’autrice , un’austera vestale monacense alla quale in tempi beati porgevo il mio saluto ricevendo in cambio solo un teutonico cenno del capo.
La informatissima signora in questione mi aveva scritto : Frülhing – Edvard Grieg. Ci ho messo un pò a capirlo , poi ci sono arrivata . Era evidentemente il titolo del Lied cantato da Lise Davidsen che avevo cercato invano leggendo la stampa bavarese ( BR Classik e Mercure online) , ma nessuno l’aveva citato.
La signora in questione non aveva ritenuto di aggiungere altro e io comunque la ringrazio pubblicando questo post tardivo . Avevo immaginato , dal fatto di non capire la lingua in cui il soprano cantava che doveva essere nordica (avevo azzardato Sibelius o Grieg ) ma non avevo osato di più e avendola già ammirata nel Fidelio londinese , quello finito con poche repliche causa Covid, al tempo ne avevo scritto molto bene perché mi aveva colpito la sua forte voce nel primo atto , quando vestita da uomo era perfetta e credibile.
Il secondo atto , quando il cencioso Florestan se ne stava incatenato sulla roccia non mi aveva consentito di notare quanto fosse gigantesca la sua figura.
Ho scritto infatti adesso che la vedo bene in vesti wagneriane o anche in Turandot, ma tenendola sempre ben distanziata da tenori dalle stature più o meno normali. Il mio senso estetico ne risente troppo.
Che ci posso fare, sono una inguaribile romantica : lui „deve“ essere sempre più alto di „lei“.