Duecento anni fa nella natia Recanati il giovane infelice conte Giacomo Leopardi scrisse la più bella poesia mai scritta nella lingua italiana.
L’infinito è un mare nel quale siamo naufragati tutti , un mare dell’anima , un mare che diventa vivo quando ci si affaccia da quel colle dietro la casa avita e si scoprono le bellezze struggenti di questa terra benedetta che sono le Marche classiche.
L’infinito è una parola che si fa musica , un Lied senza essere un Lied e mi sono domandata spesso perché nessun musicista si sia avvicinato a quei versi perfetti per accompagnarli , forse perché sono scritti in una lingua di per se già musicalmente perfetta e poi si sa , in Italia non abbiamo mai avuto una tradizione di tipo germanico nel musicare i versi dei poeti.
Eppure quando per la prima volta ho sentito un dolcissimo Lied : Mondnacht di Schumann ho pensato a Recanati , i versi di Joseph Von Eichendorff si sono intrecciati emotivamente dentro di me.
Forse qualcuno arriccerà il naso per un paragone un po’ osé, ma quello che voglio tentare di spiegare è qualcosa di particolare ,quando rileggo la dolcezza infinita leopardiana ben più profonda e complessa della seppur bellissima lirica tedesca mi si apre l’animo e io ripenso anche a quel volo dell’anima descritto nei versi tedeschi.
Il nobile conte originario della Slesia e il nobile conte italiano hanno scritto versi mirabili , non so per quale strada sono arrivata a questa similitudine spirituale . Forse la mia anima ha capito quel volo nella notte di luna germanica pensandola sulle messi dorate delle colline marchigiane.