Ho la fortuna di avere amici più giovani che amano andare per Musei .
per qualche anno li ho lasciati andare via, tanto , dicevo , ormai ho visto tutto !
Ma esiste anche la gioia di rivedere , ripercorrere sale viste tanto tempo prima , riscoprire con occhi diversi quel piccolo Holbein , magari ignorato quella lontana prima volta.
Ce l’ho fatta e in buona compagnia ho rivisto un giorno alll’Albertina la collezione permanente Bartliner con una mostra Da Monet a Picasso.
Mi sono fotografata quasi tutto e poi , per non dimenticare ,mi sono anche fatta un elenchino di quello che mi ha colpito di più, direi una Salome di Picabia e un paio di Chagall , da mettere in salotto , come giudicava i quadri un vecchio amico mio polacco.
Il giorno dopo una quasi total immersion alla KunstHistorisches .
Credevo di esserci stata da pochi anni e poi di sala in sala , riflettendo ho capito che certe tele le avevo viste più o meno cinquant’anni fa e devo dire che l’occhio in qualche modo si fa contemporaneamente più lento ma capace di entrare in particolari affascinanti forse o anche di più dell’intera tela.
Ho riso davanti ad un famoso quadro fiammingo che racconta la lussuria o meglio il decadimento di una vita promiscua in cui tutto si mescola e tutto diventa semplice e familiare.
Poi il giochino di riconoscere gli autori senza andare a leggere la spiegazione , facilissimo con la grande pittura italiana e anche se non si vince niente diverte la soddisfazione di avere azzeccato il nome dell’autore .
In fondo è un po’ lo stesso quando alla radio si aspetta la fine di un concerto per sapere se si è capito di chi era la musica.
Ammetto però di essere andata decisamente in overdose , anche se uscendo nel freddo ho detto ai cari amici : la prossima volta alla Leopoldina , mi raccomando.