Ho viaggiato da Berlino a Dresda , da Venezia a Vienna e tutto senza muovermi da casa .
Ormai i concerti di Capodanno sono parte della tradizione e la devono subire anche i miei poveri nipoti da quando il mio ultimo figlio mi accoglie al pranzo tradizionale col suo mega televisore acceso perché sa che la mamma ama questa tradizione.
Un tempo molto lontano , quando eravamo tutti in pista a sciare verso l’una si aprivano le portiere della macchina e se era una giornata di sole i valzer viennesi riecheggiavano tra le Dolomiti innevate , tenere immagini lontane che fanno sorridere al ricordo.
Adesso mi viene anche naturale fare una specie di graduatoria , ormai tutto lo si giudica in base al gradimento , ovviamente in base al mio personalissimo gusto.
La vince Berlino ma soprattutto per il divertimento che emanava dal piccolo gigantesco Petrenko alle prese con un programma vario e intelligente ,ovviamente anche grazie al cantante -star che sfoggiava come perle le sue arie consuete .
Malignamente posso dire che mi è mancato un famoso “passaggio” dell’Improvviso dell’Andrea Cheniér ,ma sappiamo che il nostro esce da giornate di non perfetta forma delle sue corde vocali e dove non arriva con la voce arriva con la sua tecnica sublime.
A Dresda una Nona perfetta e scolastica quanto basta . Grandissime voci anche se KFV mi pareva un po’ leggerino nel suo pezzo solistico del finale.
Vienna , noiosissimo direttore e Wiener con la solita morbidezza di suono, altri direttori abbiamo visto in tempi neanche tanto lontani scaldare di più il pubblico festante e ben pagante che assistevano al “sacro rito”.
Ultimo metto Venezia , città amatissima , teatro rinato dalle ceneri lustro e dorato quanto basta : ottimo soprano , buon tenore ( molto americano nella pronuncia) e validissimo Harding alle prese con un repertorio troppo ..usato sicuro .
Notazione a latere : le coriste veneziane avevano tutte finalmente un uguale abito d’ordinanza , certe cose io le apprezzo davvero.