Come mettere in scena Wagner oggi ?

Me lo sono chiesta dopo avere letto una recensione del Tristano di Palermo fatta da un critico amico : benevolmente colpito dalla volontà di un giovane regista di tentare l’ardua impresa di affrontare il Tristan e di avere risolto attraverso una lettura personale  la difficilissima impresa di rappresentare il quasi irrapresentabile  pare che ne sia uscito abbastanza bene.

Mi è capitato poi un falso-ingenuo commento di una spettatrice che si è fermata a una lettura , diciamo così , provocatoriamente banale di quello che ha visto in scena ed è dovuta arrivare alla morte di Isolde per capirci qualcosa!

Ormai a Palermo le repliche sono finite e non potrò verificare di persona quale delle due ipotesi di lettura del testo sarebbe stata per me più convincente e in mancanza di meglio , avendo ben tre preziose messinscene del Parsifal nella mia memoria digitale  mi sono letteralmente ubriacata di Wagner.

Una prima cosa l’ho scoperta strada facendo : la musica di Wagner ha un contenuto quasi ipnotico , ascoltare in un paio di pomeriggi tre versioni della sacra rappresentazione è stato come affondare in un mare denso , come di un metallo pesante e perdersi in un tempo dilatato.

Tre modi di affrontare il solito irrapresentabile : reso più difficile dal modo attuale di mettere in scena qualcosa che ha a che vedere più con l’onirico che il reale.

La risposta più facile parrebbe quella di ripiegare sulla “mise en espace “, vale a dire la forma di concerto, ma Wagner era un compositore che amava le sue storie e si era pure fatto un teatro apposta per rappresentarle.

Quindi la forma scenica va affrontata , bisogna solo capire come.

In un tempo in cui si affrontato tutti i tipi di effetti speciali  e di  proiezioni in digitale sembrerebbe facile servirsene in abbondanza.

Ma l’autore della musica aveva anche la spregiudicatezza di scrivere anche i testi ( per lo più illeggibili) e a chi tocca la sorte di affrontare i testi wagneriani ha una sola strada davanti : dare una interpretazione il più possibile personale e originale della storia.

Solo attraverso una lettura ragionata e approfondita oggi si deve avere il coraggio di affrontare simili fatiche.

Al lettore curioso di sapere quale delle mie visioni sia sta la più convincente tra Monaco, Vienna e NewYork ( e devo aggiungerne un paio di cui ho solo la memoria fisica : Berlino e Bologna) direi che la palma va ancora e sempre alla messinscena del Met del 2013.

Ovviamente al netto delle superbe esecuzioni musicali ,  quasi tutte notevoli.

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