Celeste Aida

   

Pizza e mandolino , gondole e Ponte dei sospiri : questi i luoghi comuni cari a chi riassume l’Italia da cartolina e ovviamente ..l’Aida all’Arena di Verona con gli elefanti e i palmizi.

A farne le spese il capolavoro del povero Verdi , ridotto a stereotipo per intere generazioni , compresa la mia .

Poi capita un giorno che l’Aida la si senta in forma di concerto all’Auditorium di Santa Cecilia , direttore Pappano e tutto quello che le persone serie , i musicisti veri e quelli che se ne intendono davvero avevano detto al vento per anni e cioè che  l’Aida è un dramma intimo , un capolavoro tanto visto e tanto poco conosciuto, si riveli nella sua reale preziosità.

Ricordo bene quella sera : non c’erano i negretti , le danze esotiche , niente elefanti e tutta la splendida musica del Verdi più maturo mi si rivelava in tutta la sua reale dimensione.

Sicuramente complice un Radames che recuperava il finale pianissimo di quel “trono vicino al sol” , cos’ bistrattato da generazioni di tenori e che Verdi proprio non aveva scritto così.

Un film da rivedere e da quel momento , anche se una brutta edizione a Monaco aveva di nuovo bistrattato il capolavoro , limitando le innovazioni a costumi minimalisti e abbastanza ridicoli col povero Kaufmann in snackers bianche e mezza tuta da ginnastica.

Poi a Napoli , complice la luna sullo sfondo in Piazza del Plebiscito e un’Amneris splendente di Anita Rashsvelisvili di nuovo l’incanto della musica verdiana diretta in modo raffinato dal nostro bravissimo Michele Mariotti cosicchè anche le pagine più pompier ritornassero preziose perché funzionali a connettere le scene del dramma , un classico triangolo amoroso con finale tragico .

Adesso siamo ad una foto sbiadita in bianco e nero durante una prova parigina : ingrandendola si vede un Radames in marsina gallonata , sembra una forzatura , in realtà è un preciso riferimento storico al momento dell’inaugurazione del Canale di Suez , il Kedivè d’Egitto e la sua corte vollero commissionare un grande evento a Verdi che inizialmente neanche voleva impegnarsi , che poi forse temendo una concorrenza wagneriana non gradita accettò la commissione , per la nostra e per l’altrui fortuna , compresa quella dell’Arena di Verona che ci ha campato sopra per quasi un secolo con la marcia trionfale , i flabelli e gli elefanti in scena.

Non so se la regista olandese abbia troppo forzato la mano e  spero di no .

D’altronte anche Graham Vick in luogo non sospetto , cioè a Bregenz, aveva già tentato una grossa manipolazione .In chiave Guantanamo a mollo  del povero Amonasro con un’Aida cenciosa in riva al Nilo e una sciantosa Amneris in simil Marilyn .

Già si vedevano i segni di una totale revisione che non è quella sperata da buon Mattioli che vede la storia semplice del comandante buono innamorato della colf  sconfitta nella  rivalità perdente con la  importante rivale gelosa perchè  ancora lì non ci si è spinto nessuno.

La fotina della prova parigina è già un messaggio appetitoso e le folle plaudenti sognano la diretta tv di metà febbraio .

Ancora una volta si potrà sospirare sulle foreste imbalsamate e sul sublime tradimento della rivelazione delle gole di Napata.

Immenso Ftah …. sacerdote io vengo a te!

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