Dai giornali

Unknown

 

 

Tra alti e bassi riprende la vita di tutti i giorni , la pausa londinese è ormai memoria lontana.

Primavera incerta e fredda , pare comunque che la pioggia servisse , non ci dobbiamo lamentare ,in definitiva aprile è da sempre un mese abbastanza piovoso.

C’è di nuovo una nave di migranti in mezzo al Mediterraneo , 64 persone sballottate dalle onde al largo di Malta e una specie di Mangiafuoco nostrano in veste di ministro degli interni fa la voce grossa per ottenere voti dal popolo bue che si sente rassicurato da questo ennesimo braccio di ferro sulla pelle di povere creature in fuga da guerre e torture.

In Libia si combatte tra generali , ci scapperanno ancora dei morti , il gioco delle alleanze di primo , secondo e terzo livello internazionale , esercitazione tra politologi ,occhio distratto ai telegiornali e questo a due passi da casa nostra.

Il Regno Unito stampa i passaporti senza la dicitura Comunità Europea , mi verrebbe solo da dire : peggio per loro.

Trump licenza una ministra un po’ troppo tollerante sulla questione del muro ai confini col Messico.

Mi sembra un bollettino di follie e in testa mi suona soltanto il finale del Falstaff: tutto è burla , tutto il mondo è burla.

Senonchè tra le piege del giornale trovo anche la lettera del papà di quel ragazzino di Torre Maura , quel ragazzino che con semplicità ha tenuto testa ai fascisti di Casa Pound.

La lettera di questo padre , una lettere semplice , antiretorica e civilissima

mi conferma come sempre , se ce ne fosse bisogno , che nessuno nasce dai cavoli e che solo seminando bene si raccolgono buoni frutti .

 

Le generazioni passano , dai vecchi ai meno vecchi , ai giovani e infine ai giovanissimi: quelli che gestiranno il mondo di domani.

Se si avranno ancora dei buoni genitori i ragazzini sapranno fare la loro , ne sono  convinta : anche se sembrano sempre incollati ai loro smartphone  avranno in sé la capacità di riportare il timone della storia un po’ più centrato verso la retta via.

 

 

LONDRA – tre

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I paragoni son sempre odiosi , mi si diceva un tempo .Ma paragonare la Forza di Monaco con quella vista a Londra non è solo un paragone , è anche un modo di analizzare l’idea di fondo su come allestire quest’opera strana e magnifica . polpettone e tragedia classica .

Insomma non tutto ma di tutto.

 

Cominciamo dal fatto evidente che a Monaco Martin Kujai aveva una sua idea e l’ha sviluppata fino in fondo , mentre Christof Loy si è limitato a spiegare “la trama” che essendo di per sé molto complicata e improbabile finisce per non essere nè carne nè pesce.

 

L’ambiente : fondamentale il tavolo , va molto per gli scenografi attuali :poi ci si appoggia sopra la Madonna oleografica o il crocifisso e il gioco è fatto ( serviva anche nel Don Carlos parigino , lì ci si appogggiava il busto di CarloV).

 

Il pensiero religioso . qui bisogna partire addirittura da Verdi che notoriamente era un laico anticlericale e che quindi nel privato e in pubblico non lesinava certo le sue posizioni e una notevole distanza dalle gerarchie ecclesiastiche.

 

A Monaco si arriva alla montagna di crocifissi finali su cui si attarda un Alvaro crocifisso dal suo destino e soprattutto dal gesto secco , duro che lo stesso fa nella chiusa silente dell’opera : il crocifisso lo raccoglie dal tavolo e lo getta via , rumorosamente uscendo di scena.

Niente di tutto questo a Londra : solo il bellissimo “ tu mi condanni a vivere “ ci rende l’angoscia dell’uomo perduto nel suo destino.

Mentre nella versone Kusej il convento assomiglia di più a una setta americana , a Londra si torna ai fratacchioni classici di tipo oleografico.

Il bagno lustrale di Leonora , nella sua potente semplicità a Monaco è parte di un rito quasi pagano , a Londra si arriva all’esaltazione della Madonna addolorata , peccatrice e redenta.

Il misero pane che una distratta Ajia sbocconcella all’inizio e che ritorna nel finale tragico ,a Londra resta un modesto panino nelle mani della Netrebko.

 

Il pensiero politico : tutta la storia gira attorno ad Alvaro , l’estraneo , il fuori casta , l’exracomunitario .

Evidentissimo nel Kaufmann di Baviera dove la sua capigliatura da indio è indicativa della diversità senza altre accentuazioni.

Il perbenismo , la bigotteria della casa dei Calatrava , ragione non ultima dell’infatuazione di Leonora per l’altro da sé Alvaro , si estrinseca nella fissazione di Carlo , personaggio fragile come la sua idèe-fixe.

Il risultato così bene accentuato si perde un po’ nella rappresentazione più didascalica londinese , ma qui per fortuna abbiamo un Pappano meraviglioso che riesce a legare attraverso una mirabile lettura dei motivi conduttori tutto quello che la regia non riesce a spiegare.

 

Il ruolo di Preziosilla ( ovviamente serviva anche un mezzosoprano per completare le voci nell’opera verdiana da Azucena a Ulrica tanto per capirci) è sempre legato alle brutte pagine di difficile realizzazione : dal Viva la guerra al Rattataplan che si sposta a piacere ma resta sempre una mattonata si risolveva a Monaco sulla montagna di coristi-cadaveri su cui una Preziosilla sgomenta cantava angosciata .

Si salva a Londra grazie all’intuizione di moltiplicare il ruolo della donna perduta che diventa diversa nelle varie apparizioni : dal ruolo trionfale sul tavolo di osteria , al fuori scena di Alvaro disperato ma macho guerriero ,
fino al modesto finale della puttana ridotta alla miseria alla mensa dei poveri.

 

Tutto questo per dire che alla fine per me Monaco resta un’edizione memorabile e irripetibile per la regia , difficile pretendere dal fratacchione il salto mirabile sul tavolo .

Qui si muore in piedi , come ho già scritto e come era nella tradizione.

A Monaco però mancava Pappano , mancavano anche alcune raffinatezze nei personaggi minori .

Insomma tutto sommato sono contenta di averle viste tutt’e due, difficile fare meglio di così.

 

 

LONDRA – due

Siamo nei giorni finali della Brexit e la cosa che colpisce di più a teatro e la visibilissima eterogeneità del pubblico . Aria tanto internazionale in sala quanto in palcoscenico: qui davvero sembra impossibile staccare il Regno Unito dall’Europa . Anche se gli inglesi continuano a misurare a modo loro , a costringerci a controlli per non essere mai entrati nell’area Schengen, a guidare alla rovescia ed ad insistere pure sulle prese della luce particolari .

 

Ma quello che conta è il sentire parlare tutte le lingue , avere tutti gli abbigliamenti affiancati più improbabili.

Questo in parte aveva un po’  scandalizzato le elegantissime e griffatissime signore italiane dietro di me : una ha persino chiesto alla vicina “ ma al Covent Garden sono più eleganti? “

Ohibo’ magari non è obbligatorio sapere che la Royal Opera House viene indicata anche con il suo indirizzo!

 

Ma ritorniamo alle nostre riflessioni : Verdi scrisse l’opera per il teatro di San Pietroburgo traendola da un trucido racconto spagnolo , si svolge un po’  in Spagna e un po’ in Italia , perché qui si facevano sempre le guerre con i mercenari , Alvaro è proprio un diverso , un extracomunitario emarginato , tutte cose che hanno a che vedere con i sovranismi imperanti nel mondo attuale .

Per cantanti la stessa riflessione : una russa , un tedesco e un francese , ai quali aggiungiamo la splendida squadra italiana e a due vecchie glorie inglesi . Il regista è tedesco , ma non è molto importante mentre lo è il grande Direttore : inglese oriundo , figlio di italiani .

 

Alla ROH c’è pure una specie di maestro di cerimonie , molto british , che risponde però al mitico nome di Salvatore ed è lui che richiama affettuosamente il grande tenore attardatosi in palcoscenico con conoscenti e amici a correre “ di sopra” dove lo attende il neonato con la mamma.

 

Io ho consegnato il mio ultimo parto letterario a Jonas , le foto le ha scattate Salvatore . Sono anche riuscita a complimentarmi tanto e davvero con un Pappano radioso, credo sia molto soddisfatto di questa sua ultima impresa.

Non sono riuscita a salutare i mitici bravissimi italiani , tutti in fuga direttamente dal palcoscenico a cambiarsi , solo Veronica Simeoni si è attardata con i suoi amici , ammiratori , praticamente seguitava a ballare finito lo spettacolo.

 

C’era un party ai piani alti , credo che però i cantanti se ne fossero in gran parte andati via , me lo dice l’informato Salvatore.

 

Fuori grandi pozze di pioggia , i taxi neri scivolavano sul lucido asfalto , brillano le luci del distretto teatrale , mi dicono che ancora sono sospesi al “no deal”. Questa Londra sembra indifferente alla tragi-commedia, il resto del paese probabilmente un po’ meno.

LONDRA . prima parte

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Piove , fa freddino e tutto sommato in testa mi tormenta un verme nascosto : potevo vedermela in streaming da casa questa F.d.D tanto pubblicizzata .

Ormai però mancano poche ore , ne parlerò ovviamente con maggiore cognizione di causa.

Con cognizione di causa ho assistito ad una serata storica : non tanto per la messinscena che comunque aveva i suoi punti di forza nella fedeltà  al plot che di per sé è tanto complicato e improbabile da essere comunque uno splendido feuilletton popolare valido ancora oggi, quanto nell’altissima qualita’ di tutto il cast e il tutto sublimato dalla splendida , irripetibile, direzione di Antonio Pappano.

L’allestimento di Christof Loy viene da Amsterdam e non resterà negli annali per originalità e innovazione . Si comincia con il prelugio molto raccontato della famiglia Calatrava riunita al desco  divisa in tre tempi : i’infanzia felice , l’adolescenza e la giovinezza irrequieta di quelli che restano , ci sta pure la premonizione di Leonora madonna addolorata con Carlo in grembo tipo “pietaˋ ».

Poi partiamo e la storia la conosciamo bene fino al fatidico colpo di pistola con maledizione incorporata .

Il passaggio alla locanda a scena aperta fa un po’ di confusione , il tutto resta sempre un po’ claustoforbicamente nella casa del Marchese , ma la musica racconta talmente tanto che tutto sommato è un peccato veniale .

Distraggono un po’ le proiezioni dei volti esasperati dei protagonisti sullo sfondo , ma qui si parte evidentemente dal concetto che l’opera deve essere spiegata allo spettatore e poco conta che lo spettatore medio di Forze nella vita ne ha già messo in  conto qualche  decina.

Il tavolo con la madonna lo ritroviamo al convento , pare che il tavolo sia necessario al racconto da quando l’avevano messo nella mirabile messinscena di Monaco.

Un po’ di inutile violenza dei frati sulla povera Leonora e chiudiamo la prima parte .

Si passa alla guerra e si assiste alla trovatina di Alvaro che va a farsi una ” sveltina ” con la Preziosilla di turno prima di attaccare la sua grande aria . Il resto nella norma , classicamente .

Le belle scene di massa sono  perfette  e ricche di personaggi , fino al tragico finale dove , come un tempo , praticamente si muore cantando tutti  in piedi .

Ma il miracolo primo sta nella grande orchestrazione di Pappano : incalzante e precisa , vibrante allo spasimo , perfetta nel susseguirsi dei temi che si congiungono con rara felicità .

Le voci : credo sia impossibile riuscire a riunire oggi come in questo caso il meglio assoluto sulla piazza , ma un capitolo a parte meritano gli stupendi personaggi minori che qui inanellano il meglio della grande tradizione italiana .

Ma andiamo per ordine : Anna Netrebko al debutto nel ruolo ha una voce possente , sublime , appagante anche all’orecchio più smaliziato , peccato che qualche volta sembra che canti in russo , ma il personaggio le piace e se possibile esagerare direi che dà vocalmente il meglio di sé.

Jonas Kaufmann , se ha perso qualcosa della sua recitazione atletica resta sempre il maggior tenore del mondo in questo momento , la sua capacità di passare dai mirabili filati alle grandi aperture vocali lo rende il bien aimé che tutti vorremmo sempre ascoltare.

Ludovic Tezier é nel suo massimo vigore anche se il personaggio non gli offre grande approfondimento, suo è il boato del pubblico nella grande aria del terzo atto ed  è il classico cantante di cui si apprezza « la canna » con il termine caro ai loggionisti di un tempo.

Una Preziosilla così sexi non conosce rivali : Veronica Simeoni volteggia , fa la danza del ventre , vola in alto tra i ballerini , presente in scena anche come silente maddalena pentita nella scena del convento è veramente una attrice/cantante a tutto tondo.

Il Melitone di Alessandro Corbelli è da manuale , Trabucco di Carlo Bosi ( accentuato il nasale volutamente da Pappano ) fantastico e un encomio al priore della nostra vecchia gloria Ferruccio Furlanetto , ha ancora uno stile e un portamento vocale di tutto rispetto.

Seratona appagante in tutti i sensi , alla fine mi era venuta la voglia di gridare Viva Verdi , seconda parte del report domani da casa .

Notizie dal web

Unknown

 

 

Chi mi dice che Faceboock non è divertente non conosce un mio amico architetto molto spiritoso che oltre ad essere una persona competente in moltissimi ambiti , compreso quello sulle politiche ambientali , si diverte attraverso alcuni suoi siti a segnalare cose molto curiose .

Tanto per fare un esempio ha uno spazio che si chiama “ gli affaroni imperdibili “ in cui segnala le più improbabili offerte , spesso al limite del surreale ,di oggetti che poi in realtà sono veramente messi in vendita  soprattutto in America .

 

Oggi mi è arrivato un suo nuovo messaggio che riporto fedelmente perché lo trovo divertentissimo:  visto il perdurare dei voti inutili del Parlamento inglese si consolida il neologismo da urban dictionary “ to Brexit”, che viene usato quando annunci di andare via da qualche posto , più volte , ma rimani piantato dove sei.

“I have been brexiting from this party the whole evening”.

 

Aggiungo del mio che se qualche inglese d’ora in poi farà dell’ironia sul nostro modo bizantino , arcaico e contorto di fare politica tanto che difficilmente all’estero ci riesce difficile spiegare il perché di tante storte evoluzioni della italica politica , me lo mangio letteralmente.

Devo tristemente aggiungere che siamo riusciti trionfalmente a esportare il made in Italy della moda , la nostra cucina , O sole mio , gli stereotipi del Sud con mandolino incorportato e ahimè anche la mafia.

 

Non avrei mai immaginato che saremmo riusciti anche nell’intento di ridurre a barzelletta anche la secolare serissima politica britannica.

Il mio amico , interpellato se potessi usare il suo messaggio sul mio blog  nell’autorizzarmi mi ha anche correttamente informato che non l’ha inventato lui .

Questa è una cosa che già circola in rete.

 

Per oggi passo e chiudo , la perfida Albione mi attende.

 

 

Un ricordo personale

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Leggo sulla stampa di oggi che venerdì ci sarà un concerto a Roma per ricordare il grande storico della musica Mario Bortolotto .

In quella occasione uscirà anche un libro per ricordarlo , anche se leggo che ahimè la diffusione é fuori commercio.

Sono andata subito a riprendere in mano uno dei suoi libri , difficili e bellissimi che mi hanno molto accompagnato durante i miei anni di ascolti musicali.

 

Ho ripreso l’Introduzione al Lied romantico e credo che per riuscire a leggerlo mi siano serviti tutti i tre anni di studio del tedesco.

Lo rileggo qua e là saltando come se attraversassi un ruscello sui sassi, è molto difficile leggere la prosa colta fino all’inverosimile del grande studioso , ma quando trovo un sasso che conosco , un momento di riferimento più chiaro per la mia ignoranza abissale, questo mi fa sentire felice.

 

Ho una piccola storia personale con il famoso musicologo : per uno strano momento ci siamo incontrati a Salisburgo , il grande signore veneziano mi ha levato dall’imbarazzo in un momento spiacevole e l’ho voluto ringraziare nell’intervallo , lui camminava appoggiato a bastone e io mi sono fermata a salutarlo ancora una volta : eravamo  ai  Meistersinger.

Mi disse di scrivergli e alla mia richiesta dove avrei trovato l’indirizzo mi rispose sorridento : sull’elenco telefonico.

 

Gli scrissi e lui ogni tanto mi mandava delle deliziose cartoline , per solito di quelle che reclamizzano i programmi di Santa Cecila o del Teatro dell’Opera .

Erano brevi saluti garbati , con una calligrafia minuta e antica , io ho messo le sue cartoline a segnalibro dei suoi libri , ma nonostante vada a Roma ogni tanto non l’ho più reincontrato.

 

Il professore se ne è andato , ma i suoi preziosi scritti li tengo con devota cura , se qualche volta a teatro capisco qualche cosa di più nell’ascoltare di tutto  lo devo anche alla difficilissima , raffinata e qualche volta anche ironica prosa del grande musicologo che ho avuto l’onore di incontrare un giorno al Festival di Salisburgo.

 

 

L’opera in manicomio

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Una cara amica austriaca che scrive sempre in maniera spiritosa sia in tedesco che in inglese e che io leggo …anche su Googlletraslator…ha rilasciato una divertente recensione su una Lucia di Lammemoor a Graz che mi consente di riprendere il discorso sulle messe in scena “ innovative” in generale.

La povera Lucia è spesso vittima di queste performance , a mia recente memoria me ne ricordo due o tre , diciamo così per esemplificare, moderne.

In alcuni casi il risultato è elegante , le idee mi hanno convinto  ( vedi Monaco) , in altri casi un po’ meno .

Ma il discorso lo allargherei al solito su messe in scena belle o brutte.

Intanto l’idea di ambientare l’opera in manicomio di per sé non è poi così originale : spesso nelle opere i personaggi si comportano talmente da matti che  non ci vuole molto a metterli addirittura in un  ambiente adeguato .

Citando a memoria qua e là ricordo una Dama di picche a Firenze , diversi anni fa, poi più recentemente una Suor  Angelica e ora tocca alla povera Lucia che evidentemente ispira molta truculenza e molto sangue .

Ne ricordo una letteralmente affogata nel rosso liquido di tutto il palcoscenico.

Ho dovuto assistere anche a una Desdemona “disturbata” , tanto per restare in tempi relativamente recenti .

 

Ora , se è chiaro che non si possono più vedere le messe in scena “in costume” , specie se accompagnate da fondali classicamente dipinti come le tele pompiers dell’Ottocento , né si reggono più i cantanti impettiti al proscenio , magari a morire letteralmente in piedi , altrettanto non si può sopportare ulteriormente la prevaricazione registica sul “concept”.

 

Devo a una recente visione in streaming l’avere finalmente capito la  “trama” del Boccanegra : eppure ne avevo viste anche di mirabili , compresa quella di Strehler / Abbado ma se avessi dovuto raccontare ad un neofita la storia mi sarei ancora intrecciata sui vari Adorno&Grimadi&Fiesco&Albani…..

Al solito , mi convince la resa drammatica , il recitar cantando , l’emozione finale che è tutta nella musica e che abbisogna di ben poco altro per arrivare al cuore.

 

Un’ultima notazione . D’accordo ,  facciamo tutto in abito moderni : costano decisamente meno e si trova tutto riciclabile nel trovarobato , ma già che ci siamo evitiamo i colori verdino-acidi cari ai costumisti germanici .

C’è la bella soluzione in bianco /nero : uomini giacca e cravatta , donne in tubino . Variazione per extra –large : tutto beige . Garantisco che funziona.

 

Je n’ais pas le temps

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La sera prima di morire in un duello  il giovane genio matematico francese Evariste Galois cercava di rimettere in ordine le carte dei suoi studi che anticipavano soluzioni innovative : poi a margine scrisse . “je n’ais pas le temps”.

Morì giovanissimo in quel duello intorno al 1840, ma la frase lapidaria rimase e ne fu scritto un libro : 13 ore per l’immortalità di Leopold Infeld.

Da quel libro nel 1973 un regista italiano Ansano Giannarelli trasse  un film intitolato “Non ho tempo “ che ebbe anche una versione più lunga in tre puntate trasmessa alla televisione in quegli anni lontani.

 

Non so per quale meccanismo della memoria ( sono strane le concatenazioni mentali) la frase mi è tornata in testa leggendo la lapidaria risposta di Macron a Conte che seguitava a perorare ingarbugliate rivendicazioni sul costo della tratta italiana del TAV.

Non ne ha il tempo , cioè non ci perde tempo con le beghe tutte interne al governo italiano su questioni già concordate e firmate a suo tempo.

 

La lingua francese è tagliente quando vuole , chiarissima : Se il suo conterraneo quasi due secoli fa non aveva trovato il tempo di riordinare i suoi preziosi scritti prima di morire stupidamente in duello ad appena vent’anni , anche il suo lontano pronipote ..non ha tempo da perdere con questi italiani queruli e pasticcioni.

 

Bello schiaffo all’elegante professore di diritto che forse non ha ben compreso il ruolo politico che si trova a svolgere : mica è un cliente da difendere il Governo italiano, anche se indubbiamente lo hanno già comunque pagato bene!

 

Il film , noioso e interessante quanto basta lo si può vedere ancora su YouTube, non era male il cinema italiano di quegli anni ! Una curiosità : uno sceneggiatore era Edoardo Sanguinetti e tra le comparse nella parte di uno studente Michele Placido. Buona visione.

 

 

Il mondo salvato dai ragazzini

 

Unknown

Una vicenda che poteva essere una tragedia orribile , sembra di leggere di un incubo degno di un film americano, persino il Procuratore capo di Milano ha parlato di una sequenza cinematografica  e dobbiamo anche ringraziare la preparazione dei mai abbastanza lodati Carabinieri per questo .

Ma quello che è veramente di grande rilievo è ascoltare i ragazzini che raccontano :

lucidi , antiretorici , consapevoli e svelti di testa come sicuramente non sarebbero stati i loro padri e le loro madri:

hanno fatto sì quello che vedono nei telefilm , ma lo hanno fatto senza retorica e si permettono pure di raccontare senza implicazioni politiche che quel povero matto e quasi assassino urlava anche contro Salvini e Di Maio, senza commentare e senza voler caricare di contenuti polemici le loro testimonianze.

Lo pensavo già , ma ora ne sono convinta : i ragazzini nativi digitali sono migliori della generazione precedente : ho qualche esempio tra i molti nipoti .

Ne sanno molte più dei loro docenti , spesso quel loro digitare con disinvoltura li porta da una rapidità di conoscenze inimmaginabile nel secolo scorso.

Da quello che si può immaginare si capisce che non si sono lasciati andare al panico e bravi anche i professori e la bidella , ma soprattutto loro , i ragazzini di una seconda media ,che non si sono fatti prendere dal panico isterico , ma hanno fatto la cosa intelligente .

L’avranno pure visto tante volte nei telefilm ma una cosa è essere spettatori e una cosa è essere dentro una vicenda cosi al limite dell’orrore.

 

Sperando che la stampa non ci voglia ricamare su più di quello che la storia,che comunque di per sé ha dell’incredibile, senza gonfiarla di retoriche varie.

Vorrei semplicemente stringere la mano ad uno ad uno ai ragazzini in gamba che per superati limiti di età probabilmente non vedrò crescere ,ma che mi danno ancora una volta una qualche speranza per queste nuove generazioni europee.

 

La scomparsa della liseuse

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Notti di insonnia , succede ogni tanto : piccoli problermi di salute e il sonno si allontana.

Una notte , erano verso le tre mi arrendo , riaccendo la luce e mi metto a leggere sperando che il sonno torni  ma la camicia da notte ha le maniche larghe e mi viene freddo .

A questo punto penso che mi servirebbe un indumento arcaico , che da qualche parte nei miei cassetti ci dovrebbe essere .

 

Non lo trovo , chissà in quale tempestosa smania di riordino l’ho fatta sparire , la liseusenon si trova più.

Allora comincio a pensare alla scomparsa degli oggetti , non solo quelli vecchi miei , ma  quelli che proprio non ci sono più perché passati di moda.

Infatti , dopo una ricerca in giro per negozi ho visto solo facce stupite di commesse giovani , letteralente cadenti dalle nuvole .

 

Cos’è questa cosa che cerca signora ? Anche la parola “liseuse” sembra scomparsa dal vocabolario di oggi . Se poi ci aggiungessi magari che la vorrei “mauve” mi prenderebbero per pazza!

 

Piccoli slittamenti del costume , nei film dormono tutti nudi , beati loro , a me verrebbe il mal di pancia e non parlo di film sexi o passionali . No, oggi certamente non va più la papalina per dormire , ma la sana camicia o il pigiama a seconda dei gusti penso potrebbe ancora avere il suo antico fascino .

 

Intanto il riscaldamento delle case è spesso sovradimenzionato , i gas inquinano , le città muoiono di smog , ma pensare a mettersi un sano golfino in più non passa per la mente alle giovani generazioni , quelle per intenderci che hanno quel pezzettino di gamba nuda tra le scarpe e il pantalone.

La caviglia viola fa il paio con la linea di pelle nuda tra la cintura e la felpa . In compenso abbondano le grandi sciarpe pluriarrotolate da cui emergono appena le teste.

 

Pensiero profondo : la scomparsa della liseuse è un segno inequivocabile della mutazione antropologica in corso.

Però qualcosa si muove : la ragazzina che teneramente dice di non portare più la bottiglietta di plastica per l’ acqua a scuola ma ha ripreso ad usare la vecchia borraccia di metallo non risolverà il problema dell’inquinamento ambientale , ma forse dimostra che per gli umani non tutto è perduto.

 

 

 

A proposito di Kovançina

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Leggo della bella edizione di Kovançina alla Scala e so che per tanti motivi non troverò il tempo di andarla a sentire .

Per fortuna un amico gentile mi ha regalato il video di una bellissima edizione con un Giergiev giovanissimo e abbastanza integrale , cosa rara e preziosa .

Lo dico perché fin da quando  ero giovinetta e cominciavo a conoscere anche le opere più rare che si davano al Maggio Musicale Fiorentino associo sempre le grandi opere russe al grande amore ed  entusiasmo che provocavano nella mia mamma , la quale mi spiegava che queste opere erano spesso date in forme più o meno complete e che ne esistevano delle revisioni importanti addirittura fino a Shostakovic.

 

Ricordo in modo particolare , e le associo nella memoria , sia la Kovançina che il Boris Gudonov :mamma era entusiasta quando queste due opere erano in cartellone e mi raccontava le cupe storie di congiure , di delitti e di monaci ascetici , nonche dell’Innocente , la figura che non mancava mai in queste lunghissime opere in cui poi in reltà oltre ai prestigiosi bassi di quegli anni il protagonista vera era il popolo russo , anzi come mi spiegava la mamma , la grande anima russa.
Boris Kristov, bulgaro e Nicola Rossi Lemeni , italiano a metà erano i grandi amori della mamma , anche a casa risuonavano le arie suggestive ed esotiche di queste immense e lunghissme opere .

Personalmente non ero ancora nella fase delle opere corali , amavo di più le storie del melodramma italiano ,ma queste due opere , forse proprio perché legate ad un insegnamento che aveva del didattico le amo ancora di un amore direi filiale.

Allestimenti cupi , con pesanti costumi , storie che potevano essere date anche in ordine sparso , da qui i tagli spessi ingenerosi che subivano spesso sono comunque restate nel mio cuore .

Qualche anno fa , a Monaco di Baviera un Boris strepitoso in abiti moderni mi era volato in un attimo , poi un amico colto mi aveva fatto notare che mancava addirittura un intero atto , ma la congiura finale c’era tutta e soprattutto c’erano le grandi voci che ancora oggi servono per cantare queste opere bellissime e sono ovviamente di cantanti di origine slava.

Sempre a Monaco anche una Kovançina che  passa con una certa frequenza su Classica , ovviamente non ci sono mai i pesanti costumi d’antan , le musiche però hanno la stessa grande suggestione e se non si rappresentano più le cupe corti degli Tzar ci sono lo stesso le grandi tragedie  di un popolo che aveva trovato in Mussorsgki e nei suoi amici della preziosa cinquina ottocentesca i cantori per ricordarne la triste e secolare storia.

 

 

 

 

Sliding doors

 

Stamani sulla stampa un trafiletto . Un ignoto signore greco ha messo in rete il suo biglietto aereo di un volo che ha perso per pochi minuti : il volo Ethiopian arlines che si è infranto a terra dopo sei minuti di volo.

I giornali hanno parlato e anche molto ,in maniera giustificata , di chi era su quel volo : un ritratto di un mondo bello , preparato , di persone che si impegnavano per il futuro di tutti noi .

Ma di quel’anonimo signore che il volo lo ha perso non sappiamo nulla .

Io però una cosa la so e avrei paura per lui . in certi casi quello che è certo è che con quella casuale mancanza di incontro con il destino si è giocato il Jolly, difficile che gli ricapiti ancora.

 

Lo dico un po’ per esperienza personale , un tempo una persona a me carissima e vicina fu fortunata : cadendo da cavallo e rompendosi letteralmente l’osso del collo fu operato con grande perizia da un chirurgo che praticamanete passava per caso e per breve tempo in un ospedale periferico .

Il chirurgo poi volò per lidi più importanti , il traumatizzato fu rimesso miracolosamente in piedi , fine della prima parte del racconto.

Qualche anno dopo il quasi miracolato si ammalò misteriosamente : non riuscivano a trovargli niente di vistoso nei suoi disturbi , lo stesso ospedale periferico ci perse  molto tempo e studiare e quando fu troppo tardi l’ex fortunato , per una sorta di incidente di percorso , passò a miglior vita e non era ancora tanto vecchio da non essere ancora , come si usa dire , ben presente nella società .

Ma il suo Jolly se lo era giocato qualche anno prima …

 

C’è una corrente di pensiero illustrata da uno psichiatra che si chiamava Georg Groddeck e nel suo libro intitolato “ il libro dell’Es” cerca di dimostrare che un certo signore non  aveva preso un certo treno poi deragliato perché un realtà non voleva morire .

Tesi curiosa e affascinante perché allora vorrebbe dire che in destino non è un capriccio del caso ma nasconde una nostra inconscia precisa volontà.

 

Io non ho risposte sicure anche se un convincimento  ce l’ho e mi rifaccio a Lorenzo de’ Medici : “chi vuol esser lieto sia , del doman non v’è certezza.