Liù e la compassione

C’era da immaginarselo : è finalmente uscito il cd di Turandot e già su Youtube se ne possono ascoltare praticamente tanti brani da rendere l’ascolto quasi completo.

Ma la perla vera non è il “ Nessun dorma “ così originale e diverso dal canto declamatorio di tanta tenorile passata memoria.

L’ascolto prezioso è il tenero “Non piangere Liù “, specie se paragonato all’ascolto di quel precedente milanese contenuto nelle arie pucciniane.

La voce si fa più intima , l’espressione  ravvicinata : si sente nel respiro più lento la pietà verso la piccola schiava e una specie di testamento nei confronti del padre.

Non è un principe felice Calaf neanche quando , quasi contro la sua volontà entra nelle spire di un destino che vedrà una vittoria che niente avrà di trionfale.

Nell’indimenticabile serata romana che ha chiuso la registrazione scegliendo l’integrale chiusa di Alfano senza i taglia consueti si arrivava al finale luttuosamente trionfale : se da un lato si afferma che l’opera finisce dove fu interrotta dalla morte di Puccini : a questo punto il Maestro Puccini è morto ,come disse Toscanini interrompendo la prima scaligera, abbiamo invece ascoltato nel trionfo finale voluto da unPappano straordinario il segno di una fine più vasta , è l’opera italiana che muore in un’enfasi amorosa che porta in sé i segni di una conclusione perdente.

Turandot si arrende al destino di donna sul cadavere di  Liù, Calaf conosce l’inutilità di un trionfo .

Non ci sono vincitori nel canto di Kaufmann , il suo Calaf mi ricorda da vicino il suo Tristan,  l’ho sentito come un eroe stanco che cammina verso un destino nuovo lasciandosi alle spalle una scia di abbandono e dolore. 

Credo che le parole in esergo che scritte Puccini sulla partitura 
“ eppoi Tristano” , l’intelligente tenore le avesse decisamente in mente.