Götterdämmerung

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Siamo arrivati alla fine : l‘eroe  puro soccombe , il lungo racconto dai mille significati si chiude . La mastodontica impresa di Wagner , il suo superbo tentativo di raccontarci il mondo finisce amaramente .

Mi domando quanto il Nazismo ci abbia trovato di trionfale in questa fine cosmica . Siegfried simbolo della pura razza ariana ?

Più mi addentro nelle pieghe della storia e più scendo negli abissi dell’animo umano.

Solo Bruhnnilde „Erlösung durch Liebe „ si purifica correndo verso il fuoco con il cavallo Grane, fin qui Feuerbach poi con la lettura del mondo „come volonta‘ e rappresentazione „ Schopenhauer non ci offre molte speranze .

L‘Anello deve ritornare al Reno , la Wille, la volontà è questa . Del resto ce lo aveva già detto Erda : Alles was ist , endet.

Amare parole ‚ ovunque volgiamo lo sguardo sul mondo civilizzato riconosciamo la tendenza a degenerare della razza umana‘ ….e non sono parole mie ! è  una lettera di Wagner.

Ma il fiume che  torna a scorrere ci dice   di una fine e una rinascita continua , questa è la speranza della musica, anche se Alberich nonostante tutto vive e allora siamo di fronte ad una sorta di  filosofia ciclica : il male precede , si spegne e di nuovo sopravvive alla Storia stessa.

 Nel rogo del Wahalla cosa possiamo leggere ? Tutto e il contrario di tutto .E forse questo è il fascino di questa musica infinita.

 L‘ultima serata dell‘allestimento monacense chiude in bellezza . Viste in prospettive le tre giornate più  il prologo diventano un unicum molto positivo .

Grande , grandissimo Kiril Petrenko alla guida di un‘orchestra perfetta in tutte le sezioni .

Trionfo per Nina Stemme , stasera veramente bendetta dagli dei , anche il Sigfrido di Stefan Vinke che mi aveva lasciata un po‘ perplessa la sera del Titelrole , stasera è  stato ineccepibile.

Di grande livello l‘Hagen di Hans Peter König come la Dammerau nel doppio ruolo di una Norne e di Waltraude

,bravo come al solito Markus Eike , Gunther.

Di altri avevo già scritto via via , ma devo dire che un Ring dato con una compagnia di canto a questi livelli forse solo Monaco se lo può permettere oggi.

 L‘allestimento sottotono della prima serata ha avuto un andamento in crescendo fino alla intelligente e stimolante chiave di lettura dell‘ultima serata , di sicuro scenograficamente la migliore di tutte .

Ben risolti alcuni momenti topici ,in maniera originale e senza forzature stranianti., su tutti la morte di Sigfrido , dato come una notizia d‘agenzia tra molti fogli volanti , persone che corrono come formiche impazzite e stranamente ho anche pensato alla morte di un mega-manager.

Mi ero ripromessa di non comprare più i programmi enciclopedici , oltretutto rigorosamente solo in tedesco , ma a questo non ho resistito ,la copertina bruciacchiata ad arte era troppo bella e poi mi servirà di testo per studiarmi ancora un po‘ di questa lingua difficile che ho cominciato a parlare …con la cameriera ungherese e col tassinaro turco.

Vespri Siciliani

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Les Vêpres Siciliennes’ ovvero

Il  Grand-Opera verdiano, di cui tutti conosciamo l’Ouverture e la famosa aria «  o tu Palermo «  ovviamente nella traduzione italiana , quella che anche se non proprio tanto  frequentemente viene data in Italia.

Strano destino quello delle grandi opere francesi di Verdi : il Don Carlo-Carlos , in quattro o cinque atti ha avuto il grande successo che meritava , di questi Vespri oserei dire che il successo è stato decisamente meno grande anche perché forse il libretto non si rifaceva agli amati Shakespeare e Schiller , ma ai buoni librettisti Scribe e Duveyrier  che peraltro lavoravano già ad un precedente rifacimento donizzettiano.

Questa edizione di Monaco poi direi che  non è proprio il  massimo , già vista anche in televisione , pecca di troppa fantasia germanica e osa anche una strana commistione musicale contemporanea per sdrammatizzare il balletto .

Tentativo comunque ampliamente buato , anche se in fondo non era poi così male…

Ma in mezzo a tanto Wagner un tuffo nelle arie di casa è stato comunque molto gradito.

Mi si perdoni ma mi taccio sulla compgnia di canto . Il migliore sicuramente il baritono Petean che aveva anche il grande pregio di cantare davvero in francese , direi l’unico.

Qualche imbarazzo e la solita supponenza di Erwin Schrott che alla fine , meno male, ha ringraziato il suggeritore.

 Ma la serata ha avuto un risvolto imprevisto e piacevole : avendo  intravisto Leoluca Orlando e avendo avuto l’occasione di conoscerlo personalmente tanti anni fa sono andata a salutarlo . Era raggiante e mi ha comunicato con orgoglio che dal pomeriggio di oggi Omer Meir Wellber sarà ufficialmente il nuovo direttore artistico del Massimo .

Con lui il Sovrintendente Giambrone e il maestro Ferro che diventerà Direttore onorario a vita .

Riporto la notizia ufficiale sul blog insieme alla promessa di andare presto a Palermo . L’invito mi è stato fatto formalmente , sarà  mia cura onorare il gesto gradito.

Orlando Paladino

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Come ogni anno durante il Festspiele il Bayerische Staatsoper regala agli appassionati anche uno spettacolo barocco nella suggestiva cornice del Prinzegententheater.

Qust‘anno la scelta è caduta sull‘opera più famosa ( e più rappresentata di Haydn)  , liberamente ispirata all‘Orlando furioso dell‘Ariosto.

Leggo dalle preziose fonti che vado cercando qua e là che ne esiste la versione tedesca intitolata Ritter Roland.

Il libretto fu scritto da Carlo Francesco Badini rimaneggiato da Nunziato Porta e rappresentato la prima volta nel 1782 in Ungheria al Castello Esterhaza a Fertöd.

Il soggetto eroicomico mette in scena nei tre atti canonici le avventure e sventure di Orlando , di Angelica , di Rodomonte , della Maga Alcina e del servo Pasquale , una ennesima variante di Sancho Panza .

 Questa rappresentazione , sotto la bacchetta di uno specialista del genere, Ivor Bolton , che non fu tanto apprezzato recentemente a Roma nel Requiem di Rossini e che invece qui ho avuto modo di apprezzare tante volte è veramente di un divertimento unico.

Si ride e si ascolta una musica preziosa che però senza tutte le trovate sceniche che si susseguono senza sosta potrebbe rivelarsi ad orecchie non aduse leggermente ripetitiva .

 Invece …invece quando si ha sottomano Haydn nella sua opera probabilmente più felice ( non a caso anche la più eseguita tuttora) e una regia provocatoria quanto basta tutto diventa magicamente velocizzato.

La trovata maxima è quella di avere ambientato tutto in un cinema anni cinquanta nel quale si da un film muto ovviamente in bianco e nero con le didascalie classicamente incorniciate ,

Ma questo non basta  : prima del film c‘e il film che racconta le storie dell‘operatore piuttosto porno , del gestore sporcaccione , della cassiera e della servetta giovinetta vezzosa.

L‘inizio clamorosamente osé ci porta poi nella storia della storia : il film ovviamente è intitolato Angelica e Medoro , il tutto viene raccontato su due livelli , in primo piano il cinema , sullo schermo la storia In costume, ma l‘osmosi veloce tra i due  livelli serve a velocizzare il racconto .

I cantanti si travestono praticamente a vista , gli attori muti ma fondamentali per realizzare un plot narrativo nel plot classico ariostesco sono diretti magistralmente .

Il regista ,da tenere d‘occhio , si chiama Axel Ranisch che si è fatto intervistare con il gatto voluttuosamente accarezzato in grembo è decisamente geniale .

Cantanti e attori stanno al gioco , si ride molto , le tre ore volano, la musica ne viene esaltata al massimo .

Abbiamo già  Masetto e Zerlina , abbiamo già una sorta di Calalogo cantato dal servitore , Mozart seguiva una strada già ben tracciata e qui lo sentiamo benissimo.

Direi che cantanti e attori vanno citati tutti a cominciare dal bellissimo Rodomonte di Edwin Crossley-Mercier che canta ,balla e recita pure …il Pasquale di David Portilllo , Orlando ridicolo di Mathias Vidal , Medoro di Dovlet Nurgeldiyev , Angelica Adela Zaharia , Alcina  Tara Erraugt, Eurilla Elena Sancho Perez , tutti cantano benissimo in italiano , tutti padroneggiano perfettamente la lingua ..ma di italiani non ce n’è nessuno !

Un plauso notevole alla coppia di attori Gabi Herz e Helko Pinkowski ( una specie di Bobo in carne e ossa).

Che dire , queste cose così fa rabbia non pensarle anche a casa nostra , veramente in questo caso lo dico con un po‘ di amarezza.

 Passare il Brennero farebbe bene a pubblico e critica , si eviterebbero cantonate clamorose.

Foto di Angelo Capodilupo

Siegfried

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Dopo il tempo del Mito dell‘Anello e il tempo della tragedia della Walkiria con il Sigfrido entriamo nel mondo della fiaba . Ci sono tutti gli ingredienti : Il biondo ragazzo che non conosce la paura , gli uccellini che parlano , il drago , la fucina del nano ,e poi il viandante misterioso , gli enigmi da sciogliere.

Di tutta la Saga Sigfrido è sicuramente la pagina più ostica e forse per questo quasi mai rappresentata singolarmente .

C’e in effetti un cambio di registro tra il secondo e il terzo atto , l‘autore letteralmente gira pagina e questo finale  altro non diventa che il prologo all‘ultima giornata la quale  non a caso si apre sul viaggio di Sigfrido sul Reno.

Del resto Wagner lo aveva detto …lascio Siegfried nel bosco ….

Che però  prima di uccidere il drago si era chiesto : doch heise mich das : har der Wurm ein Erz ? ( mi chiedo se il drago ha un cuore …) ed e‘ attraverso il sangue  di quel cuore che Sigfrido capirà un nuovo linguaggio ma gli verrà anche detto : ora guarda chiaro , vedi come finisce…..

 Un terzo atto musicalmente strepitoso che anche in un allestimento tutto sommato modesto e anche un po‘  datato con un primo atto di una bruttezza quasi imbarazzante si riscatta per la musica travolgente , per questa orchestra mirabile che sotto la guida dell‘incredibile piccolo uomo magico diventa uno strumento unico , una massa compatta e al tempo piena di raffinatezze quasi cameristiche.

Si capisce bene che tredici anni non sono passati invano , ogni tanto affioravano qua e là nella lunga prolusione di Wotan accenni a momenti di Hans Sachs e nel finale travolgente d‘amore sappiamo che Tristano è passato di lì.

 Grandi interpreti , tutti dalla perfetta vocalità wagnerina . Il riassunto  lo farò alla fine …..stasera vale la pena di ricordare quelli che ci perderemo per strada : Mime di Wolfgang Albringer-Sperrhacke , l‘ Erda della solidissima Okka  von der Dammerau, Fafner di Ain Anger che si giova forse del momento scenico più suggestivo , l‘apparizione del Drago.

 Non sono in grado di apprezzare ( o meglio di stigmatizzare ) l‘ironia antiebraica dell‘eloquio di Mime mentre ho capito bene la tristezza del saluto di Erda che ritorna nel suo eterno sonno., il suo fallimento presago della fine del tutto mi ha provocato quel brivido in più che scandisce la fine non compresa di Wotan.

Non riesco a parlare serenamente di Stefan Vinke . So che il ruolo è impervio ma scenicamente sa solo ridere da grullo e roteare la spada . Francamente davvero un po‘ pochino.

 

 

Ripensando Siegmund

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Ho capito di trovarmi in una serata eccezionale via via che la musica mi entrava nel cuore. Riflettevo e aldilà della meravigliosa performance del Met di tanti anni fa stavo realizzando che in forma scenica la Walküre  Kaufmann non l‘aveva più cantata.

C‘era stato il classico bidone a Baden Baden ma mi era stato giocoforza consolarmi. Oltretutto era in forma di concerto e poi Ghiergiev e compagnia non erano da buttare …ma…

Cosi appena ho cominciato a sentire questo Siegmund che attaccava il Winterstürm come un Lieder ho cominciato ad inabissarmi in una forma di miracolo musicale.

Il trittico: Kaufmann, Kampe, Petrenko, una miscela magica.

Perché il miracolo si è compiuto anche per la Kampe che è brava , ma così intensa non l‘avevo sentita mai. Lo stesso è avvenuto nel duetto del secondo atto con la Stemme : il dolore composto del giovane Sigmund che accomoda la coperta sotto il capo della compagna sfinita, il suo cullarla dolcemente non sono note di regia, se le inventa da solo ed è pure bravo a piegare la coperta !

Il suo gesto sicuro ( lo avevo notato tanto anni fa nella Traviata di Parigi ) lo rende di una manualità e di un realismo incredibile.

Aggiungiamo un direttore “mago” , sollecito ad accompagnare le voci senza mai coprirle e il miracolo è compiuto.

Una serata unica , forse pure irripetibile, perché Siegmund è suo, come non lo sarà mai Sigfried, come non lo è stato a suo tempo Pinkerton.

A Kaufmann piacciono i perdenti vittime affascinanti , anche per questo suscita tanto amore in tutte le donne che lo seguono nel mondo…

Foto di Christine Cerletti

Die Walküre

 

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Delirio per i biglietti , mi verrebbe voglia di avvisare che comunque Siegmund muore alla fine del secondo atto ….intanto piove ,piove , piove.

Una domenica triste per i turisti incartati negli impermeabili trasparenti , Monaco oggi non è nel suo aspetto consueto , ma abbiamo anche la seconda giornata della Tetralogia : per i melomani wagneriani è come se ci fosse il sole.

Sono passate le Ere , siamo passati dall‘Urzeit di prima del tempo al tempo degli umani , nella capanna di Hunding arriva un fuggiasco accolto con timore dalla moglie -schiava Sieglinde.

Siegmund non si presenta col suo nome e il suo racconto narra di fughe , di violenze , di una stirpe di lupi.

Questo primo atto è forse la pagina  più facile e più romantica dell‘intero Ring , dal momento del riconoscimento dei fratelli-amanti si costruisce il futuro della storia…

Winterstürm….fino all‘appello al padre e all‘estrazione della spada Notung dal frassino è un crescendo di avvincente bellezza .

Mentre i nostri amanti fuggono da Hunding e dalla loro colpa la storia cambia : arrivano le Walkirie , guerriere figlie di Wotan , ma prima di loro arriva anche anche Fricka , la dea madre che ha qualcosa da chiedere al suo non fedelissimo consorte .

Ammantata di moralismo chiede il sacrificio del Welsungo Siegmund e viene incaricata del triste incarico la figlia prediletta di Wotan :Brünnhilde.

Questa sarà la parte dura da accettare per la Walkiria ribelle , la storia la sappiamo e al padre non resta che punire con dolore l‘amata creatura .

Ma che la racconto a fare la storia ?, Wagner aveva la mano veloce e felice  , l‘opera sembra addirittura più corta .

 

Quello che invece vale la pena di raccontare è questa Walküre in più , una replica sola di un allestimento non nuovissimo , ma c‘e il mago della lirica : un Kaufmann benedetto dagli dei , tutto si galvanizza attorno a lui e il duetto d‘amore con Ania Kampe diventa una pagina irripetibile .

Anche il suo rifiuto di lasciare l‘amata Sieglinde , giocato con tenerezza sul corpo addormentato della sorella-sposa è  una pagina musicale da brivido , credo di avere assistito ad una serata indimenticabile.

 

Allestimento non memorabile , ma tutto sommato in linea con l‘altissima qualita‘ di Monaco , salvo una pericolosa scivolata sulla cavalcata delle Walkirie , credo che l‘intento fosse di sdrammatizzare la pagina troppo nota . Il risultato provoca le ire del loggione e non solo.

Tutti bravi , credo che la più in forma fosse la Fricka della Gubanova ; la Walküre Stemme ha cominciato con qualche problema , poi si è ripresa  e  il seppur bravissimo Wotan di Wolfgang Koch ho pensato per un momento che ci lasciasse le penne!

Ottimo anche il sicuro Hunding di Ain Anger e soprattutto la magica direzione dell‘incredibile Petrenko alla guida di questa orchestra perfetta , in tutte le sezioni.

Ho letto che probabilmente in vista dei suoi prossimi prestigiosi impegni questa sarà la sua ultima direzione del Ring

 Francamente sono molto contenta di esserci.

 

Ps. Wagner era veramente sadico ,secondo me  lui i cantanti li voleva far morire in scena…viste le acrobazie musicali a cui li sottopone ….ma non aveva fatto il conto su Jonas , chissà come gli sarebbe piaciuto!

Der Ring des Nibelungen

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Prima di affrontare il Ring penso sia utile ricordare la nascita del testo letterario ed anche la lunga gestazione dell’intero ciclo che Wagner ha affrontato nel tempo della sua vita , attingendo a fonti disparate  e con la solita megalomane consapevolezza di creare qualcosa di immortale.

Comincio’ a scrivere il suo Rheingold nell’ottobre del 51 fino almarzo ‘52.  Walküre dal novembre  51 fino al luglio successivo. Sigfried praticamente in contemporanea e un abbozzo del Mito dei Nibelunghi lo cominciò addirittura a Dresda nel 48 , tutto fu finito a Zurigo nel dicembre del 52 . Lo pubblicò poi in 50 esemplari nel febbraio del 53.

Incredibilmente varie le fonti , ma fino a quel momento il suo intento era la rappresentazione di un mondo sociale pre-marxiano e si ispirava ad antiche fonti facendo anche riferimento alle Rune , alla Edda di Snorri.

 La musica del prologo la inizio‘ nel novembre successivo fino al gennaio , la partitura fu pronta il 28 maggio 54.

Velocissima la creazione felice della Walhüre : dal giugno al dicembre del 54.

Poi iniziò Sigfried nel 56 e si fermò alla fine del secondo atto . Scrisse allora : lascio Sigfied nel bosco….

Cosa gli era successo? Aveva incontrato Schopenhauer e la sua filosofia , l‘onnivoro geniale non sapeva o voleva andare avanti.

Nacquero così , direi ironicamente , nel frattempo il Tristano e i Meistersinger , quando riprese il grande progetto sapeva che il mondo sarebbe vissuto sulla distruzione dell‘antica morale , riprese e fini‘ Sigfrido e la chiusura con la fine del mondo dei vecchi dei che  avvenne nel novembre del 1871.

Tutto questo lo scrivo non per sfoggio di piccola erudizione , ma per capire meglio quanta strada ha fatto il Ring prima di arrivare a noi nella sua forma conclusa.

Vengo quindi alla rappresentazione di Monaco : il Vorabend , prologo si apre sulla magica nota fissa : il mi bemolle grave : la musica prima della musica .

Siamo nel tempo prima del tempo ,l‘Urzeit , il mondo dei Giganti e dei Nani , vi si aggirano gli Dei , ancora non ci sono gli umani e in un groviglio di intrighi e inganni in realtà si raccontano perfidie e delitti .

Le figlie del Reno proteggono il loro prezioso oro che Alberich ruba , Wotan con la sua lancia ricavata dal sacro frassino vorrebbe tutto il potere, Frika sua moglie vuole la liberazione della sorella Fraia , dea della bellezza e dell‘amore che è prigionieradei Giganti e potrei seguitare a raccontare ma …

Questi dei in scatola che si muovono in un non-luogo in abiti moderni , con l‘intento ,credo,  di esaltare il lato borghese delle loro gesta non mi convincono . Mi manca la rocca , il Reno , Alberich che si trasforma inrospo e in drago mentre Donner in grisaglia si aggira con un anacronistico martello in mano.

L‘unico momento suggestivo visivamente è la rappresentazione della fucina di Mime e decisamente convincenti Fafner e Fasold sulle loro montagne di corpi.

Mi accorgo di pensare che in fondo gli elmi e le corna qualche fascino lo avevano anche se la celeberrima messinscena Chéreau-Boulez ne fece per sempre piazza pulita e segnò la svolta dalla quale ovviamente non fu più possibile tornare indietro .

Mi rendo conto che oggi non sia facile affrontare questa immane, faraginosa vicenda su cui tanti filosofi e musicologi  hanno versato fiumi d‘inchiostro ma la strada intrapresa con questo Ring non mi convice del tutto.

Diverso e magico il piano musicale : Petrenko riporta tutto ad un magico fluire incantato da cui emergono tutti i temi che costruiranno la Tetralogia , le voci di un livello altissimo ne fanno una produzione di grande livello . Si segue il racconto affascinati dalla perfezione dei suoni : i Leitmotiv affiorano e si perdono senzasoluzione di continuità ,questa direzione ci regala un Wagner scarnificato e forse più pulito, sicuramente privo di vezzi e vizzi cui altre rappresentazioni ci hanno abituato.

È per me il vero pregio di questa prima serata , il cammino che ci attende mi incuriosisce molto , mi perdonino i miei scarsi lettori , di tutti gli interpreti grandissimi parlerò in seguito.

Per ora gli dei si avviano verso il Wahall con il loro carico di colpe e vaticinii, mi serve una birretta per mettermi al tavolo per parlarne con  gli amici.

 

Un biglietto aereo

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Chissà se assomiglia di più a sorriso o a una stretta del cuore quello che mi ha provocato il  foglietto caduto dal libro.

Lo raccatto e con  stupore mi accorgo che è un biglietto d’imbarco: Mumbai –Varanasi  .

Leggo anche la data , gennaio 2003. Una vita fa.

Ho sempre l’abitudine di usare le carte d’imbarco come segnalibri , me ne sono trovate diverse di strane ed esotiche nei miei libri . Una volta  ne trovai una in cirillico , memoria di un viaggio per un volo interno in Unione Sovietica , viaggio nel tempo e nello spazio viene da dire.

Il libro che cercavo non era quello da cui il libro è caduto ,non mi ricordavo assolutamente di averlo portato in viaggio ,anzi addirittura non mi ricordavo di averlo letto!

Però quello che ricordo grazie  quella carta d’imbarco così leggera che mi è svolazzata tra i piedi è l’odore di fango e latrina che saliva quando ancora era notte e non ancora l’alba dalla molle terra nella quale i miei piedi affondavano mentre mi avvicinavo ai Ghat , le scalinate del Gange.

Fu quella notte che amai violentemente l’India mentre salivo sulla barca , i lumini in mano abbandonati in preghiera nelle acque limacciose della grande madre Ganga.

C’era anche l’odore delle pire e il fumo del crematorio comunale (  farsi cremare lì costa meno)  eppure io ne ho riportato un ricordo insieme violento e di pace.

 

Era il mio secondo viaggio in India , avevo pianificato di farne un terzo e forse un quarto , poi la mia vita ha preso altre strade e non in senso metaforico.

 

Riprendo la ricerca del libro al quale sto dando la caccia , ne ho troppi e non sono mai stata capace di farne una seria catalogazione , vado a occhio , stanza per stanza e non sempre trovo quello che cerco.

i libri hanno questo di bello , li trovo qundo smetto di cercarli , ma spero sempre che tra le pagine svolazzi giù una carta d’imbarco.

In questo tempo di foto continue vale molto di più la sensazione della memoria : E’ proprio il  caso di dire l’attimo fuggente.

 

 

 

Kaufmann e Anita nel bosco

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Se non fosse stato per tutta quella saga dei Nibelunghi che mi ero organizzata di andare a sentire un salto a quella specie di  anfiteatro hitleriano che è la Waldbühne un salto ce lo avrei fatto .

Anche se a me di sentire le canzoni italiane della Dolce vita non mi interessava proprio ( ne avevo anche detto malissimo del Cd omonimo)   Ma l’idea di ritrovare Anita mi attirava e poi non doveva essere male questa serata berlinese ….ma arrivare a Berlino e vai a sapere come si arriva alla cavea …insomma : ho risparmiato e l’ho visto sul satellite , quello che offriva la ZDF , più i ritagli generosi di Anita gia’ abbondanti sul web.

Il concerto è iniziato abbastanza a freddo , letteralmente . Mica facile per dei cantanti abituati al buio delle sale e alle luci teatrali improvvisare davanti a tutta quella gente incartata negli impermeabili  il duetto tra Santuzza e Turiddu e forse il momento migliore è stata l’uscita ..teatrale di Kaufmann che riesce sempre a ricrearsi il ruolo anche …a freddo.

La sua voce morbidissima e magica però non mi basta .Mi accorgo di pensare piuttosto a quando fa presto a ricrescergli la barba …l’otto il Parsifal era glabro .

Poi piano piano scende il buio e il pubblico scompare mentre Anita mi regala forse il momento più magico della serata : il suo omaggio a Dalla è da brividi , abituata a frequentare anche il  jazz ci regala un Caruso straordinario

Direi che il meglio della performance è  nei bis : in crescendo : ovviamente ai berlinesi  piacciono le canzoni napoletane , la voce di Jonas ha quel fascino buio che seduce le attempate kaifmaniane doc .

A me tutto sommato ha divertito il Volare col fischio finale e … perdono e pietà per gli arrangiamenti .

Spengo la tv contenta : ho un appuntamento a Monaco con Sigmund , io ci sarò, spero che sia anche lui.

Messaggio in bottiglia

 

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Non avrei mai creduto di sentirmi così estranea nel mio paese.

Lo so che il mio blog dovrebbe parlare solo di musica , di cose belle come libri e  teatri ma quando la mattina non riesci neanche più a sfogliare i giornali , quando la visione di un telegiornale provoca solo crisi di panico se non di rigetto allora significa che la vita in Italia per persone mediamente accolturate diventa quasi impossibile.

Non passa giorno che il ministro del terrore ne studi una nuova per  farmi vergognare del mio paese , non passa giorno che quell’altro povero ex-muratore-barista –stewart non rivendichi a proprio onore tutti questi fallimenti lavorativi come una collana di benemerenze.

 

Gli fanno seguito tutti i miracolati di questo parlamento , a nostra vergogna i più pagati d’Europa , a cercare di emularli .

I ministri , i sottosegretari impreparati mediamente anche a fare l’amministratore di condominio ( mestiere ben più qualificato e difficile del loro) a dire castronerie e , quel che è peggio a cercare di tradurle in leggi che nella maggioranza dei casi , quando sono valide , ci sono già o se per caso sono inventate ex nuovo sono prive di ogni connnotato di civiltà.

 

Perle su perle comportamentali e ci si mette anche quella borgatara della Meloni a dire che bisogna abolire il reato di tortura , ma lei è fascista dentro e con un piede dentro e uno fuori dalle stanze dei bottoni studia il modo di giustificare la sua presenza-assenza dalle medesime.

 

Sinistra , se ci sei batti un colpo! Belli e solidamente occupati a farci del male da sempre adesso il nostro masochismo arriva anche come bava strisciante sui social.

Vivo in una piccola isola felice dove un sindaco donna ,pragmatica quanto basta è riuscita nel miracolo di restare al comando di una giunta di gente perbene e si è ben guardata dal chiamare gente da Roma durante la campagna elettorale tutta basata sulle cose concrete che è riuscita a fare per la nostra città .

Ora la portano a spasso come la madonna nelle processioni , ma già i cosiddetti compagni sempre scontenti si fanno reciprocamente il pelo e il contropelo ….. ben altristi alla Veltroni.

Per fortuna il presidente della Repubblica , ultimo baluardo di buon senso e civiltà ci salva dall’ennesima figuraccia di fronte al mondo .

Mi domando però di quale mondo : quello dove i più livorosi ministri degli esteri si autodefiniscono “ volentierosi” nel volere chiudere frontiere e confini : non si ferma l’acqua del mare con le mani , non si fermano i grandi fenomeni migratori biblici che ci aspettano.

E non sarà neppure quel ridicolo americano ( con la faccia da bassa- Baviera dei suoi nonni) che peraltro si autodefinosce “genio” a fermare i fermenti che per fortuna seguitano a circolare nella vecchia Europa .

 

Io forse non vedrò il crollo dei populismi , ma sono certa che avverranno, mi raccomando ragazzi studiate , imparate le lingue , viaggiate , il mondo si salverà.

 

 

 

Parsifal in livestream

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Doverosamente , da wagneriana doc mi sono messa davanti al computer per risentire e rivedere il Parsifal in livestream da Monaco.

Come ogni volta mi accorgo quanto sia diversa la visione rispetto a quella dal vivo e piena di diverse sollecitazioni.

Comincio da quelle positive : meraviglioso potere vedere Petrenko dirigere, sul suo viso passano le emozioni , la gioia della condivisione con l‘orchestra, scompare la sua timidezza e lo si vede  nella nudita‘ del grande interprete.

Estremamente interessante la posizione degli strumenti , Petrenko sposta le masse orchestrali realizzando effetti di una sonorità  diversa , anticonvenzionale . Si e‘ detto di una direzione cameristica , attenta a non coprire mai le voci , si e visto come i cantanti siano soggiogati dal suo gesto . Gentile e sorridente trasmette amore in ogni suo sguardo  sicuro.

 

Resta invece a mio avviso estremamente problematica la visione buia , apocalittca , di Baselitz.

Non mi ha convinto a teatro e confermo la mia idea : un pittore , magari grandissimo non sara‘ mai uno scenografo.

Invece la ripresa televisiva ha messo in maggiore risalto i pochi momenti forti che la caratterizzano la regia:

li cito in sequenza  : il sipario che si cala un momento sul gesto di Gurnemanz che chiude con le mani il volto di Parsifal …du siehst mine sohn ….spazio che diventa tempo visivamente .

Secondo momento forte : la luce accecante della conoscenza dopo il bacio respinto di Parsifal a Kundry , complice anche un ardito stacco musicale che esalta il grido : Amfoooortas ….

Ultima la bella intuizione dell‘ascesa finale dal basso di Amfortas prima e dei cavalieri del Graal poi , a  teatro ero troppo vicina per apprezzarlo

 

Impietosi i primi piani , certamente non è stato cercato nessun abbellimento estetico attraverso le luci , si salva Kaufmann che come lo metti è sempre bello . Non cosi si può dire della grandissima Stemme , che solo nel terzo atto riesce a recuperare un po‘ della sua grazia naturale .

 

Resta comunque  a mio avviso irrisolta la chiave di lettura del capolavoro wagneriano che peraltro  di ipotesi ne offre  tantissime .

Sicuramente il racconto del Parsifal  si basa su di un concetto religioso  : la Mittleid ,la pietà,la compassione appartengono a molte religioni , ma in questa rappresentazione la magia del riscatto , la redenzione non c‘e .

Pietà l’è morta. Parsifal si allontana , oscuro tra la folla , preceduto dal saggio Gurnemanz , sulla scena restano Amfortas caduto sulla tomba di Titurel e , forse salvata , la sagoma abbandonata della povera Kundry.

La luce accecante , macchia informe finale risalta sul diminuendo sublime della musica : finale aperto quanto non mai.

 

 

Arabella

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Uno spettacolo elegante , una strepitosa Anja Harteros , un’altra conferma della qualità eccelsa delle messinscene bavaresi.

Questa ultima collaborazione tra il grande Strauss e l’intellettuale Hofmannstahl si concluse seccamente con un ´ultima lettera di accompagnamento sull’ipotesi del primo atto.

Il giorno successivo , durante un furioso temporale , il figlio dello scrittore si uccideva e il giorno del funerale improvvisamente moriva anche il padre,

Arabella rimase molti anni nel cassetto quasi conclusa fu poi portata a termine da Stefan Zweig , anche se , nel peraltro bellissimo ( more solito ) programma di sala questa ultima collaborazione non è neppure menzionata.

Arabella é una commedia  ma è anche un testo dalle molte letture , come sempre nella visione raffinata del graffiante intellettuale  con una musica altrettanto suggestiva e piena di rimandi straussiani precedenti.

Nasce da un racconto che lo scrittore aveva scritto nel 1910 intitolato Lucidor , poi trasformato in commedia dal titolo «  Il cocchiere come conte « 

Nel frattemp però il testo era già diventato Arabella  , anche perchè il vecchio Strauss voleva testi con al centro forti personaggi femminili.

Si apre sulla frenetica musica che imita il ritmo dello skat , il gioco di carte amato da Strauss e qui messo a commento delle sfortune del padre giocatore conte squattrinato nella Vienna del demi-monde .

Le sue speranze sono tutte basate sull’ipotesi di un buon matrimonio della bella figlia Arabella e per lasciarle tutto il campo di conquista è pure sacrificata in vesti maschili la figlia più piccola…..che coltiva segretamente un tenero amore per uno dei tanti spasimanti infelici della indipendente fanciulla che vive in quella Vienna decadente degli anni già difficili in cui si balla ancora sulle memorie dell’Austria Felix.

Intanto la madre si affida ad una cartomante un pô imbrogliona e si diverte da par suo nelle feste viennesi…

 

Ma entra in scena il personaggio maschile che sconvolge tutti i piani : un rozzo ricchissimo che arriva dalle foreste della Slavonia , vedovo non proprio inconsolabile che ha in tasca il ritratto della bella viennese , la quale da par suo era già  rimasta colpita da uno strano sconosciuto per strada .

La commedia si snoda tra balli ed amori : il valzer viennese è già una languda memoria , eleganze e perdizione , equivoci e travestimenti .

Siamo lontani da Octavian , anche se la sorellina sacrificata ne ricorda là vocalità e il finale aperto , amaro

 e possibilista nel quale la bella Arabella , dopo essersi ritirata delusa dalla mancanza di fiducia del novello amore per bere in solitude un «  bicchier d’acqua » scende di nuovo le scale dell’albergo degli equivoci per tornare dal suo incredulo amore e quando gli si avvicina invece di offrirglielo… glielo butta in faccia .

Novella Marchallin , delusa da ogni reazione maschile , gli canta in faccia : ma io sono così !

Dicevo , lo spettacolo . Raffinatissimo , giocato su rossi e neri che risaltano sulla spirale di scale bianchissime che si snodano come le storie che i nostri personaggi vivono.

Il lento fluire delle persone che salgono e scendono , mai casualmente , sembrano un gioco e sono un raffinatissimo accompagnamento della musica .

Harteros in stato di grazia si dimostra anche una notevole attrice di teatro leggero , credo si sia divertita molto con questa sua capricciosa Arabella .

Un pubblico molto casalingo , pochissimi i giovani ed è un peccato . Un testo modernissimo , facendo i miei conti , siamo vicini al secolo da quando fu scritto meriterebbe molto di più che non l’amore degli straussiani di stretta osservanza.