in piedi , ragazzi!

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Non c’è una data esatta, nessun decreto governativo , nessun atto ufficiale ma un giorno di tanti anni fa , diciamo grosso modo , intorno al ’68 del secolo scorso avvenne che i bambini a scuola cominciassero a dare del tu alla loro maestra.

Per non traumatizzarli, per renderli più amichevolmente vicini alle loro docenti( che già a quel tempo erano perlopiù donne),si disse.

Poi fu naturale che non si alzassero al loro ingresso in classe..erano amici!

Quel bellissimo gesto di rispetto che istintivamente facevamo ai tempi miei,ricordo lo scatto anche all’arrivo di un collega o addirittura della bidella che arrivava portando una circolare con il seguente gesto : comodi,comodi che la maestra gentile ci concedeva si perse nella falsa ideologia sessantottina.

Gli anni passarono e la sana abitudine della mancanza di rispetto nei confronti dei docenti passò dalla scuola primaria alla primaria di secondo grado (credo si chiami così la scuola media oggi) e siamo arrivati alla totale indifferenza all’ingresso dei professori anche nella secondaria di secondo grado.

Nel frattempo però ci siamo persi la storia e la geografia,tanto le informazioni le abbiamo lo stesso sugli smartphone!

Ho letto da qualche parte che gli unici cittadini esentati dal chinarsi davanti all’Imperatore in Giappone siano gli insegnanti, non so se sia ancora così ,ma se anche fosse un’usanza perduta resta il fatto che perlomeno un tempo la tanto frustrata categoria abbia avuto questo particolare privilegio la dice ancora lunga su molte cose.

Negli anni della formazione c’erano e ci sono ancora delle gerarchie da rispettare, la scuola purtroppo non è più lo spazio più importante per indicarle.

Si delega la famiglia, ma i genitori sono già quelli che chiamavano la maestra per nome, quelli che se il figlio viene bocciato fanno ricorso al TAR, quelli che dicono: ci deve pensare la scuola!

Ho letto da qualche parte la timida proposta di reintrodurre il saluto in piedi all’ingresso dei docenti, non so quanto tempo ci vorrebbe per riprendere una così civile e semplice abitudine, però sarebbe già tanto se all’ingresso dei docenti i ragazzi smettessero di chiacchierare tra loro e facessero un cenno qualunque di saluto.

Purtroppo poi penso che ci sarà la vita a far loro sbattere il naso con la realtà del mondo del lavoro.

L’impatto sarà più duro, andrà sicuramente meglio a quei ragazzi ai quali in famiglia hanno insegnato a rispettare i grandi ,al solito la forbice sociale penalizza le fasce culturalmente più deboli.

Questo piccolo retaggio sessantottino visto in prospettiva storica ha fatto più danni di quanto ci se fosse resi conto allora.

 

 

 

 

4 thoughts on “in piedi , ragazzi!

  1. Leggo e penso che tu ti stia riferendo all’Argentina, perché succede la stessa cosa, le famiglie non insegnano rispetto perché non rispettano, qui ci sono madri che vanno e maltrattano gli insegnanti per un brutto voto, il rispetto che viene insegnato è da tempo andato perduto a casa, la scuola riceve il risultato di tutto ciò che non viene insegnato in famiglia, perché non si rispettano l’un l’altro

    • Dai commenti che ricevo , anche sulla pagina Fb mi accorgo con terrore che tutto il mondo è paese….

  2. Mio figlio impazziva davanti alla classe che non ascoltava, communicava in parolacce, rifiutava l’ordine di riporre lo smartphone, e via dicendo. Da un anno ormai lavora in una scuola Montessori e ritrova il piacere dell’insegnamento. La discesa è stata forse più lenta in Australia, ma ormai siamo alla pari.
    Mia figlia è nata appunto nel 1968. Ho ancora la foto del suo asilo nido, Natale 1970, tutti in grembiulino bianco, le femmine col fiocco rosa, i maschietti col fiocco azzurro. Il nostro ultimo Natale in Italia. Le s’è fatto un cavallo a dondolo – “Guarda, Nonno – io sono una cavalluccia!” Si capisce che abitavamo a Siena…

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