la sovraesposizione di Jonas

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Quasi in contemporanea con il fiume di elogi , recensioni e foto puntualmente riversate sui siti a lui dedicati durante le repliche del Don Carlos parigino esce un documentario di più di un’ora sul tenore del secolo Jonas Kaufmann.

Il documentario porta la firma di un noto giornalista inglese e sembra la cronaca di ben due anni di vita artistica del tenore molto bien aimè.

Cronogicamente parte dal successo trionfale del tenore tedesco ai Proms del 2015 e si snoda nell’arco temporale fino ad arrivare alle prove dell’Otello londinese.

Ovviamente essendo inglese gran parte del docu-film parla degli eventi londinesi con exursus cronologicamente saltellanti del Nostro alla partita di calcio all’Alleanz-Arena di Monaco fino al saluto estivo dal Machu Picho.

Un prodotto ben fatto e che forse potrebbe accontentare le migliaia di fans sparse nel globo.

Ammirati testimoni della sua arte si alternano nel formare il coro : sir Tony Pappano, Eva MariaWestbroek , un raffreddatissimo Jochen Rieder e Helmuth Deutch ,l’abituale accompagnatore nella sua specialità liederistica.

Sappiamo così che Jonas si porta dietro i sacchetti di orsetti di Haribo, che è goloso di dolci , che va in visita dal foniatra, che raschia la suola delle scarpe nuove prima di entrare in scena e che torna in camerino di corsa a riprendersi la spada dimenticata del Moro di Venezia ad opera iniziata…ma il documentarista era sempre lì pronto a riprendere ogni attimo di curiosità?

Deliziose immagini private con la sua graziosa compagna sembrano essere l’unica concessione alla sua vita vera.

Molte risate a chiudere ogni discorso ,l’insieme ci da un ritratto così poco veritiero da rasentare l’effetto di una ageografia da rotocalco.

Nessun cenno ad una vita vera. dove sono i tre figli, dov’è la fatica del lungo silenzio dopo la crisi napoletana?

Dov’è quel generoso uomo che anche dopo la fatica di una intera opera si ferma a fare la foto con l’ammiratrice invalida sulla sedia a rotelle che lo aspetta devotamente all’uscita?

Manca totalmente nel documentario l’anima vera di Jonas, manca la sua intelligenza che è la chiave più intimamente vera del suo essere unico.

Ricordo che un giorno un amico giornalista scrisse di lui che era un ossimoro vivente: tenore e intelligente.

Sarò troppo esigente ma questo lato importante della personalità nel documentario inglese un po’ mi è mancato.