Una rinuncia

Mi nascondo dietro la scusa che andare a Vienna adesso , con tutte le complicazioni derivanti dai diversi tamponi da fare , con un viaggio comunque lungo e non semplice  ( mi servono comunque due voli) sia una ragionevole rinuncia .

Ma non è vero : avevo il biglietto per il Peter Grimes , avevo un bell’albergo prenotato , avevo amici carissimi che mi aspettavano , ci rimetto abbastanza rinunciando ma la verità è che a questo punto mi è caduta addosso tutta l’età , tutta la stanchezza accumulata in questi due anni di pandemia.

Per questo il mio blog si è fermato : non scrivo più da giorni , mi sembra di essere in un’anticamera di rassegnazione , per questo sto zitta , credo che sia la prima volta in un decennio in cui non mi ha fermato niente  a essere riuscita a recuperare  tutta la saggezza di cui peraltro generalmente non sono proprio dotata.

Anche la speranza di vedere l’opera in streaming è caduta , ascoltarla in audio con un cantante come Kaufmann non è proprio la stessa cosa anche se ci accontenteremo.

L’opera la conosco bene  ( ne avevo anche parlato recentemente) e non occorre che mi ripeta dicendo che ero molto curiosa di questa messinscena viennese.

Poche sere fa al teatro della mia città per un concerto , (avevo bisogno di musica dal vivo!)  una signora non giovanissima mi ha detto : proprio adesso che avrei potuto andare in giro, curato i figli , fatto il dovere di nonna  con  la libertà dei pensionati a portata di mano non possiamo più girare tranquillamente !

Così ho capito che oltre la rabbia degli studenti costretti a studiare poco e male , la rabbia dei giovani per gli anni di vita perduti , la rabbia dei vecchi che si vedono sottrarre le ultime chances di vita , c’è anche la rabbia di chi ancora non tanto vecchio accusa il colpo e si sente comunque defraudato di un tempo della vita perduto.

Nascosti dietro la FFP2 non abbiamo neanche il diritto di piangere ,

in fondo siamo ancora vivi e dobbiamo comunque considerare  il lato positivo. 

3 thoughts on “Una rinuncia

  1. Cara Adriana, ti leggo qui, e mi pare un “altro di me” meno velato dalla tua (quasi) inesauribile urgenza di spettatrice liberamente ispirata. Ti leggo più volentieri – qui – perchè ci avverto una densa consapevole non retorica presa di coscienza del limite di questo tempo presente. La tua energia è come messa al servizio del lettore per incontrare meglio quella finitudine che tutti ci connota ma che sempre usiamo per denotare (superficialmente) la vita degli altri. Trovo anche una densità di scrittura diversa, di una potenza nuova e illuminante. La tua amica Luisa ti ha scritto “Non mollare”, e io lo reitero ma spostandone il senso proprio sui temi che in questo ultimo post hai toccato. Meno spettatrice, più attrice. Un caro saluto dal tuo Silvano non anconetano.

  2. Adriana, non ti riconosco. Un momento di stanchezza capita a tutti ma la rassegnazione non fa parte della tua essenza. Sono convinta che presto tornerai in forma

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