Riletture

Riprendere in mano un libro letto tanti anni fa e trovarci tutto quello che stiamo vivendo adesso: la vita che si ferma improvvisamente , la sottovalutazione iniziale di un fenomeno “esterno” , le autorità che inizialmente tendono a minimizzare , a nascondere , sicuramente a non capire.

La Peste di Albert Camus è tutto questo e non solo , impressiona l’accettazione inevitabile della peste come evento ricorrente nella storia dell’umanità.

In questo senso assomiglia e in qualche modo è simile  a Cecità di Josè Saramago.

Strano , mi ero fermata al Manzoni , il più facile e vicino alla nostra cultura degli esempi di pandemia , ma in realtà le pandemie sono sempre state uno spartiacque nella storia dell’umanità, ne hanno marcato le ere , ne hanno determinato le svolte epocali.

Gli scrittori ne hanno sempre raccontato lo svolgersi , scavando    nei risvolti minori , nelle pieghe degli animi umani , raccontandoci quanto in realtà noi siamo piccole pedine di un gioco millenario in cui restiamo imbrigliati e contro il quale niente possiamo fare delle nostre banali vite che crediamo di programmare attraverso la nostra volontà.

Colpisce nel libro di Camus il senso del fermo immagine che provoca la consapevolezza dell’essere entrati nel tunnel, poi tutto l’orrore di quello che succede “ durante” può cambiare nella vastità dell’oggi , non cambia però quello che succede nell’animo umano : la peste di Orano era piccola cosa circoscritta , il nostro virus infinitamente microscopico corre veloce in tutto il globo e si è allargato smisuratamente nell’informazione planetaria  ma provoca  lo stesso senso di impotenza negli animi , la nostra pochezza di fronte al male.

Quando ieri col cuore stretto ho chiuso il libro che avevo riletto in poche ore ho pensato tante cose : una banalissima riguarda i ragazzi che faranno la maturità quest’anno : chissà se qualche prof intelligente ne segnalerà la lettura nelle ormai uniche e scarne lezioni , quelle online.

La peste finisce , un giorno qualsiasi , come in un giorno qualsiasi i topi avevano cominciato a uscire e a morire per le strade. Erano ritornati i gatti , segno inequivocabile di vita , come allo stesso modo i personaggi di Saramago che avevano cominciato a non vedere più nulla si erano ritrovati ad un tratto a  riscoprire attraverso la vista tutto l’orrore che avevano passato.

Noi siamo nel mezzo del cammino , questo stop delle nostre vite non credo ci farà cambiare in meglio la nostra vita futura . Tutto tornerà come prima ma niente sarà più come prima se nel ricostruire sulle macerie ci sarà anche  solo la speranza che qualche errore  di un mondo che si credeva invincibile e superprotetto dal male  venga definitivamente sepolto.

La natura che si è ripresa la vita nelle città , le acque che sono tornate limpide ,l’aria che si è fatta più pulita , gli animali che sono tornati tra noi sono segnali che qualcosa in meglio forse potremo ancora rimediare.

Ma soprattutto ci deve restare la consapevolezza della nostra ineludibile fragilità di specie.

2 thoughts on “Riletture

  1. Questa è una delle cose più belle ed intelligenti che ho letto finora sulla (sperata) fine di questa vicenda. Ti posso rispondere? diventa sempre più difficile. Proviamo. Ho pensato anch’io al Manzoni e a Camus, poi anche a Thomas Mann. Morte a Venezia getta un’altro sguardo sulla natura del male.

    • Cara Anne Luise , finalmente il mio blog dovrebbe funzionare davvero . Ho approfittato di questo momento per spendere un pò di soldi e metterlo a posto . Provo con questa risposta a capire se mi legge…

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