O namenlose Freude

 

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Grazie all’ennesimo programma di sala del Fidelio , comprato solo perché la collezione sia per quanto possibile completa , scopro una cosa nuova : l’inserimento della Leonora 3 dopo il riconoscimento degli sposi e l ‘arrivo del Ministro era la soluzione preferita di Gustav Mahler , come al solito una conferma che i miei gusti sono sempre allineati con i miei amori.

Ero partita con la convinzione che sarebbe stato un gran Fidelio , non immaginavo che sarebbe stato senza ombra di dubbio il migliore ascolto nella mia lunga frequentazione di questa strana opera che fu la mia preferita da quando la sentii la prima volta tantissimi anni fa.

Mi domando adesso che ne conosco ogni aria, ogni passaggio , ogni coro quanto ne avessi capito al primo ascolto .

Certamente , data anche la mia conoscenza musicale modesta , non devo averne apprezzato tutto quello che riesco a coglierne adesso che fa parte in maniera totale del mio bagaglio culturale. .

Nonostante tutto questo la lettura che ne ha dato sir Tony Pappano è stata talmente eccezionale da regalarmi ancora nuove scoperte , nuovi arricchimenti.

La capacità di leggere nel pensiero beethoveniano ogni passaggio , di cogliere nello scorrere in ogni momento musicale il pensiero sottinteso , la purezza mozartiana del primo atto ,i richiami evidenti letti con finezza ne hanno esaltato l’esecuzione.

Mi è sembrato che il lungo cammino che ha portato Beethoven alla conclusione del suo messaggio etico e morale sia stato raccontato da Pappano in questa straordinaria esecuzione con la semplicità di lettura che solo i grandi riescono a trasmettere.

La bella orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia conferma il grande livello raggiunto da questa compagine , ormai da considerarsi nel novero delle grandi orchestre d’ Europa e non solo.

Di grande livello la compagnia di canto a cominciare dalla giovanissima Leonore di Rachel Willis-Serensen orgogliosa dietro le quinte di mostrarmi la foto di due gemellini piccolissimi sul suo telefono , due su tre , ha detto con orgoglio.

Direi perfetta la compagine maschile su cui primeggia il Rocco di Gunter Groissböck , seguito dalla sicurezza vocale e scenica di Sebastian Holecek , Pizzarro.

Semmai per me , ma è anche una questione personalissima perché il registro di heltentenöre , riferito a Florestan , non è per me il più gradito , Simon O’Neil nella grande aria di apertura del secondo atto , il vero punto di forza del tenore , non si è neanche preso un applauso a scena aperta  e sì che il pubblico non ne è stato avaro , anzi ha fastidiosamente applaudito anche a sproposito diverse volte , forse a dimostrazione della poca dimestichezza con questo capolavoro.

Deliziosa la Marzelline di Amanda Forsyte , anche con un vestito molto elegante ( rarità nelle forme semi- sceniche ) corretti il Jaquino di Maximilian Schmit e il Don Fernando di Julian Kim , una volta tanto un coreano alto.

Perfetto e prezioso l’apporto del coro , amorevolmente preparato da Ciro Visco che ci domandava compiaciuto se ne eravamo contente . La grande forza di Santa Cecilia è che tutti sono molto orgogliosi dei risultati che riescono ad ottenere , si che ogni orchestrale nel salutare la mia amica si fermava a domandare se ne eravamo rimaste soddisfatte!

Una parola sulla necessità dei dialoghi , arbitrariamente tolti in un famoso allestimento salisburghese. Fanno parte dell’opera , sono prezioso collegamento tra le arie , dimostrano anche la diversa capacità interpretativa degli interpreti .

Del Fidelio non si deve toccare una virgola , è perfetto nella sua gestazione difficile , nei suoi squilibri , nel miracolo del suo messaggio tra i piu alti nel raggiungimento della compiutezza del pensiero illuminista.

Anche tutte le letture “politiche” del capolavoro rischiano di sminuirne il suo valore in assoluto . L’idea del nobile perseguitato dal rivoluzionario folle non aiuta nelle molteplici interpretazioni che nei due secoli se ne sono volute dare .

Se Thomas Mann si chiedeva come fosse stato possibile il successo del Fidelio durante il regime nazista forse la chiave più giusta è quella che lo stesso Beethoven ricercava e lo dichiara nel titolo : Fidelio , ovvero l’amore coniugale . Tra tutte le letture interpretative non ne ho trovata nessuna che esaltasse così chiaramente il ruolo fondamentale della donna .

Gli uomini tutti , buoni o cattivi , sono comprimari . Il protagonista Fidelio , una donna anche fragile ,se è vero che la grande Malibran ne sottolineava le sfumature di debolezza che a mio avviso ne fanno anche di più un grande eroico personaggio.

6 thoughts on “O namenlose Freude

  1. Se la tua conoscenza musicale è modesta,addesso la mia è inesistente.
    Tu sei troppo modesta!!!!!
    Meravigliosa descrizione del Fidelio Bethoveniano!!!!
    Tantissime grazie!!

    • È modesta perché , con mio grande rimpianto , da ragazzina non ho studiato musica . C’era la guerra …la storia è lunga .

  2. Grazie, Adriana! Bellissimo resoconto. Ma sei proprio sicura che non ti piaccia un heldentenor nella parte di Florestan?….

    • La vocalità del tenore tipico tedesco è quella di Klaus Florian Vogt. Non ci posso far niente , non mi piace.

  3. Grazie cara Adriana, per questo bellissimo commento su Fidelio, con il Maestro Pappano, sicuro che sarebbe meraviglioso. Beethoven molto grato.

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