Le arie di Andrea Chenier

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L’Improvviso dell’Andrea Chenier sembra essere l’unico momento importante dell’opera di Giordano, in realtà ci sono perlomeno tre arie famose nell’opera ed io oggi voglio parlarvi di una di queste in relazione al cinema ed a una famosissima interprete: Maria Callas.

Ci sono due bellissimi film, molto diversi tra loro, che hanno avuto grazie a questa aria e a questa interprete il loro momento più suggestivo e pur nelle diverse intenzioni, collegate fra loro.

Mi riferisco all’aria La mamma morta interpretata in modo sublime da Maria Callas.

Il primo film è Philadelphia di Jonathan Demme, pluripremiato agli Oscar con Tom Hanks.

La suggestiva scena del ballo tra il malato terminale di AIDS e il suo compagno Antonio Banderas sulle note struggenti dell’aria di Giordano sono uno dei momenti clou del film e quello che sicuramente colpisce di più il cuore degli spettatori.

Ricordo all’uscita del film il successo della colonna sonora, sicuramente il traino lo faceva la canzone del titolo Philadelphia cantata da Bruce Springsteen, ma molti giovani impararono in quella occasione anche a conoscere la bellissima aria d’opera cantata dalla Callas.

L’altro film contiene addirittura nel titolo la stessa aria: Io sono l’amore di Luca Guadagnino, un film raffinatissimo e straordinario che forse non ha avuto la risonanza che meritava, pur essendo stato il film italiano candidato all’Oscar nel 2011.

Qui Tilda Swinton guarda alla televisione la scena del film di Demme e le stesse note, la stessa struggente aria sono il commento al suo cammino psicologico di liberazione.

Possiamo quindi dire tranquillamente che Andrea Chenier, quest’opera verista e molto amata in anni lontani, è un po’ troppo vicina al cliché della Rivoluzione francese vista con la frase di Marie Antoinette : Donne lui des brioches non è solo Un dì all’azzurro spazio come sembra essere in questi giorni tutto lo spazio che viene dedicato all’aria famosissima cantata dal solito Jonas Kaufmann e che separano dalla prima del ROH.

C’è comunque molto di più e se come spero l’edizione londinese ne leverà il lato troppo retorico di racconto pseudo storico visto dalla parte dei ricchi credo che potremo assistere ad un repêchage intelligente come peraltro già fu fatto con l’Adriana Lecouvreur.

Anche perché il terzo momento topico dell’opera, il cavallo di battaglia per i baritoni – Nemico della patria – cantato dal perfido Gerard altro non è che una sorta di Credo di Jago dell’Otello verdiano in chiave verista. Riconosciamo a Umberto Giordano, un autore sicuramente oggi passato di moda, questa capacità di colpire in maniera popolare i temi forti che parlano con facilità al cuore degli amanti della lirica d’antan.

8 thoughts on “Le arie di Andrea Chenier

  1. Grazie Adriana per il tuo racconto interessantissimo . Imparo sempre qualcosa di nuovo di te.

    • Sono una modesta vecchia signora che é sempre andata all’opera e soprattutto aveva una mamma -maestra che le opere gliele cantava quando era piccola

  2. Effettivamente l’enfasi sull’ Improvviso è eccessiva, ma riempie un po’ il vuoto che si allarga sempre più all’avvicinarsi della prima. Lo stesso Mc Vicar ha chiesto alla ROH di mantenere il più stretto riserbo sulla produzione, scelta ovviamente più che legittima.
    Sono molto fiduciosa sulla riuscita dello spettacolo anche perchè il cast annovera il meglio in ogni reparto ! Sir Tony otterrà il meglio anche da Lucic, unico anello debole!

    • Grazie per l’attenzione! Anche se per ora manca un rigo…saltato da Marco…nell’impaginazione.

  3. Il commento mi si e’ strozzato in gola per cosi’ dire, mentre ascoltavo la Callas. Ecco l’affinita’ che sento con te, mia madre mi cantava tutte le opere e pretendeva da me che l’accompagnassi nei duetti. Oserei dire che anche con Jonas condividiamo questa storia quando lui parla del famoso nonno. Io penso che l’opera lirica mi abbia segnato per tutta la vita, ogni aria poteva far riferimento a qualcosa di reale che stavo vivendo. Es.: una tavolata tra amici ed ecco subito comparire nella mente: viva il vino ch’e’ sincero! Ma non lo dicevo a nessuno, agli altri piaceva solo De Andre’ o chi per esso. Anche “la mamma morta” mi ha accompagnato per tutta la vita, e ricordo l’emozione di quando l’ho vista apparire nei due film da te citati. L’espressione di Denzel Washington in particolare mi commosse, lui che con quella voce cominciava a capire….. Basta, fermatemi, come dice Caterina potrei andare avanti cosi’ forse per sempre. Ewichkeit, cara Adriana, altra parola chiave.

    • ..e poi c’é chi dice che il tedesco non é una lingua dolce…., certo cantata fa qualcuno viene meglio!

  4. Spiacente, cara Adriana, ma il tuo articolo contiene un…grosso e grave errore…
    In “Philadelphia” la scena de “La mamma morta” (il cui sottotitolo è “Il Racconto di Maddalena”) non riguarda affatto Tom Hanks ed il suo compagno Banderas, bensì Tom Hanks ed il suo avvocato Denzel Washington, recatosi per preparare l’arringa direttamente a casa di Hanks, ormai troppo debilitato dalla malattia per uscire…Hanks che, con tanto di flebo inserita in vena ed appoggiato al deambulatore, sta ascoltando per l’appunto la Callas e spiega in modo a dir poco meraviglioso (e giovandosi della bellissima voce del bravissimo doppiatore Roberto Chevalier) il significato così pregnante di quest’Aria sublime in cui musica (e, in particolare, l’arrangiamento Callasiano, che è in assoluto il più bello ed adatto), testo e voce descrivono all’unisono e con una simbiosi ed un crescendo emozionale devastante e senza pari la “discesa agli Inferi” della protagonista – colei che racconta la propria tragica odissea, la Contessina Madeleine de Coigny, cui i i Rivoltosi francesi uccidono la madre dando fuoco alla dimora di famiglia – e la sua risalita dall’abisso del Dolore grazie al salvifico “Dio dell’Amore” che le si presenta sotto forma del giovane poeta Andrea Chénier di cui ella s’innamora…E lo so fin troppo bene, dato che sono un Soprano lirico drammatico e canto in concerto quest’Aria che conobbi vent’anni fa, rimanendone letteralmente stregata, proprio tramite il suddetto film…Ero sul divano di casa, vi restai semi-paralizzata, in lacrime di pura e viva commozione…Me ne alzai solo per telefonare al più fornito negozio di dischi in centro e prenotarvi il CD della Callas con la stessa versione…Un’ora dopo l’avevo comprato, e felice più che mai cominciai ad ascoltarlo a ripetizione giurando a me stessa che un giorno avrei cantato quell’Aria sublime che allora mi appariva irraggiungibile come la vetta dell’Everest, e non solo per l’impegno tecnico (ero agli inizi degli studi di canto lirico) ma ancor più per quello emozionale…Per anni, pur cantandola da sola, non son mai riuscita a finirla: la troppa emozione e commozione, la troppa bellezza, la troppa veridicità della Voce Unica della Divina, mia Unica, inarrivabile, Insostituibile Musa, mi facevano piangere e strozzare il canto in gola…Ma volere è potere…ed alla fine, ce l’ho fatta, l’ho padroneggiata… e così ho cantato anch’io la perdita e la morte (temporanea) di Maddalena – della sua gioventù, della sue sicurezze affettive e materiali, delle sue illusioni – insieme con la morte della propria mamma…e poi la sua resurrezione grazie all’Amore che irrompe benefico nella sua esistenza…che è poi quanto nella Vita, almeno una volta, succede a qualunque Essere Umano…grazie a Dio: e non tanto nell’Amore, quanto nel Dolore che più di ogni altra cosa di Vita è Maestro. Dura lex, sed lex. Ma che straordinario privilegio poter interpretare sentimenti e musiche del genere….Non ringrazierò e non loderò mai abbastanza Dio per avermelo, nella Sua magnanimità, concesso, unitamente al Dono della Voce e prim’ancora del Cuore…perché come la potenza è nulla senza il controllo (ricordate quella magnetica pubblicità di anni addietro?), così la Tecnica è nulla senza la Passione. Ecco perché Maria Callas rimarrà Ineguagliata ed Immoatale finché il mondo avrà vita ed orecchie e cuore per ascoltare…del resto, come scrisse Antoine de SAint-Exupéry ne “Le Petit Prince”, “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
    Mai cosa fu più vera.

    • Non si preoccupi , l’articolo l’ho scritto due anni fa …e non cambia niente lo sbaglio di persona . Ho visto le due messinscena sia di Londra che di Monaco . La Hartetos é di gran lunga migliore della Westbroek , ma niente a paragone della Callas che ho avuto il privilegio di sentire dal vivo nella mia lontana giovinezza . Gtazie dell’interesse comunque riscontrato nel mio blog . Ma non c’era bisogno che me lo raccontasse tutto !

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