
Sono ancora qui , la strada per il mare è tranquilla.
Dopo l’orda selvaggia del primo weekend di giugno oggi vado con tutta calma , le stesse curve che scoprono la stessa visione del mare , la stessa casa che alla luce del mattino sembra un Casorati , le stesse spalliere di ginestra , quest’anno un po’ precocemente sfiorite , il parcheggio a monte ancora fortunatamente vuoto , il semaforo cha ancora lampeggia , si scende veloci alla Piazzetta.
Incrocio il primo 92 vuoto , la fila ordinata delle macchine dietro , un imbecille in moto che scureggia sorpassando.
Stessa spiaggia , stesso mare , solo che la mia non è spiaggia, sassi rotolanti su onde che sbattono sui piedi dolenti degli sprovveduti senza scarpette.
L’Adriatico mi si apre davanti , luccica sotto il sole e dietro il Conero verde di fronde sembra proteggere queste arenili scarse , scavate dal mare .
Dall’altra parte c’è la Dalmazia , quel pezzo di antica terra veneziana che ora si chiama Croazia ma quando cominciai a frequentarla si chiamava Jugoslavia , ne abbiamo ancora certi suoni dei dialetti consumati anche da questa parte del mare.
Za , sarebbe con dicevano le vecchie “ la sdraia za i bracci , la donna za il ciuccio ( che non è il somaro ma lo chignon , per essere eleganti).
Za diventa sa , è più dolce da questa parte del mare dove l’acqua è più bassa e non ha il colore intenso dell’altra riva.
Qui il mare verdolino si tinge di azzurro intenso sessanta miglia più in la , verso nord-est.
Da noi gli “albisti “si godono il levare del sole , gli si andava incontro nel rito della notte di San Giovanni tanto tempo fa.
Ed eccomi tornata a casa ,qui a raccontare il primo giorno di mare , benedetto dal silenzio e ancora scevro di incontri a contarci chi c’è ancora e che non c’è più.
Che meravigliosa scrittrice. Sono già tanti anni che leggo il tuo commentario sulla vita e sull’arte. Abbiamo la stessa età, pressappoco. E si, chi c’è e chi non c’è più. Dal mio balcone guardo il mare che non attraversero mai più. Ovvia, sù! allegria! c’è sempre la musica.