La morte di un artista

E’ strano come questo morbo che ha sconvolto le nostre vite possa avere in qualche modo influito anche in una storia privata  a me tanto cara.

Lo scorso mese di marzo , in pieno lockdown mio cugino amatissimo , il tenore Angelo Loforese aveva compiuto la bella età di cento anni e non ero potuta andare a Milano a festeggiarlo.

Viveva ormai da qualche anno a Casa Verdi ed era per me un vanto e un onore entrare nella straordinaria Casa di riposo per artisti e dire : mi aspetta il professore.

Salivo quella scala sempre con commozione sotto lo sguardo del monumento al suo fondatore che amava dire essere quella Casa la sua opera più bella.

Anche negli ultimi anni mio cugino che mi aspettava con garbo sorridente in cima alla scala poi mi portava nel salone  o a volte nella sua camera e incominciva a raccontare , sempre qualcosa di nuovo , sempre racconti pacati, con sottile humor e un guizzo allegro negli occhi anche quando mi diceva parlando della triade gloriosa di tenori che ebbe davanti negli anni luminosi della carriera : ma io li ho sostituiti tutti! 

Corelli , Del Monaco , Di Stefano e lui sempre dietro amatissimo dai direttori di teatro che erano sicuri di lui , della sua possente voce , del suo recitar cantando che era la chiave del suo essere un grande interprete .

Una volta mi ha detto sorridendo che mentre preparava il curriculum per entrare in Casa Verdi si era accorto quasi con stupore di avere  cantato più di 70 opere e non solo quelle di grande repertorio . Lui spaziava anche in percorsi meno frequentati , al leggere quell’elenco si capisce la sua grande versatilità .

Aveva cominciato cantando da baritono , poi l’estensione della sua voce lo aveva portato ad essere tenore e che tenore!

Il divertente racconto dell’incontro con Von Karayan e della corsa in macchina con lui per arrivare a teatro contento di arrivare perché il grande maestro  guidava come un matto e poi Angelo aggiungeva sempre con grande signorilità : purtroppo ero antipatico al suo segretario , la mia collaborazione con lui finì troppo presto.

Mi spiegava che dal suo grande maestro Gherardini aveva avuto un importante insegnamento : pensa che la voce non deve uscire da qui e indicava il petto ,ma da quassù e indicava la fronte poi però mi raccontava che una volta dopo l’aria “pazzo son “ dalla Manon di Puccini uscendo dal palcoscenico la sarta del teatro piangente gli disse : lei maestro mi fa morire cantando cosi!

E mi raccontava anche che dopo la morte di sua moglie non riusciva più a cantare “ testa adorata “ dalla Bohème di Leoncavallo , l’aria lo emozionava troppo.

In qualche modo la mia parentela con lui c’entra pure con la mia frequentazione di Jonas . Una volta a NewYork nel backstage della Carnegie Hall bastò fare il nome Loforese per farmi diventare subito interessante agli occhi di uno dei suoi agenti :Alan Green il quale corse da Bruce Ziemsky indicandomi  – sai chi è questa ? la cugina di Angelo Loforese . Lontana gloria riflessa.

Tanti anni fa ad Ancona c’era un teatro d’opera all’aperto dentro la Fiera della Pesca , ormai non se lo ricorda più nessuno e mio cugino ci venne a cantare il Trovatore . Dopo lo spettacolo lo andai a salutare , fuori uscivano i barchetti per la pesca notturna e il rumore dei loro motori si era intrecciato con il tintinnare delle alabarde degli armigeri in scena.

Invece avevo un vago ricordo del suo  mitico Don Carlo , del quale Alan Green recitava il cast come una formazione calcistica , ero una ragazzina e a teatro ci andavo sempre con la mamma, mi pare solo di ricordare che una scenografia scema mi impedisse la vista completa dalla Prima gradinata del vecchio teatro.

Gliene parlavo nei nostri incontri quando ci siamo reincontrati , prima nella sua casa di via Melchiorre Gioia , poi nella sua ultima sistemazione che aveva accettato con lo stesso garbo signorile con il quale parlava sempre di sé , della sua vita di girovago , della sua famiglia  e dei figli amatissimi. 

L’ho ritrovato da vecchia  e per mia fortuna ho piena la memoria dei nostri incontri che mi hanno anche consentito di incontrare sua figlia Savina che per uno strano caso ho sentito subito tanto vicina , la linea di parentela sembra complicata nei nomi , essendo di linea femminile ma in fondo Angelo era semplicemente un cugino primo della mia mamma inoltre anche omonimo di mio nonno Angelo , quello che ha suonato nell’orchestra del Maggio  ed era stato pure invitato da Toscanini ad andare con lui in America.

Oggi sono molto triste , non posso partire per Milano per andare al suo funerale , questa Lombardia chiusa per Covid mi sembra una sorta di maledizione : non ce l’abbiamo fatta a reincontrarci per festeggiare il centenaio .

Quando nei primi incontri a Casa Verdi lo salutavo per venire via mi accompagnava fino al portone e aspettava l’arrivo del taxi , io mi giravo indietro e lo vedevo galantemente salutarmi con capppello in mano , l’immagine elegante di un vecchio gentiluomo 

L’ultima volta invece , orami molto piccolo e tremante sorridendo mi aveva detto “ ci rivedremo alla stagion dei fiori”…..con il solito guizzo ironico negli occhi vivacissimi.

Resta la sua potente e limpidissima voce nelle rare incisioni e i filmati su YouTube , inutile dire che la sua splendida voce di tenore assomiglia ad un’altra voce che amo tantissimo.

6 thoughts on “La morte di un artista

  1. Ciao Adriana.
    Solo oggi ho avuto un tempo tranquillo per leggerti.
    È una dedica bellissima e commovente.
    Ti ringrazio per l’affetto che hai per noi.
    Ci vedremo presto.
    Con affetto Savina

  2. Grazie Signora Adriana, un bellissimo ricordo del Maestro Angelo Loforese, il Papà della mia Amica Savina. Le sono grata per gli aneddoti che ha voluto condividere, leggendoli mi sono commossa.

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