L’India brucia . Le immagini delle pire infuocate che arrivano dai nostri teleschermi possono sembrare tanto lontane da sembrare folkloristiche e invece ci riguardano tanto da vicino .
In quell’immenso paese che ho visitato due volte in anni lontani e del quale mi è rimasta una nostalgia quasi fisica ricordo l’enorme differenza che si traduceva in una crescita forsennata di case , di caotico disordine , di traffico incredibile con ancora le magre mucche in mezzo alle strade intasate di folla e di taxi nero-gialli sguscianti tra la gente coloratissima e poverissima.
Poi un forte sviluppo e ora sappiamo che addirittura la metà abbondante dei vaccini nel mondo intero viene prodotta proprio nei loro mega –istituti .
Ma nonostante l’idea di ricorrere magari alla medicina ayurvedica e alla sottovalutazione di quello che sta diventando il più tremendo focolaio virale del mondo solo il dieci per cento scarso della popolazione di quell’immenso paese è vaccinata e con vaccini a bassa copertura , come il cinese .
Le colpe politiche , soprattutto quella di minimizzare i dati e le cifre dei malati hanno portato a questo devastante momento in cui si muore per la mancanza di ossigeno addirittura per le strade e le bombole ( tutte in mano privata ) vengono vendute , quando si trovano , a cifre impossibili per gran parte della popolazione.
Pare , ma niente è certo con questa pandemia , che alcuni vaccini siano in gran parte più sicuri di altri , ma le varianti impazzite del virus non ci devono lasciare per niente tranquilli perché come disse una volta lo scienziato Lorenz :” il battito d’ali di una farfalla a Pechino può scatenare una tempesta a NewYork.”
Mentre noi stiamo discettando di un’ora in più di svago serale l’ombra della pandemia che sembra scomparire per poi riaccendersi ferocemente con l’effetto “ giorno della marmotta” è ancora dietro l’angolo, l’India non è poi così lontana e devono restare chiari i nessi tra eventi locali e ricadute globali.