di dannazione in dannazione

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La mia prima Damnation in forma scenica la vidi su Youtube ,c’era un giovanotto con un gran fiocco davanti e un Van Dam strepitoso in giallo.

Dirigeva Pappano e veniva da Bruxelles.

Mi piacque moltissimo e la salvai nella mia privata galleria operistica.

Scoprìì dopo che il ragazzo Faust era Jonas Kaufmann al massimo di una bellezza quasi adolescenziale , correva l’anno domini 2002….

Facendo poi ricerche su Olivier Py,per un suo strano Trovatore trovai ( sempre sulla fonte segreta di ogni melomane)un servizio giornalistico su una sua Damnation assolutamente provocatoria e definita da alcuni spettatori scandalizzati ”blasfema”.

In effetti,oltre al solito Van Dam :Mefistophélès qui vestito anche come una vecchia laida maitresse c’era il solito bel ragazzo capellone che altri non era che il solito Kaufmann.Messa in scena dal Grand Teatre de Genève con abbondanza di nudi integrali, addirittura con una crocifissione sconvolgente.

Arrivo così ad ascoltare finalmente dal vivo la Damnation di Parigi, tutto sommato molto meno provocatoria ,anzi semmai decisamente noiosa con tutti i ballerini in biancheria intima e ancora Kaufmann,il suo Faust si è spento in una giacca borghese da intellettuale dotato pure di occhiali da vista.

 

Insomma come la rigiro questa Damnation in forma scenica mi pare soprattutto una buona occasione registica per raccontare,ciascuno a modo suo ,del proprio personale patto col Diavolo.

Ovviamente dalla prima parte del Faust di Goethe nella traduzione di Gérard DeNerval.

Dove sta Berlioz in cotanto impegno?

Sono sempre più convinta che la “Leggenda drammatica“sia soprattutto una buona pagina sinfonica, con alti e bassi tra momenti di grande fascino e altri un po’ meno risolti e un tantino noiosi.

 

Tutto questo pensavo guardando in Tv la Damnation del Teatro dell’Opera di Roma.

Anche Michieletto ci mette del suo :molto facile la lettura,direi quasi banale con i riferimenti alla “décadance” attuale.Vedi i telefonini e la violenza di gruppo ai danni del povero ragazzo vittima scolastica fino alla idea sognata di un paradiso di maniera.

Non griderei al miracolo anche se ho molto apprezzato la linea musicale elegante di Daniele Gatti e l’algida scena di Paolo Fantin.

Straordinario Alex Esposito, da lui ormai ci aspettiamo solo grandi interpretazioni, buona la Simeoni ma..il tenore dov’era?

Per quanti sforzi facessi ( incolpando la solita cattiva riproduzione RAI) non mi è sembrato assolutamente all’altezza vocale del ruolo.

Forse io sono decisamente viziata su questo punto…..

 

Comunque lode e onori al teatro dell’Opera di Roma che mette in scena per l’inaugurazione della stagione un titolo difficile,senza tutti gli strombazzamenti scaligeri che hanno prodotto quanto di più banale si poteva sperare per un Sant’Ambrogio molto ,anzi troppo enfatizzato.

 

Per chiudere,facendo le solite ricerche storiche ho scoperto di avere ascoltato la Damnation al Comunale di Firenze nei miei verdissimi anni.

Non me lo ricordavo proprio, forse ho ancora qualche problema con Berlioz.

 

3 thoughts on “di dannazione in dannazione

  1. Per me, è la matita di Bruxelles. La Dannazione è’ una cantata, non un’opera, ed ho trovato quella messa in scena di una intelligenza che riusciva perfino a sormontare l’orrenda banalità di quei cori (a parte quello magnifico degli studenti/soldati) che conosco fin troppo bene per averci cantato parecchie vote. Il giovane Faust, un viso puro e bello comme la sua voce, innamorato della Musa; la povera Marguerite che s’è perduta per amor suo, l’infinita tristezza di “Il ne vient pas.” il grande Van Dam padrone di se stesso, lo scherno di “Bonne nuit, bonne nuit, bonne nuit. HA !”

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