Tre lunghissimi eterni minuti di schermo vuoto e nero aprono il film La zona d’interesse e ci precipitano in una angoscia sottile che si trasforma in immagini iperrealistiche e ferme , dodici camere nascoste filmano le vita reale della famiglia Hösse , il direttore del campo di Aushwitz.
Tutto sembra idilliaco , solo un muro divide il giardino delle delizie della signora Hösse , solo ogni tanto scopriamo una torretta , niente di quello che succede la , “agli ebrei” riguarda la famiglia perfetta che incarna il desiderio di espansione a Est e di purezza evocati dal Fuhrer.
Il fumo nero rompe ogni tanto la limpidezza del cielo e solo una colata di polvere sporca il fiume dove i ragazzini fanno il loro bagno sereno.
Ci vuole molto coraggio per vedere il film , un capolavoro che racconta la Shoa in un modo definitivo , siamo oltre “ la banalità del male” circoscritta a un ieri lontano , questa rappresentazione ci riguarda da vicino e per questo fa anche più male al cuore.
Alcuni momenti di incredibile freddezza come quando arrivano in visita i rappresentanti della ditta che offre un modello più perfetto di forno crematorio , o quando la riunione dei responsabili dei Lager sono riuniti come statue indifferenti intorno al tavolo dove si discute la “risoluzione ungherese.”
Solo ogni tanto quel brusio di fondo che accompagna il cinguettio degli uccelli del giardino sale a turbare , ma solo momentaneamente , l’inconscio di alcuni degli abitanti della casa.
Un fiore che si tinge di rosso e allarga lo schermo fino a fissare tutto l’orrore lontano e mai rivelato e le bellissime immagini sovraesposte della bambina che raccoglie le mele e le nasconde nella cenere , citazione di tutta la novellistica germanica aprono momenti di intensa partecipazione.
Tutto è non detto , ma il rumore di fondo cresce e le immagini glaciali del museo doverosamente pulito e col vetrine lucidate a dovere ci ricorda che non basta conservare il ricordo , il male resta in noi e nelle solerti efficienti persone addette al ricordo.
Il buio di nuovo chiude in altri lunghissimi minuti di vuoto ma questa volta il rumore di fondo diventa assordante : grida , urla , spari e anche una melodia Klesmer si intreccia al terribile silenzio che chiude il film.
Una riflessione amara che riguarda tutti noi e tutti gli orrori che abbiamo vissuto e che non sembra avere abbandonato questo mondo.
Coraggiosamente , da non perdere.