Il Selfie

Tra le tante forme di decadenza civile ce n’è una particolare :

il selfie con sfondo naturalistico e/o con soldato In garitta utilizzato come un soldatino di piombo.

Stupenda è risultata la reazione della guardia reale a Londra davanti a Buckingam Palace.

La turista che si avvicina e mette addirittura la testa attaccata al milite , il sorriso grullo che vorrebbe immortalato, la reazione improvvisa del “soldatino di piombo” che era vero , la faccia impaurita della turista , impaurita ma anche seccata per la reazione inattesa.

Siamo ormai tutti più o meno schiavi del nostro telefono e anche io ne approfitto quel minimo che  mi consente di fissare l’immagine di un momento felice , ma dato che ho il braccio corto e la mia tecnica è davvero scarsa generalmente mi limito a fotografare : il “cogli l’attimo” di un arcobaleno , di un tramonto sul mare , di una rosa che sboccia.

Un tempo , ma davvero sembra tanto tempo fa , ridevo dei turisti giapponesi a Venezia che sul vaporetto fotografavano tutto il Canal Grande e di sicuro però non lo vedevano se non attraverso l’obbiettivo della loro macchina fotografica.

In questi giorni di Pasqua nei quali milioni di turisti si sono riversati nei nostri bellissimi paesi e città d’arte non sono sicura che tutti abbiano davvero visto quello che i loro telefoni inquadravano.

Se guardiamo i social di sicuro sappiamo che tutti hanno fotografato tutto , ma i selfie con il prezioso monumento o il panorama mozzafiato ,quelli mi mettono un po’ di tristezza.

Forse  sbaglio io , ma in certi casi penso sia meglio non contaminare la bellezza assoluta con la propria faccia in primo piano.

Non sempre se ne avvantaggia il confronto.

PESAH

Giornata di Passaggio la Pasqua cristiana , si passa dal simbolico passaggio del mar Rosso ebraico , al passaggio dalla morte alla vita di Gesù, la Resurrezione , momento chiave della fede cristiana.

Cosa rimane oggi del momento più importante su cui si basa una Fede che , sulla carta, ha ancora tanti fedeli sparsi per il mondo?

Mentre per il Natale , la nascita divina , ancora si riesce a sentire un sentimento vero , ammantato di tenerezza e di simboli felici (la ricostruzione tramite il presepe, lo scintillio dell’albero carico di luci )

per la Pasqua i segni esterni sono davvero pochi , tanto che si dice quasi un luogo comune : Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi.

Infatti l’Esodo o il passaggio lo si vede nella grande transumanza vacanziera , nelle vetrine addobbate dalle uova pasquali , dalle montane di colombe , anche molti invendute causa crisi economica, nei supermercati.

Restano i riti del triduo pasquale trasmessi dalla televisione , qualche rito folcloristico in Spagna , un po’ più di gente alla Messa , 

ma neanche poi tanta.

Quello che invece aumenta è il numero di messaggi augurali sui social , su WhatsApp, su Messenger.

Grande abbondanza di foto simboliche con fiori , prati e animali e per i colti eleganti riproduzioni di celebri tele e pale d’altare.

Tutto lì , la Resurrezione raccontata con un click.

Per fortuna stasera potrò ascoltare la Seconda di Mahler  , guarda caso detta Resurrezione .Forse in quell’ascolto troverò il momento di riflessione che mi potrà aiutare a ricercare nel profondo dell’anima quella briciola di speranza che alimenta sotto una flebile traccia un ricongiungimento dell’anima con il trascendente.

….. seconda parte

…..seria a metà

Quando Wagner si mette al lavoro sul T. ha già scritto le prime due opere senza grande successo e si rivolge a un tema della tradizione germanica dei Minnesänger che ritroverà in seguito con maggiore soddisfazione nei Maistersinger.

Qui ancora il materiale è meno raffinato , ma gli sgorga tanta musica felice che ritroveremo soprattutto nell’Ouverture e nei mirabili cori.

La zampata del leone la tirerà fuori nei due bellissimi pezzi forti finali ( il canto di Wolfram e soprattutto nel Romerzälhung di Heinrich.) ma nell’insieme l’opera è un fiasco parigino che Wagner non dimenticherà tanto facilmente.

La storia del cantore stanco del monte di venere ( la parte per il tutto) la si capisce, vuole tornare a casa ..perché  anche  il troppo sesso stanca , evidentemente.

Ma è malmesso  perché la pura Elisabetta ( che poi diventerà pure la santa di Ungheria) chiede troppa purezza e i cantori in gara per lei ,liricamente spirituali lo fanno annoiare.

Il caro T. non regge a tanta spiritualità e sbotta di brutto , scandalizzando l’intera corte di Turingia.

Va via reprobo! E dato che per caso passano di lì i pellegrini , che vada a Roma a chiedere il perdono che però il Papa non gli darà a meno che il suo bastone secco da pellegrino non tornasse a fiorire e questo miracolo lo assolverebbe.

Ovviamente il miracolo avviene anche per l’intercessione della purissima Elisabetta che di questo muore..


Fin qui la storia , ma poi c’è di mezzo Castellucci a cui devo ancora perdonare un Parsifal bolognese con il boa bianco che esce dall’orecchio di Nietzche!

Qui l’immaginifico regista , convinto che gli spettatori siano scemi ci deve spiegare tutto a modo suo: contorcimenti sexi di anime lascive, arciere con la joli poitrinedesnuda così che si seguono con apprensione le freccie invece di ascoltare in pace la musica, poi in un crescendo di tuniche bianche dei cantori (che col girovita un po’ abbondante non dona,) da insozzare al povero protagonista incatramato , fino al finale mortuario con cadaveri che putrefanno via via con gran carrelli che girano , mentre i cantanti al proscenio per fortuna non si distraggono per tutto lo scarrellare sul fondo fino alla perla ultima: i nomi dei cantanti sui sarcofagi mentre si sfarina la polvere dei loro resti mortali.

Per me i cantanti alla fine si facevano pure mentalmente gli scongiuri.

A botta calda

Premessa importante : Jonas Kaufmann è in perfetta forma e canta il “suo” Tannhäuser , come aveva già fatto con  Tristano , con la sua mirabile tecnica e con il suo modo italiano di affrontare Wagner che forse lascia perplessi i nostalgici dell’ Heldertenor puro ma che sono invece una componente importante del suo fascino e del suo successo planetario.

Dobbiamo anche convenire che Kaufmann pensa giustamente che Tannhäuser sia un uomo normale e gli altri siano  tutti un po’ matti con la storia della purezza e della religione e questa è la sua personalissima chiave di lettura .

Se accettiamo questo dato di partenza poi ne consegue qualche perplessità per la tenuta complessiva dello spettacolo.

Cominciamo con la regia di Castellucci che ha momenti di suggestione e altri un po’ meno seducenti , per non dire banali.

Chiaro che stiamo parlando di uno spettacolo notevole per mezzi e grandiosità cui giova di sicuro il boccascena immenso , ma la chiave di lettura è quantomeno esotica e allora dove stanno i Minnesänger e la Turingia d’antan?

Non che rimpianga le regie realistiche ma un Wagner prima maniera , con un’opera che alterna pagine mirabili ad altre meno incisive finisce per perdere la sua omogeneità se non è supportato perlomeno musicalmente.

Aggiungiamo Andris Nielsen con i tempi discutibili che impone a un’orchestra non brillantissima si hanno i risultati che ascoltiamo.

Mi spiace non essere allineata con gli entusiasti , numerosi , che mi attorniavano a teatro , ma dal Festival di Salisburgo mi aspetto qualcosa di più.

Niente da dire invece su tutta la compagnia di canto : dal già citato in premessa grandissimo Jonas , al perfetto Zepperfield , alla deliziosa Marlis Petersen , a Geherahrer che canta tutto in chiave liederistica , alla Bell che nella breve parte di Venus fa un po’ rimpiangere la Garancia , ma tutto sommato se la cava , ai Menestrelli di gran lusso e forse sprecati per così poca parte.

La riflessione prosegue domani , per stasera mi fermo qui.

PS. posso avere sbagliato qualche grafia o nome , non ho avuto il tempo di controllare

Domenica delle Palme

Si parla sempre di se stessi anche quando si usa genericamente la terza persona , ma stavolta voglio proprio parlare di me anche  perché  in un certo senso ancora una volta parlo di musica .

Da anni , cioè da quando lessi che sir Alec Guinness , cattolico , la mattina della domenica leggeva in chiesa stufo di sentire bistrattare le Letture ,mi  offrii anch’io di farlo dato che insegnavo dizione ai ragazzi del teatro scuola.

Non ho mai smesso  e così ieri sono andata tranquillamente all’Ambone per leggere il Passio.

Generalmente mi affidavano quella parte , genericamente definita Folla in cui si leggono tante piccole parti ma mai avevo avuto l’onere di leggere il ruolo del Cronista .

Ieri no , ero io  Cronista , la lettura così drammaticamente avvincente non l’avevo mai vissuta e la cosa straordinaria era che mentre leggevo sentivo la Passione secondo Matteo di Johan Sebastian Bach nelle orecchie e ne seguivo interiormente la musica Mi sono emozionata e addirittura sbagliata più volte , generalmente sono molto professionale quando leggo in pubblico e poi l’uditorio delle otto e mezzo di mattina non era di quelli che mettono soggezione.

Sono stata travolta , come forse mai , da quel racconto così drammatico e così reale come se lo sentissi per la prima volta . 

E’ stato come se mi stesse cadendo addosso tutta la tristezza del mondo , tutta la tragedia incarnata nella figura umana del Cristo.

Le figure parallelamente emergenti di Giuda e di Pietro , il traditore pentito e il codardo mentitore risaltano specularmente nel grande racconto immortale.

La musica di Bach nelle orecchie , l’emozione nella voce ; quando sono tornata nel mio banco  ero ancora tremante.

Nel prendere l’ulivo benedetto dal cesto davanti all’altare ho preso il rametto più piccolo , un segno di pace minuscolo come minuscola è ormai la Fede di noi tutti in questo mondo.

Le case dei vecchi

Ho deciso di congratularmi con la vecchia signora che ha combattuto e vinto per tornare a casa sua dopo che l’avevano mandata in una Casa di riposo contro la sua volontà.

Ho seguito la storia perché in qualche modo mi riguarda anche se come dice un proverbio della bassa marchigiana.

Non si sa dove dorme lu’ lepre ..”  come a dire che non sappiamo del nostro futuro.

Non potendo per nostra fortuna leggere il proprio domani , sempre più corto , una cosa certa la so; vivere fino a quando è possibile tra le proprio memorie , magari con il proprio gatto , in mezzo alle foto e ai libri che ci furono cari fa parte di un tramonto dolce e accettabile.

Vedo  sui social , perché sì ,anche i vecchi stanno sui social, quanto amore ci sia nelle foto delle case di chi è ormai fuori dal mondo del lavoro , di chi ha più tempo anche per coltivare le piante anche solo di un terrazzino.

Mi ha sempre fatto paura lo sradicamento magari dovuto ad agenti drammatici esterni come guerre e terremoti , quando la propria casa non c’è più , ma non giustifico se non in casi in cui ormai ci è indifferente dove si vada ,a trovare l’allontanamento da ciò che in ultima analisi è il riassunto della propria vita.

Leggo che in Germania i vecchi , chiamiamoli così con il loro nome, vanno volentieri in case di riposo dove possono coltivare ancora amicizie o rinnovarne di nuove con coetanei per combattere il grande nemico di tutti che è la solitudine .

Forse le loro case di riposo sono più accoglienti , forse la loro mentalità meno sentimentale della nostra accetta più volentieri una risposta razionale .

Per adesso continuo a sperare come  la signora di Camaiore che la tigna possa aiutarmi in questo desiderio finale.

.