Di museo in museo

Ho la fortuna di avere amici più giovani che amano andare per Musei . 

per qualche anno li ho lasciati andare via, tanto , dicevo , ormai ho visto tutto  !

Ma esiste anche la gioia di rivedere  , ripercorrere sale viste tanto tempo prima , riscoprire con occhi diversi quel piccolo Holbein , magari ignorato quella lontana prima volta.

Ce l’ho fatta e in buona compagnia ho rivisto un  giorno alll’Albertina la collezione permanente Bartliner con  una mostra Da Monet a Picasso.

Mi sono fotografata quasi tutto e poi , per non dimenticare ,mi sono anche fatta un elenchino di quello che mi ha colpito di più, direi una Salome di Picabia e un paio di Chagall , da mettere in  salotto , come giudicava i quadri un vecchio amico mio polacco.

Il giorno dopo una quasi total immersion alla KunstHistorisches .

Credevo di esserci stata da pochi anni e poi di sala in sala , riflettendo ho capito che certe tele le avevo viste più o meno cinquant’anni fa e devo dire che l’occhio in qualche modo si fa contemporaneamente più lento  ma  capace di entrare in particolari affascinanti forse o anche di più dell’intera tela.

Ho riso davanti ad un famoso quadro fiammingo che racconta la lussuria  o meglio il decadimento di una vita promiscua in cui tutto si mescola  e tutto diventa semplice e familiare.

Poi il giochino di riconoscere gli autori senza andare a leggere la spiegazione , facilissimo con la grande pittura italiana e anche se non si vince niente diverte la soddisfazione di avere azzeccato il nome dell’autore .

In fondo è un po’ lo stesso quando alla radio si aspetta la fine di un concerto per sapere se si è capito di chi era la musica.

Ammetto però di essere andata decisamente in overdose , anche se uscendo nel freddo ho detto ai cari amici : la prossima volta alla Leopoldina , mi raccomando.

Al Musikverein

Forse perché era lunedì sera , forse perché faceva molto freddo Sicuramente mentre mi avviavo lentamente verso la prestigiosa sala di musica pensavo che non ci sarebbe stata tanta gente.

L’edificio illuminato , già una piccola discreta folla in attesa e mancava un’ora allo spettacolo , ho cominciato a pensare che mi ero sbagliata circa la partecipazione del pubblico.

In realtà venire ad ascoltare un evento così straordinario come il concerto di Danil  Trifonov era di enorme richiamo in una città musicalmente raffinata e abituata a tutto come è Vienna.

Basta dire che quasi di fronte c’era Pappano che dirigeva l’Orchestra di Santa Cecilia e che in  giro c’erano balletti e opere per ogni tipo di gradimento.

Per me comunque entrare in quella magica sala dorata di stucchi è già una gioia e appena il velocissimo e trasognato pianista  vestito come un travet appena uscito dal lavoro ha posato le mani sulla tastiera ho capito di essere dentro una sorta di magia.

Un raffinatissimo programma che cominciava con  un Kinderalbum di 24 pezzi di Tschiaikowskij. Una musica trasognata , incantevole.

Poi una Fantasia di Schumann , tutta un’altra potenza di suono , tre tempi e fortunatamente il mio pessimo tedesco è abbastanza sufficiente per capire la descrizione dei tempi.

Boato finale , in sala tanti , tantissimi giovani , un abbraccio caloroso al pianista che è  sgattaiolato via trasognato.

Seconda parte che comincia con un Mozart che non  mi pare neanche Mozart : fantasia C-moll , nessun birignao mozartiano , mi riprometto di cercare il pezzo che magari suonato diversamente non è così prezioso.

Senza darci il tempo di battere le mani  e molti anche i piedi, ha attaccato Ravel : tre poemi per piano tratti da Gaspard de la nuit , strepitosi.

Ultimo pezzo , una Sonata di Skrjabin con boato finale del pubblico in delirio-

Poi lui ci ha fatto anche un bellissimo bis , ahimè non ne so il titolo , una ossessiva musica  delicatissima , forse una Wiegenlied , impalpabile ed eterea dopo tanta violenza e vigore sulla tastiera.

Ho capito di avere assistito ad un concerto epocale  o , come ha scritto una persona presente , trascendentale in quella magica sala che ha raccolto ,credo, tutta la più grande musica dei due ultimi secoli.