Peter Grimes

Una volta tanto mi è molto difficile valutare serenamente lo spettacolo visto stasera. Da un lato c’è l’indubitabile emozione che la musica di Britten e l’interpretazione di JK mi hanno procurato  , d’altra parte c’è una certa irritazione per la messinscena che ha provocato molti interessi e interpretazioni che personalmente mi sono sembrati  abbastanza inutili.

Colpa sicuramente di una regia che ha voluto aggiungere troppi simboli ?

C’erano sicuramente i bellissimi quattro interludi da riempire e per me bastava ascoltare la musica per entrare nell’atmosfera cupa e dolente della tragica storia.

Chi non conoscesse la storia o semplicemente non avesse letto il libretto troverebbe strano vedere un solo bambino / fantasma  aggirarsi dal principio alla fine provocando se non altro dei dubbi sulla intera vicenda.

In certi casi sarebbe meglio concentrarsi sul testo originale setteceentesco di Crabbe dal quale Montagu Slater ha  tratto il testo chiesto da Britten.

C’è nella storia una doppia condanna , quella primigenia dell’emarginazione del diverso e quella sociale che riguarda la società crudele che sfrutta i piccoli orfani , agnelli sacrificali ,mentre chiude gli occhi sulle sconcezze della  propria vita .

Forse farne una sorta di sacra rappresentazione è sembrata una via giusta , personalmente ritengo che il testo richieda solo una realistica foto di gruppo , un cinico ritratto del “borgo” , metafora , quella si, di un più grande orrore presente nelle nostre società civilizzate.

Ineccepibile la parte musicale come sempre , l’orchestra e il coro della Bayerichestaatsoper sono garanzia di alta qualità, l’intero cast perfetto vocalmente, ottima la direzione d’orchestra ma non ha aggiunto niente ad una lettura corretta e puntuale.

Brilla la vocalità sempre più rotonda di Rachel Willis Sorensen , forse un po’ troppo bionda e bella per essere la triste maestra vedova che ha lo  sguardo più attento sul difficile pescatore con molti problemi relazionali.

Poi c’è Peter Grimes : vittima e carnefice insieme.

Kaufmann cerca di mettere a fuoco entrambi i lati dell’oscuro carattere , accentuando nella prima parte con gesti impercettibili di ripulsa il contatto umano con gli altri . I suoi feroci scatti d’ira sono momentanei , poi ad un tratto mostra  verso la fine dell’opera tutta la sua capacità interpretativa . 

L’ultimo quarto d’ora si resta sull’orlo della sedia , con le mani serrate e si ascolta il suo lamento di bestia ferita mentre il sottofondo del coro di condanna ci porta a quel «  good bye Peter «  di Bostridge che non è un’istigazione al suicidio , ma un segno inequivocabile di chiusura del fato.

Al mattino il borgo troverà solo una barca abbandonata alla deriva , davvero il resto è silenzio , tanto per citare il Bardo.

Inutile appendice il gesto disperato di Ellen , anche se ripeto la Sorensen é in stato di grazia.

Teatro con molti vuoti nonostante il richiamo dello startenor , forse per molti qui si è trattato di un primo contatto con un’opera ormai non più tanto moderna , anche se riflettevo che manca poco al secolo dal primo ascolto!

Non avevo visto purtroppo  l’allestimento di Vienna , di questo mi dicono sia  già  migliore di quello.

Io credo che Jonas Kaufmann abbia diritto ad una messinscena ancora più puntuale , il ruolo è per lui un viatico futuro sicuro , ne ha già fatto un suo capolavoro e non mi resta che dire di nuovo :  grazie Jonas.