Da Pesaro a Mariupol

Mentre in Italia si festeggia l’assegnazione alla città di Pesaro quale capitale della cultura per il 2024 , assegnazione veramente meritata anche se ha provocato piccole invidie e lamenti in altre città della stessa regione che non sono riuscite nello stesso risultato , leggo con enorme tristezza  e sgomento che a Mariupol è stato bombardato in grande teatro della città.

Vi si erano rifugiati forse fino a un migliaio di cittadini e se non fosse bastato avevano anche scritto sui due piazzali davanti e dietro una sola parola :” bambini “in chiare lettere perché fosse visibile anche dai droni spia in cerca di obbiettivi militari veri o presunti.

La cultura , il teatro , i segni della civiltà di un popolo sono sacri per tutti coloro che considerano le arti cibo dell’anima.

Per tutti coloro che del teatro vivono e per tutti noi che consideriamo il teatro lo spazio più importante nel quale vivono le emozioni , le gioie più  grandi che gli esseri umani riescono a regalarsi in un rito collettivo che risale nel tempo alle origini della nostra civiltà colpire un teatro è qualcosa che va aldilà della nuda cronaca vigliacca e feroce di chi vuole scientemente colpire l’anima di un popolo.

Ho accennato all’inizio ad un paragone che può sembrare riduttivo se non si sapesse quanto la piccola città sull’Adriatico vive della cultura che  la permea in tutte le attività incentrate sul suo vivere di teatro e di musica tutto l’anno .

Sono stata in Ucraina in tempi lontani per un bellissimo viaggio ed in ogni città sono stata a teatro , quel tempio laico di cui si fregia ogni comunità civile aggregata e in quei paesi dell’Est dai quali viene tanta anche della nostra cultura mi sono sentita a casa , come mi sento a casa ogni volta che vivo insieme agli altri la gioia della partecipazione ad un rito in cui l’emozione personale si fonde nel rito collettivo.

Il teatro di Mariupol era diventato un rifugio per poveri cittadini in fuga dalle loro case meno protette  e lo stare insieme fungeva da collante anche contro la paura.

Gli spiriti di tutti i grandi autori che in quello spazio furono rappresentati non li hanno protetti abbastanza , chissà se anche la musica di Rossini aveva risuonato tra quelle pareti.

Mi piacerebbe che quando questa orribile invasione finirà ( perché voglio davvero sperare che presto debba finire ) i cittadini di Pesaro si gemellino con questa città martire e che la loro gioia porti un contributo alla città martire di Mariupol.