Poveri fiori.

Un’opera lontana dal gusto attuale , amatissima al tempo dei miei verdi anni .

Tutto sommato bene ha fatto la Scala a riproporla nell’allestimento McVicar che nonostante la polvere su scene e costumi seguita a essere un ottimo mezzo per riportarci nelle vecchie atmosfere che generarono questo capolavoro di Cilea con il  “teatro nel teatro “, con la Diva in scena che muore .. come una bianca colomba stanca.

Meravigliosa la apparentemente fragile Maria Agresta che è entrata nel ruolo in punta di piedi finendo trionfante , vera diva con i suoi poveri fiori avvelenati.

La sequela di inconvenienti che ha accompagnato il debutto ormai la conoscono tutti : il sostituto arrivato di corsa al posto del povero De Tommaso colpito dal Covd all’ultimo momento ( e volevo tanto ascoltarlo perché sarebbe stata una prima volta ) e la mia cara Anita , provata dalla maternità che ha avuto un piccolo incidente di percorso nella sua splendida carriera , ma che presto ritornerà tra noi più forte e più in forma di prima.

Mi è dispiaciuto non vederla alla fine per gli applausi che comunque le spettavano  , onore alla sostituta  Judit  Kutasi che ha preso momentaneamente il suo posto.

Una messinscena nota anche per un DVD molto noto quando l’allesimento fu ideato allla ROH e in questa occasione brillano i due splendidi comprimari , vero orgoglio italiano nel mondo : Alessandro Corbelli ( il Michonnet perfetto!) e Carlo Bosi  ( l’abate di Chazeuil)  

sono due colonne di perfezione e di canto.

Maria Agresta , sempre più raffinata nelle sue prese di ruolo è attenta a mostraci tutta la fragilità della grande attrice travolta suo malgrado in una storia ( abbastanza vera ) in cui tutti gli altri tradiscono e la distruggono nei sogni e nella vita.

Come l’avvisa Micchonnet ( noi siam povera gente …) bellissima frase che ci racconta tutta la precarietà e la fragilità della gloria dei teatranti .

Passando tra le braccia dei vari Maurizio di Sassonia Maria resta fortunatamente incantevole e credibile .

Io che sono una deformata ,ne conosco uno solo capace di tutte le sottigliezze del ruolo , ma il tempo passa per tutti e per fortuna abbiamo le antiche preziose memorie.

Al matinèe   di domenica molti giovani e vecchie signore : il mix ideale per apprezzare la tragica storia d’amore .

A un certo momento mi sono ricordata il concerto Martini e Rossi del lunedì quando alla radio l’annunciatrice scandiva : “io son l’umile ancella “dall’Adriana Lecouvrier di Cilea , potrei dire che comunque resta una musica del cuore.

Di donne e di otto marzo

Sommersa da una valanga di auguri per un buon viaggio sono arrivata a Milano: tre giorni fitti fitti con tanta musica cercando di non pensare alla guerra. 

Ma oggi è l’otto marzo e il mio blog si permette una prima riflessione che può sembrare retorica ma che in realtà risponde bene al mio viaggio peraltro veramente all’insegna femminile : anche la Lacouvrier e la Dama furono due donne immortalate in musica.

Nel viaggio in treno , sia all’andata che al ritorno mi hanno colpito le ragazze in viaggio , tantissime , alcune allegre in compagnia , altre silenziose e chine sui libri ma tutte, dico tutte ,ragazze che studiano , che lavorano , che viaggiano libere .

Vanno per esami , per concorsi , per lavoro : serie e senza fronzoli nell’abbigliamento . Infagottate nelle sciarpe d’ordinanza sono uguali alle loro sorelle in tutta Europa , i loro piumini sono quelli delle ragazze in fuga in Ucraina , il loro sguardo è consapevole e attento.

Dal mio angolo di vecchiaia vedo questa nuova generazione di donne che non hanno più bisogno di mimose e forse neanche degli uomini che le proteggano anche se sono sicura hanno i loro problemi di cuore come tutte le donne sotto ogni cielo.

Sono stata in compagnia di donne anche nel mio breve soggiorno : ho reincontrato una cara amica milanese doc che mi ha portato in Galleria a prendere un thè ( botta di mondanità) ho rivisto la sua amata figliola , in piedi e di corsa davanti alla stazione , un bellissimo omaggio e un ricordo felice . Ma soprattutto sono stata nella minicasa di ringhiera della mia lontana cugina .

La serenità e la conquista di un equilibrio raro : c’erano tre generazioni insieme . Madre , figlia ( ovviamente appartenente a quella generazione in cui si parla molto concretamente anche di progetti per un futuro lavoro ) e la piccola nipotina con la bambola.

Mi ha preparato un ottimo risotto giallo con ossobuco .

Cosa si può volere di più a Milano ?