Traduzione e tradimento

Sicuramente ci sono problemi più gravi intorno ai quali riflettere in questi strani momenti esistenziali , ma mi è capitato qualcosa recentemente che mi ha portato a fare una riflessione un po’ più approfondita sul problema della traduzione dei testi.

Da qualche anno tengo un mio blog al quale sono molto affezionata e che  ho deciso di scrivere sempre e solo in italiano . Un po’ perchè è la mia lingua materna e un pò nel convincimento che nonostante non sia divulgata universalmente , l’italiano sia una lingua bellissima.

Conosco abbastanza bene il francese , parlo un basic english che mi permette di girare tranquillamente il mondo e per mia passione “musicale” ho pure cominciato ,ahimè, in tarda età a studiare il tedesco .

Ultimamente però , colpa o merito dell’infernale traduttore automatico Google un mio pezzo che ho avuto il torto di condividere anche su un gruppo musicale , largamente letto anche da tedesche, ha provocato ira e contumelie nei miei confronti e nei confronti di quello che avevo scritto.

Devo dire che ho avuto anche delle meravigliose “difese d’ufficio” da parte di amiche lontane ma il risultato positivo di avere fatto schizzare in alto i miei lettori non compensa il disagio e mi ha messo addosso il dubbio che non sia più il caso di condividere senza preoccupazione  tutti i miei post quando riguardano il primo dedicatario delle mie fatiche letterarie.

Non sono una romantica conservatrice , so che ormai l’inglese è diventato una vera lingua universale e non mi preoccuppo dei tanti anglicismi che ormai hanno invaso anche il nostro eloquio quotidiano .

Contrariamente ai difensori ad oltranza della conservazione linguistica so che in Italia i ragazzi ancora sono molto indietro nella conoscenza delle lingue e ricordo con stupore quando per la prima volta in metropolitana a Monaco di Baviera chiesi una piccola informazione ad un adolescente che mi sedeva di fronte il quale con un fluently e perfetto inglese mi rispose dandomi tutte le esatte indicazioni sulla mia destinazione.

E sempre da quelle parti chiedendo in inglese informazioni per un   cambio di treno ebbi i complimenti dall’addetto alle informazioni che si complimentò con me dicendomi tranquillamente che ero una rara specia di italiana che sapesse esprimersi anche altrimenti che non nella sua lingua.

Torno però al nocciolo della questione : tradurre vuol dire tradire  sempre e comunque ?

Facccio un esempio molto semplice : è quasi impossibile tradurre la poesia senza tradirla e solo la mia modestissima conoscenza del tedesco mi permette di cogliere a malapena la ricchezza e la profondità dei testi dei miei amati Lieder .

Infatti i compagni di corso , quando ancora lo frequentavo , restavano stupiti dalla conoscenza delle parole “ difficili” che conoscevo.

Concluderei dicendo che una parola che adoro “Sehnsucht” la si può tradurre solo approssimativamente con il “ desiderio di desiderare”.

Questo è il modesto risultato al quale aspiro quando scrivo , magari chi si rivolge al traduttore automatico ci metta un piccolo sforzo di fantasia per avvicinarsi meglio al contenuto reale anche quando nel mio bell’idioma musicale racconto anche di amati personaggi “barbuti e spettinati.”