L’America in ginocchio

Sono cresciuta col mito americano da quando ragazzina avevo i poster degli USA nella mia camera, mito  che poi piano piano nella vita si è affievolito

Credo che in gran parte  di questo amore nascesse dal cinema e dalla musica , l’America come simbolo di libertà e anche se negli anni  crescendo e maturando questo pensiero primigenio si sia  via via un po’ spento ho sempre pensato che dall’altra parte dell’Oceano , con tutte le violenze e le contraddizioni che andavo scoprendo , mi restava sempre l’idea della libertà come segno importante delle scelte di vita e  della possibilità di potersi esprimere sempre e comunque per la realizzazione di sé al meglio.

 Se ci penso bene , ancora nel 2008 durante un viaggio a NewYork un’amica mi aveva regalato una spilla con la faccia di Obama e la scritta Witness history e quella spilla sta ancora attaccata dietro le mie spalle , sulla mia libreria.

C’erano state le pagine buie , la guerra del Vietnam ma c’era ancora Hair e Aquarius da cantare , c’erano stati i figli dei fiori e i pugni alzati del Black power , ma c’era anche il coraggio di raccontarsi e di criticarsi del cinema e della letteratura che mi spingevano a considerare sempre “l’America is a wonderful dream” , come sta scritto su un buffo disegno di un caro amico , anche quello ben visibile  nella mia stanza- studio.

Poi l’America si è fatta davvero opaca , questa presidenza orribile mi ha fatto capire che ormai nel nostro terzo millennio ben poco resta dei valori fondanti di un grande paese se è possibile che un pazzo miliardario con la capigliatura ridicola e la faccia da porco possa governare senza provocare una procedura di Impeachment .

Per questo la foto dei delegati democratici in ginocchio mi è sembrata più che un omaggio al povero afroamericano ucciso dal poliziotto un atto di resa totale all’ineluttabilità della storia.