La grande arte di un mattatore

Per chiudere , come nelle recensioni seriose , occorre evidenziare la cura dei particolari della scenografia , niente è lasciato al caso , un iperrealismo voluto che va dal televisore con lo schermo piatto che noi vediamo di spalle , alle suppellettili di cucina ,  fino ai poster di due film , ripettivamente del 1965 e 66 nei quali si parla molto dello straniamento di un personaggio maschile.

Perfetti i costumi , con l’intuizione della duplicazione dei protagonisti e con i bambini – bambole, forse desiderate nell’altra vera vita .

Gli interpreti tutti eccellenti  e voglio cominciare dalle parti cosiddette minori . Quando riusciremo a vedere anche in Italia stupende ragazze dotate di ottime voci capaci di arrampicarsi in lap-dance, senza essere il solito baule che dalle nostre parti seguita ad essere garanzia di qualità vocale?

Mirjam Mesak e Corinna Scheurle sono le compagne dei festini di Marietta nei quali ho riconosciuto Deann Power , un cantante fisso del BSO che insieme a Manuel Günter completano la compagnia e brilla il baritono Andryej Filonèczyk nella parte dell’amico- rivale  Fritz : sua la bellissima aria : Mein Sehenen , mein  Wähnen qui cantata con splendida limpida voce.

Vengo alla protagonista : Marlis Petersen non è solo una splendida donna e un’ottima cantante : è una attrice versatile e capace di imprimere nel suo doppio ruolo anche accenti diversi , la dolente Maria e l’infernale Marietta non potevano trovare un’interprete più perfetta , così intelligentemente calata nel ruolo.

Per ultimo ho lasciato il mio amatissimo Kaufmann :dalle nostre parti c’è ancora qualche pseudo critico che si stupisce della rinascita dalle ceneri di questa eterna fenice : ma quando mai Jonas non è stato sempre al meglio delle sue infinite possibilità vocali e attoriali?

Quello che colpisce nei commenti di chi capisce è la sottolineatura che riguarda la grande intelligenza del cantante ,sono ormai decenni che questo tratto della sua personalità viene accentuato da chi si è trovato a lavorare con lui.

Il grande cantante , oggi non ha rivali in giro per il mondo , è arrivato a questo personaggio di Paul quando si è sentito pronto per affrontarlo .

Nessuna stanchezza , nessun cedimento e tutti abbiamo pensato che ormai stia arrivando ad un grande ruolo wagneriano.

Beato chi ci arriverà ad ascoltare il suo Tristano!

Certo che il vederlo muoversi a zig zag nei labirinti delle sua casa –nevrosi , nella quale si spezzano i muri ,si chiudono le finestre ,si gira freneticamente e alla fine si ricompone nella dolente consapevolezza della fine della memoria è qualcosa che lascia veramente senza fiato.

Mi ha anche detto seraficamente nel meraviglioso breve incontro che alla fine mi ha regalato che non era neanche stanco …beato lui, lo ero talmente io che non sono riuscita neppure a dormire la notte dopo lo spettacolo.

Unica nota positiva : le telecamere piazzate dappertutto , ormai ci potrei giurare , il DVD sicuramente uscirà .Ci resta solo da aspettare la ripresa estiva dello spettacolo Oper für Alles, durante il prossimo Festival estivo.

Korngold e il mistero della musica

Lo strano destino di Erich Wolfgang Korngold e il mistero della sua musica.

Chissà cosa sarebbe potuto essere quel giovane talentuoso musicista se le inique leggi razziali non lo avessero portato lontano , in quella strana fabbrica dei sogni che fu la Hollywwod degli anni quaranta dove lui inanellò musiche da film che lo portarono addirittura all’Oscar della musica.

Dobbiamo anche ripensare la figura di quel padre importante che scrisse il libretto della sua unica opera e che ne fu sicuramente il nascosto ispiratore,se addirittura nello pseudonimo del librettista sotto il quale si celava l’illustre critico musicale ,noi ritroviamo il nome del protagonista dell’opera .

Soprattutto alla luce dello straordinario risultato di questo evento epocale della ripresa bavarese occorre mettere al centro il grande contributo di Kiril Petrenko:

come un chirurgo abilissimo ha esprapolato dalla partitura ogni richiamo , evidenziando ogni influenza , mantenendo il filo incantato che lega tutta l’opera attraverso quel Lied di Marietta che ne fa un “unicum” prezioso dal forte impatto emotivo.


Tra questi quello che forse è più facile evidenziare è l’evidente richiamo a Puccini, ma un Puccini intriso di echi viennesi della Neue Musik senza tralasciare quella specie di sottotesto che viene dall’empito wagneriano , comunque spesso presente .

E se alla fine il canto di Marietta diventa un Lied di Mahler lo dobbiamo anche alla sublime intelligenza e alla voce incantata di Jonas Kaufmann.

Si piange  ( personalmente ho avuto un forte shock emotivo , una specie di pugno nello stomaco alla vista del cranio calvo di Maria) , lo sanno le mie amiche che hanno tentato di consolare le mie lacrime che venivano da tanto lontano e che non riuscivo a fermare.

Durante la replica del 6 dicembre abbiamo avuto anche uno strano finale nel finale : mentre sul palcoscenico il dolente Paul brucia le sue preziose memorie uno strano trambusto ha percorso la platea , si sono accese le mezzeluci ( pensiero di uno strano effetto registico?)

No, semplicemente alla maniera di Bayeteuth si è avuto il malore di una spettatrice crollata svenuta tra le poltrone.

C’è voluta tutta la professionalità del protagonista in scena per mantenerci incollati alla musica .

Lui non ha fatto una piega davanti al fuoco sul tavolo mentre l’equipe medica portava via la semi-incosciente spettatrice.

Un coup de theatre nel teatro , anche questo ci ha regalato il finale della straordinaria opera di Korngold.

La prossima volta , fatemi disfare la valigia , parlerò degli interpreti ,della messinscena e di tutto quello che ancora merita di essere evidenziato.

Comunque mi resta da dire che non si può definire Die tote Stadt una musica da film, anche se a qualcuno è rimasto il sospetto . 
Io dico solo che c’è una musica bella e una musica brutta , questa sicuramente è un’accattivante musica bellissima.