Salvare l’opera

images-2

 

Forse perché un fastidioso attacco di sciatica ma fa stare più tempo davanti al computer , forse perché non mi ha attirato attraversare l’Oceano per vedere una vecchia naturalistica Fanciulla pucciniana per la quale pare occorra prendere lezioni di equitazione (!) , forse perché mi sono trovata a misurarmi recentemente con un pubblico senza consuetudine operistica o forse per tutti questi motivi ed anche molti altri mi sono trovata a riflettere su alcuni problemi di fondo che riguardano la sopravvivenza della lirica nel nostro paese.

 

Il primo problema lo ho riscontrato leggendo millanta commenti retrò su siti dedicati e gestiti da persone che pensano ai cantanti solamente in termini di memorie lontane . tradotto “se non sono morti non ci piacciono”.

C’è addirittura un signore a mio avviso un po’ necroforo che ogni giorno ci ricorda che in quella data l’illustre cantante , qualche volta illustre solo per chi ha superato gli ottanta anni,ha lasciato questa valle di lacrime in cui orrore orrore non ci sono  più le belle voci di una volta eccetera eccetera.

Non importa che le belle voci di una volta per lo più abitassero in corpi estremamente imponenti rendendo improbabili le interpretazioni di giovinette malate o di cavalieri avvenenti.

 

Il secondo problema riguarda  invece tutti coloro e anche  questi sono tanti che all’Opera non ci vanno quasi più e quando ci vanno si trovano spiazzati da regie moderne , da interpretazioni personalissime delle storie che poco o niente hanno a che vedere con quello che sta scritto sul libretto.

Anche in questo caso ne sorte una forma di distacco e pure questo pubblico anche se  per ragioni diametralmente opposte rischia di perdere quell’esile filo che ancora legava le masse dal frequentare le sale dei teatri.

Un pubblico vecchio di età e di conoscenza di quanto di nuovo e di diverso è accaduto diciamo dagli anni novanta del secolo scorso ad oggi .

Un pubblico però che non ha ricambio essendo i giovani digiuni della tradizione e nel contempo non facilitati dall’apprezzare il nuovo che comunque , specialmente nella testa di molti registi d’oggi fa sì che non si riesca a rendere comprensibile quello che i loro nonni sapevano a memoria e che quindi non avevano bisogno di filologiche interpretazioni.

 

Ma salvo rari casi i due atteggiamenti : il rifiuto del nuovo e il non essere attrezzati per apprezzarlo si sommano e i teatri sono sempre meno frequentati.

Oggi si hanno molte opere realizzate dalla coda : il flashback imperante spesso funziona , ma bisogna essere molto svelti e acculturati per capirlo e ancor più per apprezzarlo.

Parimenti lo spostamentto temporale del plot narrativo è prassi consolidata : si risparmia sulla scenografia e sui costumi ma qualche volta si fa pure fatica a calarsi nelle storia che ha il suo fascino anche nell’alone di fiaba che la  circorda .

Poi ci sono i doppi in scena ,mimi e ballerini ci raccontano storie parallele,

qualche volta svolazzando pure fastidiosamente intorno ai cantanti che così se ne stanno più comodamente fermi ,ma la confusione in scena è sicuramente garantita.

 

Il catalogo delle contaminazioni è lungo e tutto sommato a me spesso pure estremamente gradito , ma io non faccio testo , a teatro ci vado tanto e fra tanti problemi sicuramente non ho quello di faticare a capire il perché di certe scelte che anzi spesso sono anche molto apprezzabili.

Resta però il problema inconciliabile fra le due tipologie di spettatori al quali si aggiunge il quasi assoluto ricambio generazionale , anche se questo massimamente è un problema molto italiano.

Mi si domanda come riportare i giovani ad amare la lirica : direi operazione impossibile ,ogni epoca ha i suoi miti e la musica classica e massimamente l’operistica hanno perso il contatto con le giovani generazioni .

Colpa della scuola? sicuramente .

Generazioni e generazioni avvilite dalla pratica del flauto dolce , perdita totale della tradizione del Coro scolastico , nessun aggancio tra la storia , la storia dell’arte e la storia della musica , fra l’altro tutte materie che felicemente rischiano di sparire dai nostri programmi scolastici.Resta la famiglia  intesa come nonni , ma nonni moderni abbastanza da sapere supplire alle regie demenziali , al superamento delle politiche economicamente respingenti di quasi tutti i teatri d’opera , al poco , pochissimo spingere i ragazzi ad andare al cinema a vedere le opere anche perché  da noi non riesce a sfondare neanche l’altrove più difffuso uso dello streaming in diretta dai massimi teatri del globo di eventi comunque pregevoli.

 

Per oggi mi fermo , il dibattito è aperto , si accettano provocazioni , proposte anche contumelie e critiche di ogni sorta.Purchè l’opera viva ancora per la gioia e la gratificazione di chi saprà ancora apprezzarla.

Ps: la prossima volta parlerò del pubblico con la bottiglietta dell’acqua minerale in sala , dell’abbigliamento casual imperante e soprattutto dell’uso incivile di lasciare la sala senza neanche aspettare il doveroso applauso finale alla compagnia.Tacendo dei telefonini accesi per il controllo delle vicende del mondo…..