La santa Cenerentola

 

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Con il secondo titolo in cartellone si chiude la piccola stagione lirica della Fondazione  Teatro delle Muse di Ancona , un capolavoro assoluto : La Cenerentola di Gioacchino Rossini.

Ha del miracoloso riuscire a produrre due opere di così pregevole livello ( la prima era stata un bel Ballo in maschera di cui avevo parlato precedentemente) con il piccolo budegt della Fondazione e il miracolo si rinnova ogni volta grazie alla intelligenza del nostro direttore artistico Vincenzo De Vivo che riesce ad  aggregare tante competenze ed energie  anche con  alla proficua collaborazione  di Marche Teatro che gestisce l’intera struttura del teatro.

Così avviene che nelle scelte ci si avvalga della collaborazione di tutti , che si crei una piacevole aria di laboratorio , che infine si producano spettacoli che niente hanno da invidiare a più paludati teatri con altre ben più importanti risorse.

Questa Cenerentola rossiniana parte da un’idea registica un po’ particolare : quella di rifarsi al mito decisamente crudele in cui la povera fanciulla nascosta nella cenere di una triste cucina vive miseramente  tiranneggiata da un patrigno cattivo e da due sorellastre che in realtà poi si riveleranno più sceme che cattive.

Il mito è antico e si ritrova in molte culture , infatti Cenerentola ha molti nomi nelle varie storie in cui la  ritroviamo .

La fiaba , qui è  inutile cercare la storia alla Disney ,ci racconta attraverso la preziosa partitura rossiniana l’antica storia garbatamente  rielaborata nella ricchezza ed ironia del testo di Jacopo Ferretti  attraversata dalla musica di un Rossini straordinariamente pre-romantico e come scrive Alberto Zedda nelle preziose pagine del programma di sala :” la Cenerentola è  opera chiave per mettere a fuoco le peculiarità espressive della musica di Rossini , la sua inesauribile capacità di adattarsi a situazioni disparate”.

 

La rappresentazione di Ancona si avvale della preziosa collaborazione con l’Accademia di canto rossiniana di Pesaro , tutti i giovanissimi cantanti vengono  da lì e ben sappiamo quanto sia importante il rigoroso apporto vocale alla tecnica particolare del canto.

Ugualmente interessante è stata la scelta di creare ad hoc un Ensamble Vocale generosamente diretto da Mirca Rosciani che ha radunato per l’occasione un coro composto da cantanti di varia estrazione facendone un intelligente elemento di qualità necessario alla riuscita del risultato finale.

 

I cantanti ,  giovani o addirittura giovanissimi ,sono tutti di buon livello e alcuni non nuovi all’intepretazione dei ruoli : mi pare giusto nominarli tutti  a cominciare dalla Cenerentola di Martiniana Antonie , eroica alla Prima  per una indisposizione che non le ha impedito di portare fino in fondo la prova , il principe Ramiro di Pietro Adaini che si è pure permesso di largheggiare nell’aria del secondo atto suscitando un’autentica ovazione in sala.

Meritano la citazione il Don Magnifico di Pablo Ruiz, il Dandini di Clemente Antonio Dagliotti e nel difficile ruolo di Alidoro Daniele Antonangeli.

Divertenti e affiatate le sorellastre Clorinda Giorgia Paci e la spiritosa Tisbe di Adriana Di Paola , oltetutto agghindate in divertenti costumi di Bruno Fanalot che ha firmato con fantasia la realizzazione di tutto lo spettacolo .

Qualche piccola , ma molto piccola notarella negativa , la riserbo alla regia comunque piena di ritmo di Francesca Lattuada : c’è un po’ di spreco di fumo , a mio avviso non sempre necessario durante la rappresentazione , un po’ tanto tristi i movimenti del coro , peraltro preziosissimo vocalmente e soprattutto spiazza il pubblico . ahimè tanto poco preparato, il divertente finale con notevole  “coup de téatre” che chiude lo spettacolo.

La scelta culturale di rifarsi al mito antico viene portata alle estreme conseguenze e l’apparizione finale  dal vago sapore barocco ( citazione nella citazione?) è comunque molto divertente .

Chi , come me è abituato alle regie non convenzionali , ne ha comunque apprezzato la ..provocazione.

Buona la prova dell’orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini diretta con bacchetta sicura da Giuseppe Finzi .

Con l’ultima replica domenicale si chiude la stagione che ha anche avuto il raro pregio di riempire alla generale le gallerie del grande teatro con tanti bambini : urlanti e vocianti fino all’alzarsi della bacchetta ,poi preziosamente silenti e attenti durante tutto lo spettacolo per chiudere nel boato di applausi nel finale che hanno evidentemente molto apprezzato .

Portare i bambini a teatro è una strada vera per creare quelli che saranno gli spettatori del domani . La lirica , in terra di Marca classica non deve assolutamente morire !