Il vascello fantasma

 

Unknown

 

l’articolo si riferisce allo spettacolo del 2 luglio

Come è noto  la prima idea di Wagner di  scrivere un’opera ispirandosi ad una antica leggenda risale alla paura che  il malcapitato debitore si prese durante una tempesta mentre era in fuga dai creditori   in una avventurosa traversata verso l’Inghilterra.

La leggenda racconta del condannato a navigare perpetuamente sul suo vascello per espiare una colpa terribile a cui solo  solo ogni sette anni veniva concesso di atterrare nella speranza , ahimè vana , di trovare una donna capace di riscattare con il proprio sacrificio d’amore la colpa dell’innominato comandante . Da qui parte Der fliegende Holländer , detto anche dalle nostre parti „Il vascello fantasma.“

Wagner aveva concepito l’opera in un solo atto senza intervallo , poi invece la consuetudine lo dava rappresentato addirittura in tre atti.

I temi wagneriani ci sono tutti : l’ignoto innominato , la colpa da espiare , la speranza della redenzione , il „wahn „ la sottile follia che serpeggerà nelle sue opere future e qui è rappresentata nell’ossessione di Senda nell‘amore oer il ritratto di uno sconosciuto ,ma siamo   nel   periodo dei suoi primi successi : qui Wagner è ancora alla ricerca di se‘ , ci sono troppi ballabili e canti da osteria ma sentiamo la zampata del leone già nel preludio, il Leitmotiv della disperazione dell‘Olandese comincia violento e s‘infrange nelle onde vorticose della tempesta.

A Monaco hanno ripreso la modalità primitiva , un solo atto senza intervallo , due ore abbondanti di musica.

Comincia bene : sfondo di nuvole tempestose , le cime che ancorano le navi, lampi e saette.

La nave del capitano Dalan ha un equipaggio in vesti anonimamente moderne , buone per tutte le stagioni mentre l‘Olandese e il suo equipaggio sono vestiti da pirati dei Caraibi , tutti neri, tipo saga cinematografica.

Poi dopo un velocissimo cambio di scena a sipario chiuso ci troviamo in una luminosa palestra con le „tessitrici“ in cyclette che pedalano furiosamente cantando …e il teatro ride .Giustamente , dico io.

Senda , la grulla, si aggira col ritratto tipo Rembrandt dello sconosciuto e Erik esce dalla sauna in accappatoio bianco.

Musica da un lato , regia per conto proprio. Il povero Holländer si aggira mascherato tra le cyclettes , Senta si veste da sposa seicentesca infilandosi il vestito sopra i pantaloni .

A tratti ogni tanto la musica ci regala il brivido del mistero , il senso di un amore che nasce per vie misteriose , una catarsi finale inevitabilmente mal risolta ..col botto e buio sul palcoscenico.

 

Teatro gremitissimo e pubblico festante , ovviamente mancava il frisson della sera prima ma il successo non è mancato comunque.

Ogni tanto guardavo due teneri bambini sui sei, otto anni con i visini protesi verso il palcoscenico in una barcaccia.

Cosa ci avranno capito se non glielo spiegava papà seduto dietro di loro ?

Avevo uno splendido posto centralissimo , niente a che vedere con la sera prima quando pure abbastanza avanti mi perdevo i cantanti se non entravano nel mio corridoio visivo….

Non mi sono annoiata , come al solito la compagnia di canto di altissimo livello : avevo lasciato Wolfgang Koch , Klingstor la sera prima , lo ritrovo protagonista stasera. Non si scherza a Monaco ! Nella parte di Senda una giovanissima ,bravissima Elena Stiknina, Erik , tenore possente un po‘ oversize Timolslav Muzek, impeccabile Franz-Josef Selig , il capitano Dalan e una sicura  Okka von der Damerau come Mary.

La direzione senza infamia e senza lode di Bernard De Billy, certo che è duro prendere la bacchetta dopo Petrenko.

Regia Peter Konwitschny, nome difficile da scrivere , posso dimenticarlo facilmente.