Don Pasquale alla Scala

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Ho aspettato un giorno prima di commentare il Don Pasquale e soprattutto prima di riflettere sui commenti barcacciani durante la visione all tv in diretta.

Personalmente ho trovato questa edizione tristissima e pretenziosa , tutto quel nero che contrasta con la solarità donizzettiana , un grande spreco di mezzi inutili e trovatine molto ripetitive come lo scorrimento dei tapis-roulant.

Soprattutto ho trovato molto banale l’impianto riferito al cinema italiano “anni cinquanta” , non mi è sembrato né necessario , né utile ai fini della messinscena.

Diverso il discorso musicale: Rosa Feola una Norina perfetta e anche il dottor Malatesta di Mattia Olivieri , anche se musicalmente un po’ leggero per il ruolo resta molto valido scenicamente ( e oggi questo conta e non poco!)

Ambrogio Maestri per me non canta più , è una presenza ingombrante  in tutti i sensi , ha toccato il massimo nel Falstaff di Michieletto e da lì non si è mosso più.

L’Elvino di René Barbera , modesto vocalmente e impresentabile fisicamente non me lo spiego proprio , siamo alla Scala , perbacco!

Musicalmente invece la direzione di Chailly , anche se un po’ debordante nel suono mantiene l’alto livello che si richiede ad un allestimento scaligero.

Coro sempre buono , anche se lo zum zum di Spirto gentil è pericolosamente accostabile all’incomparabile performance di Amici miei!

Nell’insieme mi sono accorta dai commenti  per lo più molto conservatori che lo spettacolo è piaciuto ai melomani tradizionalisti che lo seguivano in diretta, poche le notazioni negative e quasi sempre riferite alle voci di una volta.

Invece a me tutto ispirava tristezza , aria di provincialismo , “voglio e non posso” .

Dalla Scala mi aspetto magari una provocazione , magari uno sgambetto , non queste trovatine da teatro provinciale.

Velo pietoso poi sull’intervista al Mereghetti (!) , inviterei qualche volta a mettere il naso fuori Milano per vedere come si può intervenire essendo culturalmente informati , basta guardare una diretta Arte….

Il regista Davide Livermore ha poche idee ma sicure: massimamente mette una sigaretta in mano ai cantanti e già gli pare di fare una cosa “moderna”!

Penso gli farebbe bene una gita fuori porta , magari a Zurigo  o Berlino ..per non dire di Monaco …

Non ho ben capito se a Pereira mancano i soldi o la voglia di un tempo , pensare che avevo festeggiato speranzosa il suo arrivo a Milano!

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