La via di mezzo

 

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Questa volta la ia mia reazione alla folle Tosca di Salisburgo non è rimasta isolata , veramente era troppo brutta perché non si scatenassero scandalizzati i melomani di ogni paese.

Il rischio però in simili casi è quello di dare voce ai passatisti-doc, ai tradizionalisti puri , quelli per intenderci che parlano solo dei cantanti morti e preferirebbero le calzamaglie medioevali e le parrucche incipriate.

Questa Tosca era indifendibile , ma stranamente non ho letto dello scandalo musicale di Thielemann che per quanto famoso e stimato direttore ( dirige la Staadtskapelle di Dresda)  poco si accorda con la musica italiana, di Puccini poi…

Un organico mostruoso , tempi enfatici   per uno che dice di volere pulire dalle scorie delle brutte abitudini sovrapposte la pulita linearità della partitura mi è sembrato  proprio che non ci abbia neppure provato.

I cantanti possono non essere complici , mi ricordo di Kaufmann a Torre del Lago , lui che in quei giorni cantava una Damnation di Faust a Parigi decisamente brutta , spiegare gentilmente ( è persona molto garbata) che generalmente i cantanti arrivano quando lo spettacolo è già montato e poi  loro ..non lo vedono dalla platea…

Mi piacciono gli spettacoli innovativi , quelli che cercano di raccontare la storia addirittura evidenziandone particolari di lettura diversi dal “ si fa sempre così” o meglio quando le riletture  esaltano  la verità nascosta del libretto.

I facili riferimenti alla Traviata degli specchi di Macerata di Svoboda  con l’accusa finale a noi spettatori borghesi che assistevamo alla fine della povera ragazza perduta, oppure alla Butterfly di Michieletto in cui la truce ambientazione asiatica in una squallida città di oggi  che ci mostrava la verità sulla povera vita della prostituta bambina.

La linea di confine non è tra ieri e oggi , è tra il buon gusto e la volgare mistificazione trash dove per innovativo si arriva allo stravolgimento di Salisburgo.

L’ambientazione senza tempo di alcune opere wagneriane è sicuramente migliore di certe messinscene troppo attualizzate , come ad esempio quando vidi arrivare Parsifal con lo zaino sulle spalle (a Berlino  lo si dà ancora ) e nel quale le fanciulle fiore erano bambine con bambole e abiti a fiorellini.

Ma forse l’esempio più eclatante è ia diversa anbientazione di un’opera a me tanto cara che è l’Evgenj Onegin .

Ne ho viste tante : da quella meravigliosa fiorentina con Rostropovich direttore , a quella tutta in una stanza di Tcherniakov del Bolshoi , a quella orripilante di Walikowski con la tv e i cowboys fino all’ultima bellissima di Barry Kosky a Zurigo .

Ebbene questa ultima . con quella lettera di Tatiana ritrovata nel  vaso della marmellata sul prato mi è sembrata un valore aggiunto e un brivido in più.

Ecco in questo senso mi piacciono le riletture e seguiterò a preferirle alle opere realizzate con rigore filologico che per me proprio non esiste più.