Una Bohème siderale

 

 

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images-1Ci voleva la superba direzione di Gustavo Dudamel per farmi riconciliare con un regista che avevo molto amato e che poi mi aveva profondamente irritato con un Fidelio a Salisburgo.

In quella occasione Claus Guth non riuscìi a farmi seguire il suo approccio mortifero che cozzava vistosamente con la sublime musica di Beethoven.

Invece questa Bohème spersa nello spazio siderale nel quale si muovono degli astronuti perduti nelle lontane memorie mi ha fatto ripercorrere con una lettura molto emozionante la storia dei poveri ragazzi delle Scene di vita di

Bohème di Mourger molto aiutata dalla perfetta lettura musicale di Dudamel.

 

Se ci fossimo trovati nella solita mansardina gelida non avrei avuto lo stesso senso di morte che dà l’apparizione di una Mimì in rosso,scalza,evocata con la candela in mano.

Questa evidente frattura rompe la rigidità di un’opera fissata nei clichè e paradossalmente ne esalta il freddo senso di perdizione che pervade la vita di questi ragazzi , qui sperduti nello spazio come possono essere sperduti oggi nelle tristi periferie di un mondo attuale ugualmente inospitale.

1840 o 2017 non fa molto differenza quando invece della Barriera Danfer Rochereau si è nei crateri di un piccolo pianeta sperduto nel vuoto siderale.

Anche qui cade la neve sui ricordi e il fiato manca per un freddo che comunque entra nelle ossa.

Mimì, in questa natura nuda non cerca di piacere:disperata e scintillante come in un sogno che esalta la miseria della sua condizione si allontana nel vuoto di morte dandomi lo stesso brivido di sempre.

Certo non tutto combacia perfettamente, alcuni passaggi risentono l’audacia di una forzatura che comunque ha il coraggio nella provocazione di renderci

la freschezza di un capolavoro assoluto.

 

Un paio di ragazzi ,digiuni di melodramma e addetti alla sala mi hanno chiesto se erano state anche cambiate le parole del libretto, perché gli parevano combaciare perfettamente con la diversa ambientazione….

 

Per fortuna adesso al Teatro delle Muse di Ancona si è aperto questo nuovo spazio per potere seguire le opere in streaming nel Ridotto.

Ne sono contenta perché spero che piano piano i tradizionalisti frequentatori d’opera possano cominciare a vedere cantanti che cantando recitano senza tenere l’occhio fisso per non perdere di vista il direttore, che non si piazzano a gambe larghe sul proscenio per attaccare l’acuto e che non necessitano di stazza extra-large per avere una bella voce.