Kaufmann a L’Opera

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Il filo conduttore che lega i brani del nuovo CD di Jonas Kaufmann è nel titolo: l’Opera che vuol dire L’Opera di Parigi ed è una compilation.

Questo forse e il primo problema per chi si ponga all’ascolto perchè non ha l’omogeneità di un album di musiche wagneriane o verdiane e credo nasca da un’indagine di mercato della Sony che prevedeva la copertura di un settore di vendita ancora promettente.

Detto questo non voglio assolutamente dire che si tratti di un prodotto assolutamente commerciale . Si tratta pur sempre della voce del grande tenore dal bellissimo aspetto e dalla splendida voce ma…

L’elegante cofanetto con le belle foto fatte nella prestigiosa sede dell’Opera Garnier con indosso gli abiti della nuova collezione soddisfa l’attesa di un prodotto elegante e penso che si venderà bene.

Quindi operazione riuscita ?

Non direi completamente. Cerco di analizzare il perché di alcune riserve.

Comincio dai due pezzi forti che sono stati alla base del successo francese di Kaufmann : l’aria della Fleur della Carmen e Il Pouquoi me reveiller del Werther. Due momenti magici dell’opera francese ,due cavalli di battaglia di un grandissimo interprete inseriti nella magia di due opere tanto amate e soprattutto tanto”viste” nel contesto dell’intera rappresentazione e tutti sappiamo quanto Kaufmann riesca ad entrare nel personaggio.

Ebbene qui la magia manca , passano gli anni , aumenta l’esperienza ma io seguitavo “a vedere” l’interprete nei tanti spezzoni di culto che ne hanno sancito il grande successo.

Se poi si aggiunge un pericoloso falsetto alla fine della Fleur si comincia a pensare che forse il disco arriva un po’ tardi .

Sicuramente tardi per “lève toi soleil”, Romeo splendido ma dalla voce tanto scura per la vocalità richiesta.

Mentre sono vittima di uno strano meccanismo di sovrimpressione per il bellissimo duetto dalla Manon di Massenet.

Seguitavo ad ascoltare sovrapponendo le immagini del concerto della Waldbuhne con una magica Anna Netrebko in giallo.

Qui manca totalmente la grande carica erotica nella voce bella ma leggera e fredda della Yoncheva, la colpa è mia che ho visto troppo e troppo amato quel lontano concerto.

Dove invece la coppia regge è nell’altro brano “en fermand lesYeux” che nel caso ci conferma quanto la voce di Kaufmann fosse già abbastanza scura per il ruolo anche nella lontana Manon di Chicago con la grande Dessay.

Piacevole il duetto dai Pecheurs des perles dove i due amici si divertono con gioia a cantare insieme anche se la voce di Tezier è pericolosamente vicina alla voce di Kaufmann tanto che resta difficile riconoscere la differenza.

Altri brani , meno consueti per l’interprete offrono dei momenti di ascolto interessanti anche se mi manca Samson ( non ho capito il perché) e lascia perplessi l’aria scelta dalla Damnation.

Due brani in modo particolare servono a ricordarmi le occasioni perdute di vederli nell’intero contesto : dalle Contes di Hofmann e da LesTroyens ,due tradimenti del Nostro che hanno lasciato il desiderio di vederlo interprete in scena.

 

Per il resto resta la valutazione non eccelsa della direzione d’orchestra, l’abbondanza di spazi di raccordo e soprattutto la mia mancanza di conoscenza di un repertorio personalmente non molto frequentato .

Vengo da alcune splendide occasioni di ascolto di Kaufmann: la magia del suo Otello intimista, la stupenda e felice esperienza dello Chenier e soprattutto ,per restare in ambito discografico, del suo prezioso Das Lied von der Erde.

Questo L’Opera mi ha dimostrato solo (se ce ne fosse bisogno) la grande gioia di cantare che questa magica voce diffonde a piene mani anche dove francamente non mi pare si esprima totalmente.

Con buona pace delle amiche francesi che, forse, questo Cd ameranno incondizionatamente.