un nuovo Chénier per Kaufmann

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Philip Stöltz ha creato uno spettacolo bellissimo , ma curiosamente molto più bello di quando, avendolo visto in streaming ne avevo colto alcuni difetti che nella visione frontale si annullano con la gioia di una appagante e lussuosa messa in scena.

Andrea Chénier , l’opera tanto amata dai nostri padri , arriva sulle scene curiosamente dopo tanti anni di oblio ,addiritttura a Monaco per la prima volta !
Il motivo primo è che per affrontare il capolavoro verista occorre uno Chénier capace di affrontare l’impervia tessitura e oggi al mondo quel tenore c’è ed è quel prodigio della natura che si chiama Jonas Kaufmann , quando è in forma e quando gli piace cantare .

Chenier gli piace , si cala felicemente nel personaggio del poeta ribelle , lo fa suo nel canto ma anche e soprattutto in tutte le incredibili controscene da Actor studio che solo lui sa fare .
L’operaccia” feilletton” dalle arie incredibilmente popolari e disdegnata dai puristi del melodramma si avvale di uno strepitoso libretto : forse mai come in questa storia Luigi Illica è stato così felice , questo suo testo , praticamente una sceneggiatura cinematografica , ha dato a Giordano un plot perfetto nei tempi e nelle istanze di un socialismo ottocentesco tutto ancora da rivalutare.
La Rivoluzione francese ..a pane e brioches , come scrive il mio dotto amico melomane , in realtà a “libertà e patate”come canta il Sanculotto in scena.
Curiosamente in questi anni lontani dal grande successo popolare l’opera torna a poca distanza di tempo in due edizioni molto diverse tra di loro e che devono essere analizzate perché ci dicono molto di questa icona del verismo italiano .
Due anni fa la versione inglese di Mc Vicar : patinata e fedele . La rivoluzione vista ai tempi della Primula Rossa con i nobili eleganti , i rivoluzionari da cartolina . Elegantissima , con la frase di Robespierre che chiude il libretto riportata sul sipario e la carretta sullo sfondo dove si avviano oleograficamente i due amanti .

Chénier alla tedesca qui in Baviera : Stöltz ne ha dato una lettura crudele e realistica , con la divisione neanche tanto simbolica della vita nel sottosuolo in cui inizialmente vivono i poveri e poi diventa anche rifugio per tutte le forme di ribellioni al Terrore .
Qui non si salva nessuno , anche Bersi è una delatrice quando lascia semiaperta la botola per dare l’indicazione all’ Incroyable , la Rivoluzione come atto di perdizione delle coscienze .
Iperrealismo fino alla testa mozzata del poeta mostrata alle folle, poco resta del messaggio di libertà che comunque ha rappresentato storicamente .
Ma lo dice Gerard : “la rivoluzione i suoi figli divora” e i poeti spesso ne fanno le spese.
Per un momento ho pensato alla tragica fine di Garcia Lorca, non ci avevo mai riflettuto prima.

Ormai molto è stato scritto su questa edizione che tutto sommato è piaciuta tantissimo e anche sui siti dedicati le voci unanimi della critica hanno elogiato tutti.
Analizzando più concretamente direi che Anja Harteros al debutto nel ruolo mi conferma che le si addice di più un repertorio verdiano , comunque bravissima e bella anche se i suoi acuti verticali non hanno la morbidezza necessaria.
Luca Salsi possente baritono della grande scuola italiana , qui lo hanno considerato una rivelazione , perfetto nel ruolo e un po’ sacrificato nella sua grande aria ” nemico della patria ” dalla regia che lo fa cantare in alto mentre di sotto ..torturano Kaufmann.
Bravissimi tutti gli altri con dizione italiana corretta, salvo un ” ciorni ” della Contessa che peraltro poteva venire anche dalla corte d’Asburgo ….
Bellissimo cameo della straordinaria Elena Zilio , benediciamo i suoi settantacinque anni così ben portati!
Molto interessante la direzione musicale di Omer Meir Wellber , questo giovane direttore istraeliano ha bene interpretato la partitura , si vede che ama il Verismo . Lo avevo già notato nel Mefistofele di Boito.

Notevoli le scene scorrevoli a vista , un particolare apprezzamento per le luci straordinarie e perfette le masse corali dirette da Stellario Fagone.
Di Jonas ho già detto tutto all’inizio . Se lo merita tutto il titolo di miglior tenore del mondo attualmente . Sale vertiginoso e sicuro nelle impervie arie piene di acuti e di passaggi , il suo colore un po’ imbrunito dopo la pausa forzata è ancora se possibile più affascinante , e de visu , non è neanche tanto ingrassato .
Gli resta sempre un po’ forzato l’attacco di “ora soave” , ma solo uno come lui riesce a cantare ” si fui soldato ” sbattuto per terra come un cencio ….

Una piccola nota di costume per chiudere : nel foyer oltre al sanculotto che dstribuiva la Dichiarazione dei diritti dell’uomo si aggirava una signora francese vestita come la sua bandiera : rossa la gonna lunga , blu il corpetto, fichou bianco al collo .
Come a ribadire che i valori della Rivoluzione francese sono ancora patrimonio comune agli occidentali .
A quando una versione francese dello Chenier? Ne sarei molto curiosa …..